Va tutto bene? Meglio nel sito che in un sermone, ma…
Un attento lettore ci segnala che nel sito ufficiale della Chiesa Valdese di Trapani e Marsala è pubblicato un articolo – “Rodotà, occasione perduta” – tutto di considerazioni esclusivamente politiche, il cui autore è il pastore della stessa comunità, Alessandro Esposito. Per completezza di informazione, va detto che l’articolo si trova nella parte “articoli dai giornali”, una raccolta di pezzi che riguardano questioni in qualche modo correlate alla vita della chiesa.
In questo articolo, tra l’altro, il pastore esprime esplicitamente una sua appartenenza politica (“elettorato di sinistra [in cui] mi includo”), nel cui ambito indica chiaramente un leader politico di riferimento (“Vendola, al quale va tutta la mia stima… caro Niki…”), e addirittura definisce “scandalo” la scelta in Parlamento di un candidato al posto di un altro per la presidenza della Repubblica, tra l’altro provenienti entrambi dallo stesso partito (Napolitano al posto di Rodotà).
È chiaro che i pastori hanno il diritto di avere opinioni politiche. È opinabile che facciano attività politica poiché hanno solennemente promesso di dedicarsi ad altro. Ma che questa attività politica sia svolta in un organo ufficiale di comunicazione della chiesa pare davvero quantomeno inappropriato.
Come si deve sentire un credente o una persona sulla via della fede, che cerca nel pastore e nella chiesa un punto di riferimento, magari “di accoglienza” (quanto si usa in altro contesti questa parola!), se scopre che questo punto di riferimento è magari schierato su posizioni politiche diverse dalle sue, se scopre che le proprie sono definite “scandalo” da parte del pastore, benché magari siano riferite allo stesso partito? E come si deve sentire se non è neppure di quella “sinistra” nell’ambito della quale il pastore si schiera e lo fa nello stesso organo di informazione dove pubblica i sermoni e annuncia le attività della chiesa? È appena il caso di ricordare che il nostro profondo dissenso da questa invasione di posizioni politiche nella chiesa sarebbe immutato qualunque fosse la parte politica sostenuta.
Qualche settimana fa abbiamo pubblicato il sermone di un altro pastore nel quale si esaltava un partito politico e se ne bollava un altro come “spazzatura”. Questo è certamente molto peggio di un articolo sul sito, ma entrambe le cose danno l’idea di una chiesa il cui proposito fondamentale non è quello di annunciare l’Evangelo di Gesù Cristo, ma un altro. Abbiamo l’impressione, infatti, che il pastore Esposito – la cui onestà intellettuale abbiamo qui più volte riconosciuto – abbia ritenuto del tutto naturale scrivere e pubblicare quell’articolo nel sito della chiesa che gli è stata affidata perché esso contiene accenni a due punti che sono diventati la vera ragion d’essere della odierna Chiesa Valdese. Infatti Esposito ricorda che, “quando si è trattato di fornire un esempio concreto di violazione dei diritti inalienabili della persona”, il suo candidato preferito alla presidenza della Repubblica ha fatto riferimento alla situazione di discriminazione cui sono ancora soggette, in Italia, le coppie dello stesso sesso”. Segue un passaggio appassionato su quello che abbiamo più volte definito “il vitello d’oro della laicità”, e che peraltro non c’entra molto con i “diritti gay” visto che non mancano atei dichiarati fra coloro che sono contrari ai matrimoni gay. Ecco, “diritti” gay e laicità radical-chic sono diventati la ragion d’essere, la mission (parola di origine politico-militare, poi passata all’ambito religioso e infine fatta propria dalle aziende) della Chiesa Valdese. Se una persona, o un articolo di giornale, condivide questi punti, ciò è sufficiente a trovare in essa la propria naturale collocazione. Pazienza se non si ha molto a cuore Gesù Cristo (non citato nell’articolo, neppure per sottinteso), e non si condivide la Confessione di Fede!
Questo atteggiamento è di per sé divisivo, poiché implicitamente fa sentire esclusi ed eretici coloro che hanno opinioni diverse sui matrimoni gay e una visione diversa della laicità dello Stato. Ma non ci si accontenta dell’implicito. Nel sermone del pastore Manna – dal pulpito e durante il culto – si definiscono coloro che hanno votato per uno dei principali partiti italiani (con consensi rilevanti anche nei comuni dove i valdesi sono la quasi totalità della popolazione) come gente che “si nutre veramente di spazzatura; che preferisce l’illegalità alla legalità, la menzogna alla verità, la disonestà all’onestà”, per poi ricordare qualche riga sotto che “non ci si può nutrire di Cristo e amare la menzogna; non ci si può nutrire del Vangelo e amare l’illegalità”. Insomma: Cristo e il Vangelo impegnati in un comizio politico e chi non è d’accordo trattato con un disprezzo così aspro, che a volte si avvicina a certi filmati di propaganda della Germania degli anni ’30. Nell’articolo del pastore Esposito, invece si definiscono, più blandamente, coloro che non sono a favore dei “diritti gay, “ostaggi di moralisti e benpensanti che, ossequiosi e reverenti, considerano il Parlamento un’appendice del Vaticano. L’aspetto più sconfortante di tutta la vicenda, però, risiede nel fatto che persone di tale risma trovano inspiegabilmente posto in seno ad un partito che…”.
Non c’è da stupirsi se il numero dei membri di chiesa è sempre più basso. Alcuni vengono emarginati per questioni politiche, altri per un atteggiamento teologico aggressivo e intollerante che paradossalmente si autodefinisce “liberale”. Gli altri, poi, non possono avere un grande attaccamento per una chiesa che dice all’incirca le stesse cose di un qualsiasi gruppo o gruppetto politico di un certo orientamento.
Obiezione piuttosto inconsistente, che non tiene conto di alcuni presupposti:
a) la CEI ha sempre dato indicazioni dirette (e a volte in forma un po’ invasiva) ai legislatori e agli elettori italiani;
b) ogni occasione ufficiale dello stato vede le prime sedie occupate da vescovi e cardinali;
c) le riviste cattoliche (una per tutte: Civilta’ Cattolica) non si sono mai trattenute dall’esprimere giudizi di natura politica;
d) l’estraneita’ tra politica e religione non vi e’ *mai* stata in Italia;
e) a differenza delle indicazioni della CEI o anche del pontefice cattolico, quella del pastore Esposito si configura come un’opinione personale, non vincolante i fedeli valdesi;
Aggiungo che l’obiezione principale circa la difesa dei diritti degli omosessuali si commenta da sola e mostra le fallacie argomentative della lettera: questa difesa si ritiene attaccabile in quanto ingerenza religiosa in campo politico, mentre e’ in contrasto con le reiterate e ridondanti pressioni della chiesa cattolica sull’imprescindibilita’ della famiglia modello cattolico. In altre parole, l’ingerenza, se c’e’, e’ compiuta dalla chiesa cattolica in primis, per cui non e’ criticata dalla lettera in alto in quanto tale, ma in merito ai contenuti. In termini ancora piu’ semplici, non si rimprovera a Esposito di fare politica, ma di non stare dalla propria parte.
Un saluto a tutti,
Kenny Craig