Caro fratello Professor Ferrario,
ho letto con interesse la sua lettera al sito valdesi.eu. Sono stato positivamente colpito dal contenuto non preclusivo e soprattutto dalla sua rassicurazione sul fatto che “nessuno è disponibile a svendere la retta dottrina della chiesa”. Mi preme però evidenziare, a titolo personale, alcuni punti. Sottolineo che scrivo a titolo personale, proprio perché scivoliamo inevitabilmente su temi dove può accadere di trovarsi divisi anche tra fratelli in fede. Ecco perché riteniamo sarebbe meglio che restassero fuori dalla vita della Chiesa.
1) Ci rimprovera “qualche tensione tra le singole espressioni” (cioè contraddizioni), in particolare, scrive: “non riesco a immaginarmi iniziative «lodevoli» che non abbiano «nulla a che fare» con ciò che la chiesa deve essere, e ciò a motivo della loro «fallacia»”. Non c’è bisogno di immaginazione, bastano esempi concreti. Potevano, ad esempio essere “lodevoli, almeno nelle intenzioni” (così abbiamo scritto) le frequentazioni dell’ideologia marxista (se ci si rilegge qualche numero degli anni settanta dell’Eco delle Valli per non parlare di Com Nuovi Tempi, si stenta a credere che si potessero scrivere certe cose), se viste come strumento per costruire una società più giusta, o la partecipazione, come Chiesa Valdese e come FCEI, al Genoa Social Forum, ritenuto da alcuni un modo di stare dalla parte dei poveri e degli oppressi che patiscono le conseguenze della globalizzazione. Eppure, hanno causato divisione nella Chiesa (come abbiamo scritto) poiché è evidente che molti non erano d’accordo. Quanto alla fallacia della dottrina e della prassi marxista spero che ormai non ci sia bisogno di dilungarsi molto. Quanto alle manifestazioni di Genova del 2001 la Chiesa Valdese si trovò inserita, come si può leggere ancora oggi, in un coacervo di gruppi che comprendeva, oltre a numerose altre organizzazioni politiche comuniste, anarchiche ed estremiste, entità come Associazione Diavolo Rosso, il Collettivo Autonomo Molotov (non si sa se intitolato al ministro degli esteri di Stalin che si accordò con Hitler per spartirsi l’Europa nord-orientale consentendo a quest’ultimo di scatenare la Seconda Guerra Mondiale, oppure alla nota bomba che da lui prese il nome), il Collettivo “Il Fuorilegge”, Comitati contro gli Inceneritori della Calabria (inceneritori notoriamente invisi alla ‘ndrangheta oltre che probabilmente anche a persone rispettabili), il Comitato contro il MC Donald’s di Bisceglie, Cooperativa della Rava & della Fava, Lavorare Stanca, Partito Marxista Leninista Italiano, Hemp Antiproshop Genova (“seminario contro la proibizione della canapa indiana”), Associazione Culturale Stato di Allucinazione, Csoa Stalingrado, Associazione sportiva Ottobre Rosso e persino i tifosi ultras Fighters Juventus Gruppo Roma. Più recentemente, che dire della passione politico-ideologica per la teoria del riscaldamento climatico causata dall’uomo, messa in dubbio da oltre 700 scienziati in tutto il mondo, tra i quali Antonino Zichichi e Vittorio Prodi, fratello di Romano e principale climatologo italiano ? E che dire, ancora della “discesa in campo” a favore del referendum contro la norma definita “privatizzazione dell’acqua”, che è talmente poco una privatizzazione da includere un comma che prevede la “piena ed esclusiva proprietà pubblica delle risorse idriche, il cui governo spetta esclusivamente alle istituzioni pubbliche, in particolare in ordine alla qualità e prezzo del servizio… garantendo il diritto alla universalità ed accessibilità del servizio”.
