Non è mai stata fatta una raccolta di ciò che si diceva dei Valdesi in ambiente cattolico, e certo sarebbe impossibile oggi ricostruire le leggende e le dicerie popolari in proposito. Si sa che un duca Savoia volle che gli fossero portati dei bambini valdesi catturati per vedere se era vero che fossero dei mostri, con un occhio solo in mezzo alla fronte e chissà quali altre stranezze. Fu deluso di vedere dei normalissimi bambini, anzi, pare piuttosto belli.
Ma ancora oggi è possibile raccogliere qualche testimonianza. Un uomo ormai vicino agli 80 anni, delle Langhe, ci ha raccontato che nei primissimi anni ’50 il suo maestro di scuola aveva voluto premiarlo per i suoi risultati scolastici con un soggiorno estivo in montagna. Il maestro poteva contare per questo su un amico che era il prete di Pra del Torno. Per il bambino, che fino ad allora non si era mai allontanato dal suo piccolo paese salvo qualche puntata nel paesino accanto e, una volta, a Cherasco, fu un’esperienza memorabile: vide Torino e poté raccontarlo agli amici e vide la Val Pellice e la Val d’Angrogna. Il suo soggiorno non fu però di ozio e svago poiché doveva aiutare, anche come chierichetto, il prete che lo ospitava. Questo sacerdote viveva in ristrettezze perché a Pra del Torno c’erano pochissimi cattolici e dunque pochissime offerte di cui campare. Un giorno uno dei suoi pochi parrocchiani si ammalò gravemente in un alpeggio e dovette affrontare, col bambino ospite, un’interminabile camminata. Parlava continuamente male dei Valdesi: “Vedi – diceva al suo chierichetto – il mio ‘collega’ pastore queste cose non le deve fare. Loro non hanno l’estrema unzione, possono avere moglie e figli e hanno un sacco di soldi perché ricevono aiuti dall’estero. I Valdesi sono brutta gente: in queste valli si è raccolto il peggio di entrambi i versanti delle Alpi. Banditi, ribelli, senza rispetto, si sottraevano alle autorità. Poi, per darsi una rispettabilità, si sono presi come simbolo quel Pietro Valdo che predicava la povertà e probabilmente era un buon uomo. Ma era solo una scusa per non obbedire al Re e alla Chiesa!”
Naturalmente potevano essere semplici elucubrazioni personali di un prete frustrato, e di certo non amato dai suoi superiori se l’avevano mandato a Pra del Torno. Ma è probabile che gli siano state tramandate dai suoi predecessori, il che le rende più interessanti, senza ovviamente renderle fondate. Che quelle valli godessero fin da tempi antichi di una sorta di autonomia, di separazione rispetto al resto del territorio è piuttosto probabile. Il fatto che a Bobbio Pellice ci siano evidenti tracce, oltre che memoria storica, dell’arrivo di Saraceni, verisimilmente nel X secolo parallelamente all’attività o in seguito alla caduta dell’insediamento saraceno del Frassineto, a pochi chilometri dall’attuale Saint-Tropez, è anche notevole. Può essere un caso, oppure la conferma che nell’area di Bobbio c’erano condizioni particolari, dove i saraceni avrebbero potuto essere più al sicuro che altrove, un po’ come in tanti, anche cristiani come Adalberto II d’Ivrea re d’Italia, si erano rifugiati al Frassineto. Simile è probabilmente la ragione per cui delle famiglie ebraiche sono giunte in Val Pellice: i cognomi “valdesi” Benech e, ancor più, Michelin Salomon, sono chiaramente di origine israelita. In ambiente ebraico si ritiene siano ebrei spagnoli giunti dalla Spagna, probabilmente dopo la loro cacciata nel 1492, e poi assimilati dall’ambiente valdese. Perché dalla Penisola Iberica giungere proprio in Val Pellice? Evidentemente avevano sentito che lì la Chiesa Cattolica non dominava la vita della gente e contavano di essere bene accolti.
Tutte cose che in qualche modo confermano le dicerie del povero prete di Pra del Torno!
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