Non è una novità che le finanze della Chiesa Valdese siano sempre più magre, causa il calo delle contribuzioni che continua inesorabile da diversi anni, nonostante i ripetuti appelli lanciati da Sinodo e Tavola alle Chiese. Cosa d’altronde abbastanza ovvia, poiché ogni anno la nostra Chiesa perde dai 300 ai 600 membri (altra cosa nota).
Le cifre mostrano che soltanto la metà, degli ormai meno di 18.000 membri rimasti, contribuisce regolarmente (in realtà gli altri “non contribuenti” non esistono proprio, in quanto si tratta di “membri fantasma” che non frequentano più la Chiesa, ma che non sono mai stati cancellati dai registri per diversi motivi). La Tavola insiste comunque che la contribuzione di ogni membro di chiesa sia almeno pari al 3% del proprio reddito lordo (in quanto grazie alla detraibilità fiscale una parte dei contributi versati possono essere recuperati con la dichiarazione dei redditi o direttamente sul CUD – 19% delle somme versate).
Queste le premesse “tecniche”, però la realtà “spirituale” della nostra Chiesa, come sappiamo, è ben diversa. Se i membri non contribuiscono non è solo per le ragioni economiche derivanti da una profonda crisi che coinvolge il nostro paese ormai da diversi anni (giustificazione ufficiale al calo delle contribuzioni), bensì dal venir meno del legame tra Chiesa e credente membro. Sempre più persone lasciano la Chiesa in dissenso con la linea portata avanti da Sinodo e Tavola su questioni di ordine etico e sociale. “La Chiesa degli omosessuali e degli immigrati” (come è ormai conosciuta la nostra Chiesa da più parti) non attira più, lascia freddi molti credenti storici che pian piano si defilano e ovviamente non contribuiscono più. Se poi si aggiunge la politicizzazione della chiesa stessa che ha caratterizzato la predicazione degli ultimi cinquant’anni, tutto a scapito di un sincero annuncio dell’Evangelo di salvezza e dei valori della tradizione valdese, ormai relegati ai soli musei e ai centri culturali valdesi, non sorprende che il viale del tramonto sia ormai stato imboccato da tempo.
Chi sente più l’orgoglio di appartenenza? L’onore di contribuire, di essere
presente nella propria Chiesa? Dov’è finita la gioia di donare, di condividere la grazia ricevuta dal Signore che ci ha salvati?
Contribuire dovrebbe essere una gioia, i membri di Chiesa dovrebbero fare a gara per donare alla propria Chiesa per l’opera del Signore. Invece cosa accade? Accade che i poveri cassieri a fine anno sono costretti ad inseguire i membri di chiesa e piatire una piccola contribuzione per arrivare almeno all’obiettivo fissato, a loro volta incalzati dai cassieri delle CED e della Tavola che ogni anno vedono i conti che non quadrano. Una scena desolante, che fa male al cuore perché dimostra ancora una volta come la nostra Chiesa si sia svuotata di ogni segno della grazia di Dio.
Nikodemos
(prima parte)
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