Seguire Gesù anche su un mare in tempesta (Matteo 14:22-33) – Culto di Domenica 9 agosto 2020

Decima Domenica dopo Pentecoste

Letture bibliche: Salmo 105:1-22; Genesi 37:1-4,12-30; Romani 10:5-15; Matteo 14:22-33

E’ saggio investire tutto quel che abbiamo nelle promesse di grandi guadagni che qualcuno ci potrebbe far fare? No, in questo mondo meglio non rischiare troppo. Può andarci relativamente bene, ma può andarci anche male e perdiamo tutto. Meglio differenziare. La testimonianza, però, degli antichi discepoli di Gesù e tanti dopo di loro nel corso dei secoli è unanime: sì, ne vale la pena ad investire tutta la nostra vita nel Signore e Salvatore Gesù Cristo. Pietro, Giacomo, Giovanni e tutti gli altri lo hanno fatto, e non ne sono stati delusi. Anche quando Pietro risponde all’ “impossibile” invito di Gesù di scendere dalla barca sulle acque di un mare in tempesta. E’ quello che vediamo oggi leggendo e commentando Matteo 14:22-33.

Un operaio del comune stava lavorando per far passare una tubatura coperta accanto ad un campo. Durante lo scavo si imbatte in un baule sotterrato li vicino in quel campo, lo apre e scopre che quel baule è pieno di antiche monete d’oro. Non lo dice a nessuno e lo ricopre di nuovo con la terra. Il giorno dopo raccoglie tutti i soldi che lui e sua moglie possiedono e acquista quel campo. Il tesoro che vi aveva trovato diventa così legalmente suo. Per quel campo aveva investito tutto ciò che aveva. All’inizio sua moglie era rimasta perplessa e protestava incredula, ma ora sono ricchi. Non so se questo sia possibile in questi termini, ma questa storia ricalca una parabola che Gesù un giorno aveva raccontato ai suoi discepoli sulla lungimiranza di investire tutta la loro vita nei valori del regno di Dio, di fatto in Gesù stesso. Ne era valsa per loro la pena investire tutta la loro vita al seguito di Gesù Cristo? Sì, certo.

Questa lezione “teorica”, però, Gesù non la riteneva per loro sufficiente. Gesù li avrebbe messi ben presto alla prova facendo in modo che essi si trovassero in una situazione di vita o di morte dalla quale ne sarebbero usciti solo affidandosi completamente al Signore e Salvatore Gesù Cristo. E’ quanto troviamo nell’episodio del vangelo secondo Matteo conosciuto come: “Gesù cammina sul mare”. I discepoli di Gesù si sarebbero trovati in una situazione “impossibile”, ma con Gesù ciò che è umanamente impossibile diventa possibile. Scopriranno che devono e possono fidarsi di Gesù, in ogni circostanza della vita – e non ne sarebbero stati delusi. Ascoltiamo questo racconto e poi ci chiederemo che cosa esso insegna anche a noi.

“Subito dopo Gesù costrinse i suoi discepoli a salire sulla barca e a precederlo all’altra riva, mentre egli licenziava le folle. Dopo averle congedate, salì sul monte in disparte per pregare. E, fattosi sera, era là tutto solo. La barca intanto si trovava al largo, in mezzo al mare, ed era sbattuta dalle onde perché il vento era contrario. Alla quarta vigilia della notte, Gesù andò verso di loro, camminando sul mare. I discepoli, vedendolo camminare sul mare, si turbarono e dissero: «È un fantasma!». E si misero a gridare dalla paura; ma subito Gesù parlò loro, dicendo: «Rassicuratevi; sono io, non temete!». E Pietro, rispondendogli disse: «Signore, se sei tu, comandami di venire da te sulle acque». Egli disse: «Vieni!» E Pietro, sceso dalla barca, camminò sulle acque, per venire da Gesù. Ma, vedendo il vento forte, ebbe paura e, cominciando ad affondare, gridò dicendo: «Signore, salvami!». E subito Gesù stese la mano, lo prese e gli disse: «O uomo di poca fede, perché hai dubitato?». Poi, quando salirono in barca, il vento si acquietò. Allora quelli che erano nella barca vennero e l’adorarono, dicendo: «Veramente tu sei il Figlio di Dio!» (Matteo 14:22-33).

La prima cosa che troviamo in questo testo è che Gesù spinge i suoi discepoli ad assumersi le loro responsabilità…

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