“L’anziano alla signora eletta e ai suoi figli che io amo nella verità (e non solo io ma anche tutti quelli che hanno conosciuto la verità) a motivo della verità che dimora in noi e sarà con noi in eterno: grazia, misericordia e pace saranno con noi da parte di Dio Padre e di Gesù Cristo, il Figlio del Padre, nella verità e nell’amore.
Mi sono molto rallegrato di aver trovato fra i tuoi figli alcuni che camminano nella verità, secondo il comandamento che abbiamo ricevuto dal Padre.” (II Giovanni 1:4).
2) Conoscere la verità.
3) La verità che dimora in noi.
4) La verità che sarà con noi in eterno.
5) Grazia, misericordia e pace saranno con noi nella verità.
6) Camminare nella verità.
Nei soli primi quattro versetti di questa brevissima epistola, la verità è nominata in modo incisivo; proprio quella verità che il relativismo è riuscito a nascondere esponendo una presunta e falsa verità che non ha nulla di concreto, non possiede basi solide su cui fondare una benché minima speranza che abbia le tinte forti della certezza.
L’effimera verità relativa:
1) non può essere amata perché non la si può individuare, dipendendo essa da condizioni mutevoli;
2) non la si può conoscere, perché è vaga e varia da un momento, luogo o persona ad un altro;
3) non può dimorare in noi perché non la si può afferrare e non è conoscibile in se stessa;
4) non può trasmettere certezze eterne essendo l’espressione dell’inconsistenza più assoluta che si manifesta solo in particolari condizioni in cui i suoi fenomeni vengono osservati;
5) in questa verità non vi può essere grazia, misericordia e pace, perché queste derivano dalla stabilità;
6) non permette di camminare sul sentiero ben tracciato della Verità, perché la sua stessa essenza sono i mille sentieri che la contraddistinguono.
La verità relativa, vale a dire le infinite verità, sono come foglie secche spazzate via dal vento dell’assoluta Verità incarnata nel Figlio di Dio.
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