Un atto di giustizia, e una vittoria di valdesi.eu
Un ampio articolo di Davide Rosso su Riforma a proposito dei referendum del 12 e 13 giugno, dà ampiamente conto (sia pure non nel titolo né nel sommario) della notizia della richiesta di Lucio Malan di essere espulso o comunque sanzionato dalla Chiesa Valdese. Malan, infatti, è stato relatore al Senato nel 2009 delle norme sui servizi pubblici locali contro le quali la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia ha schierato le chiese che la costituiscono al punto da farle entrare nel comitato promotore del referendum abrogativo.
Invece la NEV, l’agenzia di stampa della Federazione aveva liquidato la cosa con quattro parole, peraltro fuorvianti, perché parlavano di “dissenso del senatore Malan”.
Il problema, infatti, non è se il presidente della FCEI Aquilante, la moderatora Bonafede, o Malan, nel suo ruolo di senatore, o qualunque altro membro di chiesa sono o meno d’accordo su affidare la gestione delle reti idriche e la raccolta dei rifiuti con una gara d’appalto oppure assegnarle comunque alle società municipalizzate. Il problema è quale senso abbia per una Chiesa la cui ragion d’essere è professare “le dottrine contenute nell’Antico e nel Nuovo Testamento e formulate nella sua confessione di fede” schierarsi, per di più in modo totalmente impegnativo, su un tema del genere. Comunque grave, ma ben diverso, sarebbe stato che la chiesa manifestasse un’opinione in merito. Ma essere nel comitato promotore vuol dire che la Chiesa, è volta all’abrogazione di quelle norme.
Qualcuno può trovare ragioni anche evangeliche nel suo propendere per l’una o l’altra posizione. Di certo, però, in entrambe c’è un’ampia opinabilità. E noi avremmo trovato disdicevole schierarsi anche per l’opinione opposta, se non altro perché tanti fratelli in fede non la condividono e non si vede perché si dovrebbe dividere la chiesa con questioni di gestione di servizi pubblici. Già spesso si fatica ad essere uniti persino da quell’Evangelo che sta nel nome stesso della chiesa.
CHIESA DI LIBERTÀ O CHIESA DI INCOERENZA ?
In un corsivo di commento, Giorgio Gardiol, già direttore di Riforma, e già deputato del partito dei Verdi, ironizza sulla richiesta di Malan, che pure riconosce essere fatta ai sensi della vigente Disciplina Valdese, dicendo: “peccato che la Chiesa valdese (minuscola nell’originale, n.d.r.) non sia l’Inquisizione, ma chiesa di libertà. Compreso quella di Malan.”
Sì, con questo continuo e crescente schierarsi della Chiesa su temi che nulla hanno a che fare con la sua Testimonianza, uno è libero. Libero di essere emarginato, di essere di fatto dichiarato fuori dalla chiesa, ovvero di apparire incoerente: in quanto, come membro di chiesa, sul referendum è schierato in un certo modo, ma se vuole può negare se stesso e votare contro la sua chiesa.
Questa non è una chiesa che lascia libertà, è una chiesa che toglie dignità a una parte dei suoi membri (e forse anche all’altra, in realtà), ma, non avendo dignità essa stessa, non riesce ad essere coerente e veritiera, e dire che chi fa l’opposto della chiesa è fuori da essa. E a questa mancanza di dignità, danno nome di libertà. La libertà è ben altra cosa, indissolubilmente connessa alla verità: “conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Giovanni 8:32).
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