Ricordo infine che il dizionario Zingarelli dice che “fallacia” è “la qualità di ciò che è fallace”, e definisce “fallace” “ciò che trae o può trarre in inganno, che è frutto di false illusioni o non corrisponde alle aspettative”. Non so se è un giudizio pesante, mi pare comunque assai meno pesante delle iniziative prese. Vorrei infine fare presente, e qui sono certo di interpretare il pensiero di tutti i firmatari, che su quegli argomenti saremmo stati contrari anche a iniziative della chiesa di segno opposto. Ecco, immagini, fratello in fede, come si sarebbe trovato in una chiesa che si schierasse per la Nato, per i capi di governo del G8, per i 700 scienziati che ritengono che le cause dell’aumento della temperatura siano naturali come l’attività solare o a favore della riforma della gestione degli acquedotti, proposta dai ministri Ronchi e Fitto e di cui io sono stato relatore al Senato. Poiché queste, come le altre, sono “umane dottrine che oggi trionfano e domani cadono nell’oblio o nel discredito, come tante volte abbiamo visto accadere, anche di recente”, citando le nostre parole. Si tratta, appunto, di dottrine fallaci, che “non hanno nulla a che fare con ciò che” la chiesa “deve essere”.
2) Nel suo scritto ci mette in guardia dal pericolo “che questo tipo di giudizi non aiuti un dibattito sereno. Suggerire l’idea di un’armata Brancaleone ecclesiastica, nella quale imperversano le tesi più stravaganti, non corrisponde alla verità e non è nell’interesse di alcuno”. Noi non abbiamo parlato né di Brancaleone né di stravaganza, ma abbiamo citato fatti e affermazioni specifiche. La necessità di avere un testo di ampiezza accettabile ci ha impedito di dare tutti i dettagli, che però forniamo abbondantemente nel nostro sito, che lei conosce. Se poi questi fatti generano in lei l’idea della “armata Brancaleone ecclesiastica”, di una “chiesa in preda alla più totale confusione” forse il “dibattito sereno” è compromesso più dall’introduzione a furia di forzature di innovazioni liturgiche, di fede e disciplina (senza mutare le norme stabilite) che dal fatto che noi lo facciamo presente.
3) Ci rimprovera il “tono”, dal quale non si sente “edificato”. Leggo e rileggo, ma non riesco a trovare toni sgradevoli o aggressivi nella confessione di peccato iniziale, nel “ci appelliamo umilmente al Sinodo”, nell’invocazione della Grazia di Dio o nelle citazioni della Confessione di Fede. Ci sono poi fatti e affermazioni che non abbiamo inventato noi ma che ci limitiamo a riportare. Il punto è, di nuovo, se queste cose sono vere e mi pare sia ampiamente dimostrato che lo sono. Per cui, più che sul “tono” di uno scritto, varrebbe la pena di parlare della portata dei fatti. E, a proposito di “tono”, lei ci attribuisce “semplicismo” e persino “calunnia”, che è un reato punibile con la reclusione da due a venti anni, e subito dopo dice che “polemiche aggressive e poco fraterne possono essere, per la comunione ecclesiale, più pericolose di opinioni teologiche improvvide o espresse in modo approssimativo”. Sono d’accordo, ma non riesco ad applicare questa bella massima alla corrente situazione. Noi riteniamo che certe cose non siano coerenti con la dottrina della Chiesa – ancora ci si deve dimostrare il contrario – e dunque le facciamo presenti e “ci appelliamo umilmente al Sinodo”. Meno di questo c’è solo dire che sono lodevoli iniziative oppure stare zitti: mi dispiace, ma l’abbiamo fatto per troppo tempo e come risposta abbiamo avuto nuovi fatti compiuti e nuove “innovazioni” unilaterali.
