Una “vergogna protestante” (ma non quella…)

Il prof. Fulvio Ferrario della Facoltà Valdese di Teologia, si lamenta sulla sua pagina FaceBook della “vergogna protestante” che sempre meno persone nelle loro chiese va al culto domenicale.

Egli scrive:

Una vergogna protestante. Il sondaggio USA del quale dà notizia il sito Settimananews conferma tutte le inchieste sociologiche svolte in Occidente: la percentuale di “protestanti-protestanti” (luterani, riformati, metodisti e anche battisti) che frequenta regolarmente il culto domenicale è inferiore rispetto a TUTTE le altre espressioni cristiane e cioè: all’ortodossia, al cattolicesimo romano e ai movimenti evangelicali di vario tipo. I numeri possono variare (quelli americani non sono certo i peggiori), ma, a parità di situazioni, nessun tipo di cristianesimo trascura il culto più dei protestanti. Lo sappiamo tutti/e, lo sappiamo da sempre, ciò però non toglie nulla al carattere vergognoso di questo dato: anzi, lo esaspera. Ovviamente non si sta parlando di situazioni di necessità o di difficoltà personali, logistiche, ambientali: si tratta di un dato che esprime una mentalità. Sbagliata. La fede evangelica afferma che dove la parola di Dio è predicata e la cena del Signore è celebrata, Cristo è REALMENTE presente nella potenza dello Spirito santo. L’osservazione secondo la quale il Signore può rendersi presente anche altrove è ovvia, ma futile e in questo contesto fuorviante: egli ha associato la propria promessa a questi momenti, in forma particolare. Disertare il culto domenicale, dunque, significa trascurare il dono di Dio. Mettendo a dura prova il mio sistema nervoso e quello cardiocircolatorio, qualcuno si sente ogni tanto in dovere di ricordarmi che la fede evangelica non conosce qualcosa come un “precetto” domenicale. E’ vero, ma dipende dal fatto che alla Riforma non è nemmeno passato per la testa di etichettare come precetto ciò che, semplicemente, è parte costitutiva dell’esistenza cristiana. Anzi, riflettendo sulla dottrina luterana della legge, si potrebbe persino affermare che la pratica cattolica del precetto, in fondo, è più realistica: DOVREBBE essere superflua, ma siccome siamo quelli che siamo, persino il dono di Dio dev’esserci presentato come legge. E in effetti Lutero lo dice: la legge (egli precisa la dimensione ecclesiale di tale legge, ma lo fa in termini non proprio ecumenici e dunque rinuncio alla citazione letterale) serve proprio per chi è troppo testardo per gioire dell’evangelo. La legge è una specie di frusta (così egli dice) di Dio, che ha anche un ministero apposito che la utilizza… La libertà evangelica è il contrario della diserzione del culto. Se però, dice Lutero, comprendi male la libertà, per te è meglio il codice penale religioso e una specie di polizia chiesastica per farlo rispettare. Quando ero giovane mi spiegavano che non basta andare in chiesa per essere cristiani/e. Resta vero . “Non basta” significa: non è condizione sufficiente. Ma è condizione necessaria. Si può andare in chiesa ed essere bigotti anziché credenti, certo: succede, anzi, spessissimo. Ma non si può essere cristiani disertando il culto della comunità. E’ SOLO il primo passo della fede. Ma è un passo indispensabile. Chi lo trascura per superficialità, si assume una responsabilità della quale forse non riesce a misurare la portata. Tirare in ballo Mt. 7,21 a QUESTO punto e in QUESTO contesto è, volendo essere benevoli, una balordaggine. P.S. E se anziché andare in chiesa seguo il culto in streaming? Va benissimo! Valuta, però, se ti è possibile, almeno ogni tanto (per esempio: quando si celebra la cena del Signore), venire di persona: una chiesa bella piena migliora anche lo streaming.
Io gli ho risposto semplicemente così: “Perché si dovrebbe andare ai culti nelle chiese BMV e simili dove non si riceve “pane” ma solo “pietre” (cioè solo un cristianesimo contaminato da ideologie mondane)? Chi appartiene a Cristo conosce la Sua voce, “Ma un estraneo non lo seguiranno, anzi fuggiranno via da lui perché non conoscono la voce degli estranei” (Giovanni 10:5).

4 commenti

  1. Il problema, probabilmente, è anche da ascrivere alla difficoltà attuale di riconoscersi in ed a partecipare a qualsivoglia comunità (ecclesiale, statale, vedi diminuzione delle affluenze alle urne, ma anche familiare: ci si “accomoagna” senza sposarsi). Speriamo che il Signore Gesù ci conceda di essere “uno”

  2. Un cristianesimo contaminato da ideologie mondane? …io direi piuttosto un cristianesimo nel quale, come valdesi, non ci si può più identificare.
    Schizofrenia identitaria dell’insegnamento, dell’ indottrinamento nelle scuole teologiche ed ecclesiali valdesi.
    Si mantengono saldi i capisaldi dell’ IMMAGINE della realtà, ma si vive in uno sdoppiamento identitario. È l’inganno più grave nel quale un un’individuo, un popolo, una società può venirsi a trovare perché difficilmente identificabile.
    Si vuole mantenere la forma: il popolo della Bibbia, la chiesa calvinista con la sua Confessione di fede riformata, il popolo che per salvaguardare l’immagine deve andare in chiesa…questa è l’immagine.
    La realtà: l’annientamento di tutto il messaggio biblico presentandolo in vari modi alternativi: come leggenda, fiaba, sogno, messaggio non più in linea con i tempi moderni.
    Annientamento di tutti gli articoli della Confessione di fede valdese è la caratteristica vera dell’insegnamento, anzi chi sa ancora che esiste una Confessione di fede valdese? …solo i pastori che la sottoscrivono come un semplice documento storico: ipocrisia identitaria che viene volutamente nascosta al popolo.
    Daniela Michelin Salomon

  3. Grazie Paolo! Parole del tutto appropriate! E grazie Daniela, per la difesa del messaggio biblico e della confessione di fede.
    Leonista

  4. Grazie Pastore Castellina. Ho frequentato una Chiesa valdometodista per anni, dapprima da simpatizzante, poi da membro comunicante. Ho smesso quando è stato eletto Presidente del Consiglio un politico del Pd, che ha caratterizzato l’attività della Chiesa in senso sempre più politico.

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