“Per me, valdese che prende sul serio la confessione di fede valdese del 1655, quella ufficialmente ancora in vigore, ma di fatto ignorata e trasgredita, discendente da almeno sei secoli di famiglie valdesi, è desolante, ma non sorprendente apprendere dell’ennesimo conformarsi del Sinodo Valdese alle ideologie del momento attraverso l’ordine del giorno che difende la mercificazione del corpo della donna attraverso la ‘gravidanza per altri’, che la trasforma in strumento di produzione di bambini che le vengono sottratti in cambio di denaro, bambini a loro volta diventati merce, vendibile per contratto, contratto che tra l’altro priva la donna della libera scelta se abortire o meno, già caposaldo del femminismo progressista.
Da un lato ho l’orgoglio di essermi opposto a questa deriva fin dal 1976, quando proprio nella casa dei miei genitori nacque un movimento di opposizione alle fughe in avanti ultra progressiste, che però all’epoca nessuno avrebbe mai immaginato giungessero agli estremi attuali. Dall’altro c’è il rincrescimento di non avere fatto abbastanza.
Secoli di fedeltà ai fondamenti e ai principi biblici, fedeltà pagata con atroci persecuzioni e massacri subiti, si contrappongono oggi a una entità diventata un secondario e superfluo porta bandierina delle rivendicazioni più estreme delle varie processioni ‘Pride’ dove si possono vedere impersonatori di Gesù con i tacchi a spillo, per non parlare di Maria sua madre, con apostoli in tenute sconce”.
(Lucio Malan)
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