Non c’è bisogno di attaccar direttamente qualcuno per essere aggressivi. Quando per centinaia di volte, su Riforma, negli eventi pubblici, a volte persino nei sermoni (un esempio fra tanti: nel sermone del culto di apertura del Sinodo 2006 è stato detto, da un professore di teologia, che con la moltiplicazione dei pani e dei pesci “Gesù ha guarito i discepoli dall’economia di mercato”) e nelle preghiere si enunciano tesi politiche e sociali di parte accompagnate dalla formula che “come evangelici non possiamo che…”, in pratica si dice che chi non la pensa così è fuori della Chiesa. Se poi dalle parole si passa alle azioni (si vedano gli esempi al punto 1), si arriva all’espulsione di fatto, con valore retroattivo: cioè sei costretto ad andartene, ma intanto la tua chiesa ha già fatto cose che non condividi. Questo è molto, ma molto più aggressivo di qualsiasi attacco anche fortemente polemico. Altra ragione per cui la sua frase non mi pare si attagli all’attuale situazione è che il pastore Esposito mi pare tutto fuorché “improvvido” e “approssimativo”, poiché esprime le sue opinioni con determinazione, coerenza e ricchezza di citazioni bibliche. Cito Esposito perché escludo del tutto che le sue parole potessero riferirsi al professor Paolo Ricca o alla Moderatora.
4) Anche il nostro “metodo teologico” sarebbe scorretto. Mi chiedo se almeno con la grammatica ce la caviamo o siamo insufficienti anche lì. Ci rimprovera le citazioni bibliche e dalla Confessione di fede. Francamente, non sapremmo a cos’altro fare riferimento. Quanto alla pacatezza, che secondo lei ci mancherebbe, ribadisco di non trovare passaggi non pacati nell’appello e ribadisco che la pacatezza è mancata negli atti ai quali reagiamo.
5) Ancora una bacchettata nel penultimo capoverso della sua lettera: “Sarebbe meglio, però, farlo in spirito di preghiera e non di polemica”. Non vedo meno polemica nella sua lettera che nel nostro appello. E mi chiedo se lei ha affrontato la fatica in questi anni di riprendere tutti i fratelli che sono venuti meno alla pacatezza o che dallo spirito di preghiera sono scivolati nella polemica: certamente l’avrà fatto privatamente poiché in pubblico ciò non è trapelato. Certo, ogni richiamo alla pacatezza e alla fraternità è sempre positivo, ma ci sono situazioni dove la sostanza è superiore al tono, come lei ben sa. Quando nell’estate 2006 lei definì in un comunicato stampa “sciacalli” coloro che per ragioni elettorali erano contrari alle proposte del governo Prodi sull’immigrazione, si sentiva evidentemente spinto da uno sdegno che era assai più importante della scelta delle parole. Ebbene, pur essendo io facilmente includibile in quella categoria di “sciacalli” (poiché solo Dio sa la ragione di ciò che diciamo), le posso dire in tutta tranquillità e pacatezza che il problema, allora come oggi, non sta nelle parole, ma nella sostanza, fermo restando che anche le parole contribuiscono a fare sostanza.
6) Non mancano le reprimende anche nell’ultimo capoverso. Nel nostro sito ci sarebbe addirittura “acrimonia”, in particolare nella risposta al direttore di Riforma e sulla vicenda degli ospedali. In realtà, al direttore del settimanale che ha appiccicato l’etichetta di bugiardi al nostro appello, ci siamo limitati a ribadire in dettaglio gli elementi che dimostrano che non lo siamo. Mi par di vedere più acrimonia nel dare del “bugiardo” a un interlocutore che non può replicare che nella presentazione delle prove di ciò che si dice. Sulla vicenda ospedali, poi, abbiamo addirittura illustrato le due tesi opposte, benché una di esse attribuisca a due di noi l’odioso ruolo di affossatori degli ospedali valdesi, come ci è stato più volte rimproverato su Riforma in modi dove lo spirito di preghiera era quanto meno scarso. E ribadiamo, a tutti coloro che avessero elementi per chiarire la vicenda, la nostra piena disponibilità a renderli pubblici, qualunque sia la conclusione alla quale questi elementi portano. Questa è acrimonia ? Davvero non capisco.
E proprio perché non capisco, prego perché Iddio dia innanzitutto a me, e poi a lei e a tutti i fratelli e le sorelle in Cristo la saggezza, la pacatezza e l’amore necessario per capirci ed essere di sostegno gli uni agli altri.
La saluto nello spirito fraterno e amichevole con il quale, molto graditamente, chiude la sua lettera
Lucio Malan
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