PAPISTI VALDESI (1)

Il settimanale ufficiale delle chiese battiste, metodiste e valdesi, Riforma, riporta il 24 ottobre “per gentile concessione degli autori”, un articolo di due insigni (si presume) teologi dal titolo “Per un po’ più di teologia”. Il testo è piuttosto nebuloso, ricco di paroloni e una persona semplice come quella che scrive queste righe ci si perde e non capisce dove si va a parare. Ma le parole “teologia” e “teologi” si sprecano.

Poi qualcosa si capisce, quando dice “Ma anche da noi, l’irrigidimento di una parte dei credenti di fronte all’omosessualità e alle evoluzioni della famiglia non è forse il segno di una visione biologizzata e non abbastanza teologica della ‘legge naturale’ o della figura della coppia Adamo ed Eva?”. I sussiegosi teologi non spiegano né prima né dopo quale sarebbe la visione sufficientemente teologica della legge naturale e “della figura della coppia Adamo ed Eva”. Probabilmente nel loro ambiente queste cose si sanno talmente bene che non c’è bisogno di dirlo. Sta di fatto che, secondo loro, se hai una visione abbastanza teologica non ti irrigidisci “di fronte all’omosessualità e all’evoluzione della famiglia”. Mah!

Poco dopo, una nuova affermazione forse simile alla prima, cioè “che ovunque vediamo amplificarsi gli integralismi, i fondamentalismi, nuove crociate… ci troviamo al grado zero della teologia”. Infine ci dicono che “la nostra memoria” esige che ci si impossessi della teologia “per fare un uso migliore del passato”, e che “il nostro presente la convoca” (la teologia) “per uscire da vicoli ciechi mortiferi”.

Di fronte a queste astruserie, dove l’unica cosa vagamente certa è che l’omosessualità è una cosa bella e che la teologia ce lo fa capire, si perde l’orientamento e in particolare viene da chiedersi: al di là dei paroloni e delle frasi dalla sintassi sconnessa, che cos’è questa teologia? Mistero.

Ci grattiamo la testa e dopo un po’ troviamo la chiave che probabilmente ce lo fa capire. Nell’articolo troviamo infatti una ventina di volte le parola “teologia”, “teologico”, “teologi” eccetera. E non una sola volta si citano la Bibbia o l’Evangelo (tranne una generica citazione di “testi canonici”) e tanto meno Gesù Cristo. Ed ecco spiegato cosa costoro intendono per “teologia”: ignorare Cristo, l’Evangelo, la Parola di Dio. A favore di che cosa? Delle proprie convinzioni, che siano personali o dei gruppi politici o sociali di cui si fa parte. In breve, anziché lasciare tutto e seguire Gesù, questi “teologi” vogliono che si lasci l’unico Gesù  che si conosce, quello della Bibbia, per seguire le proprie inclinazioni personali.
Jorge Bergoglio, Papa Francesco, ha certamente sfondato sui mezzi di informazione che lo incensano in ogni modo. Perché non sta nell’appartamento “apostolico”, perché gira con un’automobile di media cilindrata, perché chiacchiera con i giornalisti, perché dice “chi sono io per giudicare”, perché dice che Dio perdona tutti, perché fa il tifo per una squadra di calcio e per tanti altri motivi. Non che i suoi predecessori, e in particolare Papa Wojtyla, non godessero di enorme favore presso giornali e televisioni. Ma il primo papa non europeo, benché di famiglia piemontese, è un’altra cosa. Come tanti altri personaggi televisivi, dice alla gente ciò che la gente vuole sentirsi dire e fa ciò che piace alla gente. Il suo insistere sul perdono “senza se e senza ma” (mai una parola – almeno sui mezzi di informazione – a proposito del pentimento, della sincera intenzione di non peccare più, o sul fatto che siamo perdonati in virtù della morte in croce di Gesù Cristo) è musica per le orecchie di coloro che vogliono fare ciò che loro piace senza preoccuparsi troppo se sia giusto o meno. Ora sanno che “Dio perdona a tutti” senza troppe storie: ecco una “buona notizia”, che in greco si dice “evangelion”! In siciliano c’è un adagio simile, non molto elegante ma eloquente: “Futti futti che Diu perdona a tutti”.

