Ancora una volta il sito web di Riforma del 2 aprile dà grande spazio ad un articolo sul Gay Pride, questa volta nientemeno che il “Gay Pride tunisino”!
Dopo aver sottolineato la novità assoluta di questo evento, la prima volta in un paese musulmano, l’articolista per giustificare l’articolo ci ripropone il solito canovaccio della difesa dei diritti civili delle minoranze. Nulla da obiettare su questo. Ben vengano i diritti civili di tutti (gay e lesbiche comprese) in tutti i paesi. Il nocciolo della questione però è un altro, e credo che anche questa volta l’articolista si risponda da solo quando scrive: “colpisce la totale assenza di articoli sul Gay Pride al di fuori dei confini tunisini”.
Nessun giornale ha ritenuto di dare spazio a questa notizia, salvo, ovviamente, Riforma!
Allora viene sempre da chiederci: Riforma è ancora il giornale delle Chiese Battiste Metodiste e Valdesi, o di fatto sta diventando il giornale di un’associazione di lesbiche e gay?
Questa eccessiva rilevanza che il giornale (cartaceo e on line) dà a notizie e avvenimenti che riguardano il mondo omosessuale, spesso senza che queste abbiano legami diretti con la vita delle nostre Chiese o col mondo evangelico, è perlomeno fonte di critiche e dissensi all’interno delle nostre Chiese. Non voglio pensare che ciò sia dovuto (almeno in parte) al fatto che il Direttore di Riforma, il Pastore Battista Luca Negro sia a sua volta un gay dichiarato, perché ciò comporterebbe un’inaccettabile ingerenza personale nella gestione del giornale (che però a Ucebi, Opcemi e Tavola non sembra importare), ma è evidente che Riforma, così com’è gestito soddisfi sempre meno i membri delle nostre Chiese (confermato dal continuo cali di abbonati), mentre lo stesso giornale tace inesorabilmente e non dà spazio a chi propone temi che vanno nella direzione opposta. Insomma ci vorrebbe una Riforma da “riformare in senso democratico e pluralista” e non un giornaletto del Gay Pride!
Nikodemos
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