ln seguito allo studio tenuto in videoconferenza il 24 settembre 2012 con introduzione dell’epistola di Giacomo da parte del pastore Paolo Castellina, sono emerse delle valutazioni sullo spirito delle lettera a Giacomo, responsabile della nascente chiesa di Gerusalemme, ai responsabili delle sinagoghe delle dodici tribù delle diaspora giudaica, che erano collocate in diverse province dell’impero romano. Queste sinagoghe erano diventate il luogo prevalente della predicazione di Paolo e Barnaba. lnevitabile che il confronto fra i giudei osservanti della TORAH e i neo-cristiani provenienti dalla cultura pagana non poteva essere senza contrasti, perché: come emerge dagli Atti degli apostoli, cap. 15, della conferenza di Gerusalemme, il dibattito aspro, riguardava l’osservanza della legge giudaica, soprattutto riguardo il rito della circoncisione, che i giudei ritenevano indispensabile per i “pagani” che volevano far parte della loro comunità. Questo causa una forte irritazione da parte di Paolo, che predicava che la sola fede in Gesir e nella sua opera di espiazione sia necessaria per la salvezza di tutti, senza la necessità di adempire alle opere rituali della legge. Ciò emerge con forza nell’epistola di Paolo ai Galati, perché all’interno di questa comunità vi erano dei giudei che ritenevano questo indispensabile (vedi Galati 3: 1-5).
La fede in Gesù Cristo ci libera da ogni obbligazione rituale; lo ribadisce lo stesso Paolo che afferma Galati 5:13 Perché fratelli voi siete stati chiamati a libertà, ma non fate della libertà un’occasione per vivere secondo la carne, ma per mezzo dell’amore servite gli uni gli altri, poiché tutta la legge è adempiuta in questa unica parola “ama il tuo prossimo come te stesso”.
lnvitiamo a questo punto i lettori a una riflessione riguardo il presunto contrasto con la lettera di Giacomo 2:14. A che serve fratelli miei se uno dice d’aver fede, ma non ha opere; può la fede salvarlo?
Versetto seguente Giacomo si riferisce proprio alle opere dell’amore, con la stessa affermazione di Paolo ai Galati che abbiamo prima commentato. lnfatti Paolo stesso ribadisce che chi è guidato dallo Spirito è pervaso d’amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo.
Mentre l’eccezione è fortemente negativa quando parla di opere della carne (ossia, della sola volontà umana che produce elementi di negatività quali: fornicazione, impurità, idolatria ecc. (vedi Salmo 5:19). Con questo ribadisco con forza che non può esserci vera fede in Gesù Cristo senza la conoscenza della Parola: Paolo stesso afferma che la legge è il pedaggio che ci conduce a Cristo, perché la nostra consapevolezza di essere bisognosi della grazia per la nostra salvezza, deriva dalla consapevolezza che coi soli nostri mezzi noi possiamo mettere a compimento la legge mosaica, e quindi di essere dei peccatori.
Considerazione: come può il sinodo valdese fare affidamento alle scienze umane antropologiche trascurando il messaggio della Parola di Dio e producendo, quindi quelle gravi deviazioni interpretative, per cui l’AMORE si può estendere a tutto e a tutti senza condizione, quale sia il progetto di Dio per l’opera del creato e la seguente compartecipazione dell’uomo e della donna, visti come UNITA’ DEI DIVERSI.
Mario Alberione
Lascia un commento