Detto ciò, alle orecchie di molti, resta qualcosa che non piace: “Va bene che Dio perdoni me, però non perdonerà mica anche quelli che mi sono antipatici ?”. Ed ecco che il sommo pontefice ha in serbo per loro un’altra “buona novella”: Dio non perdona “i corrotti”. “Corrotto” è quello che ha più soldi di me, perché di sicuro se li è fatti in modo disonesto, “corrotto” è quello che trova un lavoro migliore perché chissà cosa ha fatto per averlo, “corrotto” è il personaggio influente che non dà un posto di lavoro a me o al mio familiare. Insomma: “corrotti” sono gli altri, perciò è giusto che vadano all’Inferno, dove ci si possono immaginare con compiacimento i più elaborati tormenti, senza sottilizzare troppo sul fatto che se Dio ci perdona dovremmo anche noi perdonare gli altri, specialmente se il loro peccato è solo un nostro peccato di invidia. E così gli ascolti televisivi salgono, piazza San Pietro si riempie, i commercianti e i ristoratori romani augurano lunga vita al vescovo della loro città.

Ma un’altra grande novità è che questo papa piace ai valdesi, alla maggioranza ultraliberal del pensiero unico politicamente corretto. Sugli organi di informazione valdese si sprecano gli apprezzamenti, gli applausi alle aperture, alla “nuova chiesa cattolica”. Furono lodate le innovazioni di Bergogolio fin dalla sua prima uscita sul loggiato dopo il tradizionale annuncio “Habemus Papam”. Ma che bello che avesse sostituito il classico “Sia lodato Gesù Cristo” con un cordiale e laicissimo “Buonasera”, come un conduttore televisivo! Che bello che abbia chiesto a tutti i presenti di pregare (bello davvero, senza dubbio!), che bello che si sia definito solo “vescovo di Roma”, eccetera. E si passò sopra al fatto che in quei pochissimi minuti avesse trovato il modo di dire che il giorno dopo sarebbe andato “a trovare la Madonna”, nel senso che sarebbe andato a rendere omaggio a una statua, e avesse dato il via alla consueta indulgenza plenaria “a tutti i presenti e a coloro che sono collegati via radio o televisione”. Ma fu solo l’inizio. Quale inedito slancio papista ci fu quando disse “se un omosessuale vuole avvicinarsi a Cristo, chi sono io per giudicarlo”! E questo benché in quelle parole abbondasse l’ambiguità poiché non disse se questo omosessuale doveva pentirsi e ravvedersi, e se “non giudicare” significasse che qualunque peccatore (anche “i corrotti”) che decida di convertirsi a Gesù non può essere respinto, cosa che non costituisce alcuna novità, oppure che l’omosessualità non è un peccato. E poiché il catechismo della chiesa cattolica continua a definire gli atti omosessuali intrinsecamente disordinati, contrari alla legge naturale, precludenti il dono della vita, che in nessun caso possono essere approvati, la sua affermazione non è per nulla innovativa poiché il perdono dei peccatori che si pentono non è certo una invenzione del primo papa gesuita.

(1 – continua)

3 commenti

  1. Per acquisire il potere religioso è normale farsi voler bene dalla gente e dire ciò che la gente vuole sentirsi dire! “Nulla di nuovo sotto il cielo”!

  2. Dopo tanti secoli di corruzione la Chiesa romana doveva ritornare in auge! Negli ultimi anni la Chiesa della “città eterna” era caduta troppo in basso: collezionava scandali su scandali. Ora il nuovo papa con il suo modo di fare così “evangelico” sta piacendo a tutti, anche a coloro che in Dio non credono. C’è da stupirsi? No! La profezia biblica già 2.000 anni fa aveva predetto che «tutta la terra, meravigliata, andò dietro alla bestia» e «l’adoreranno tutti gli abitanti della terra i cui nomi non sono scritti fin dalla fondazione del mondo nel libro della vita dell’Agnello che è stato immolato» (Ap 13:3b, 8). TUTTI i riformatori protestanti identificarono in questa profezia, riferita alla bestia che sale dal mare di Ap 13, il papato. Il papato è l’anticristo; solo che dato che questa verità è troppo poco “politically correct”, troppo poco “ecumenica”, oggi la maggior parte delle Chiese evangeliche s’aspetta un’anticristo futuro, ma ciò è biblicamente sbagliato.

    Dio vi benedica.

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