Leggo e rileggo il testo della predicazione di Erika Tomassone, pastora della Chiesa valdese di Rorà (da non confondersi con Letizia Tomassone), nel culto inaugurale del Sinodo Valdese a Torre Pellice e cerco di capirne il messaggio. In altre parole, mi chiedo: basandomi su questa predicazione, cosa devo credere e fare per essere un buon cristiano e un buon valdese? O almeno, dove dovrei indirizzarmi per saperne di più?
1) “Eppure Gesù è categorico: per questa generazione incapace di spaesamento, trincerata nel suo paese con i suoi convincimenti, è offerto un solo segno: l’estraneità, un incontro con l’estraneità.”
2) “Gesù evoca due viaggi, due spaesamenti:” (segue la menzione della regina del mezzogiorno e di Giona)
3) “Luca disegna nel Cristo, l’immagine di Giona che invita alla conversione come accettazione di un incontro con Dio, il diverso da sé e come occasione per la propria vita. Giona è lo straniero fra i Niniviti, Gesù è lo straniero fra noi.”
Vagamente mi ricorda il comico Crozza quando imita Nichi Vendola: anche lì non si capisce niente, ma la cosa è voluta. “Spaesamento”? Incontro con il diverso da sé? Sarebbe questo il messaggio di Gesù? Sarebbe questo quello che attirava le folle intorno al Messia, l’acqua viva che disseta per sempre? Tra l’altro, quando Riforma cita questa predicazione, definisce Gesù “il rabbi di Nazareth”. Ah beh! Si noti che è chiamato solo così: nella predicazione e nell’articolo non ci sono altre definizioni. S?, si parla del “Cristo”, cioè l’unto del Signore, ma, visto che dobbiamo “spaesarci” non è che possiamo leggerci l’intero Antico Testamento per capire il concetto di “unto del Signore” per quello specifico popolo, gli Ebrei. Infatti, la pastora ha anche detto: “Ma il segno che è offerto alla nostra vita è proprio l’appello ad accogliere a nuovo ciò che non è previsto, che non è coerente, omogeneo, riducibile alle nostre categorie di pensiero anche teologico.” Si potrebbe osservare che più e più volte Gesù spiega che il suo insegnamento e la sua persona sono il compimento delle Scritture, cioè proprio il contrario di ciò che viene detto qui…
Che dovrei fare per saperne di più? Nella predicazione leggo pù e più volte le parole
“spaesamento” (dodici volte incluso i derivati!) e “estraneità” (quattordici volte incluso i derivati, escludendo i numerosi “strano” e “straniero” anche se hanno la stessa radice) , mai un accenno alla Bibbia. Insomma, esperienza mistica o esistenziale, non conversione e accettazione della Parola di Dio. Persino il brano di Luca su cui si è svolta la predicazione viene riportato senza dire che cos’è e da dove viene.
Ma leggiamo il finale, dal quale anche l’ascoltatore distratto, o duro di comprendonio come me, dovrebbe capire il senso di tutto:
“Se ancora oggi accettiamo di essere spaesati da Dio, mollando i nostri arroccamenti e le nostre difese, viaggiamo sotto il segno di Giona. Nell’accoglienza dell’estraneità di Dio, noi gli estranei a lui per eccellenza, da lui cercati e amati incontriamo la grazia stupefacente e liberatoria con cui possiamo camminare in piena fiducia in mezzo alle sfide umane di ogni tempo.
In questo tempo di rinnovati muri mentali e materiali con cui ci difendiamo dagli altri e le altre, di reticolati e macerie, fronti contrapposti, ci conceda Dio una vita di liberi viaggiatori, libere viaggiatrici; ci tenga lontano da una vita immobile ed arroccata, ci insegni a confessare la nostra incredulità per ripartire, ci dia di riconsiderare la sua grazia che ama persone senza qualità, così diversi da Lui, come figlie e figlie. La regina del mezzogiorno e i Niniviti i nostri precursori e per noi di più che l’incontro con il profeta Giona o con il re Salomone.
Non so se questo lo chiameremo un grande risveglio sarà una ripartenza come quella donna anziana vorrebbe per la chiesa di cui è parte, guardando anche oltre la sua generazione. Amen”
Non capisco davvero cosa credere o cosa fare: sarà questo il famoso “spaesamento”?
Leonista
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