Parole che non hanno bisogno di parole

Matteo 10:16-42

“Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come serpenti e semplici come colombe. Ma guardatevi dagli uomini, perché vi trascineranno davanti ai loro sinedri e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe. E sarete condotti davanti ai governatori e davanti ai re, per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai gentili. Quando essi vi metteranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come parlerete o di che cosa dovrete dire; perché in quella stessa ora vi sarà dato ciò che dovrete dire; poiché non sarete voi a parlare, ma lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. Ora il fratello consegnerà a morte il fratello e il padre il figlio; e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire. E sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi avrà perseverato fino alla fine, sarà salvato. Ora, quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un’altra, perché in verità vi dico, che non avrete finito di percorrere le città d’Israele, prima che venga il Figlio dell’uomo. Il discepolo non è da più del maestro, né il servo da più del suo signore. Basta al discepolo di essere come il suo maestro e al servo come il suo padrone. Se hanno chiamato il padrone di casa Beelzebub, quanto più chiameranno così quelli di casa sua! Non li temete dunque, poiché non c’è nulla di nascosto che non debba essere rivelato e nulla di segreto che non debba essere conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre, ditelo nella luce; e ciò che udite dettovi all’orecchio, predicatelo sui tetti. E non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l’anima; temete piuttosto colui che può far perire l’anima e il corpo nella Geenna. Non si vendono forse due passeri per un soldo? Eppure neanche uno di loro cade a terra senza il volere del Padre vostro. Ma quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete dunque; voi siete da più di molti passeri. Chiunque perciò mi riconoscerà davanti agli uomini, io pure lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli. Ma chiunque mi rinnegherà davanti agli uomini, io pure lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli». «Non pensate che io sia venuto a mettere pace sulla terra; non sono venuto a mettervi la pace, ma la spada. Perché io sono venuto a mettere disaccordo tra figlio e padre, tra figlia e madre, tra nuora e suocera, e i nemici dell’uomo saranno quelli di casa sua. Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; e chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me. E chi non prende la sua croce e non viene dietro a me, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita, la perderà; ma chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la ritroverà. Chi riceve voi, riceve me; e chi riceve me, riceve colui che mi ha mandato. Chi riceve un profeta nel nome di un profeta, riceverà un premio da profeta; e chi riceve un giusto nel nome di un giusto, riceverà un premio da giusto. E chiunque darà da bere anche un solo bicchiere d’acqua fredda a uno di questi piccoli nel nome di un discepolo, in verità vi dico, che egli non perderà affatto il suo premio».”

Queste sono parole che non avrebbero bisogno di parole per spiegarne ulteriormente il significato. Ma quanto siamo abili ad aggiungere e togliere in modo da dover essere poi obbligati  a fermarci, depositare i bagagli ingombranti (cioè i tanti insegnamenti falsi o superflui), per poter provar a ricominciare da zero!

Due, dunque, a mio avviso, sono i bagagli da abbandonare:

1) “La Bibbia non è Parola di Dio, ma la contiene.”

2) “La Bibbia è Parola di Dio, ma va suddivisa in periodi, perché certe parti non sono indirizzate a noi”.

Io penso che questi due modi di approccio alla Scrittura chiudano allo Spirito due possibilità di azione. Dio cerca di farci entrare nel Suo regno, cioè di farci capire che nel Suo dominio Egli non muta e il suo pensiero e la sua azione sono rivolti direttamente verso il suo popolo che Egli ha acquistato col sangue prezioso del suo amato Figlio. Il capitolo 10 di Matteo è dunque indirizzato in modo diretto ai suoi, a tutti coloro che fanno parte del suo gregge nei secoli dei nostri millenni. Sapete perché la penso così? Perché questo brano della Bibbia è l’esatta situazione di coloro che vivono alle dipendenze continue del Re, e non è solo la condizione di un certo popolo, in un certo periodo di tempo! Bisogna trovarsi a combattere il buon combattimento della fede sul campo di battaglia per rendersene conto!

“Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato” (Matteo:10;22).

Secondo certe interpretazioni, questa frase non può essere indirizzata a noi credenti del periodo della grazia, perché la salvezza è stata compiuta da Cristo in nostro favore una volta per sempre; ma, in realtà, io credo che la salvezza abbia delle conseguenze logiche; (e comunque qui non si parla di rinascita spirituale). Qui si tratta della salvezza della nostra comunione vitale con Dio che è legata alla vita dello Spirito, e non può durare senza perseveranza nelle sofferenze con Cristo. “Così dunque, fratelli, non siamo debitori alla carne per vivere secondo la carne; perché se vivete secondo la carne voi morrete; ma se mediante lo Spirito fate morire le opere del corpo voi vivrete (…) Se siamo figli di Dio, siamo anche eredi; eredi di Dio, e coeredi di Cristo, se veramente soffriamo con lui, per essere anche glorificati con lui” (Romani 8: 13;17).

Daniela

 

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