Movimento o istituzione?
Le società chiamate “chiesa”, insieme alle varie denominazioni cristiane come pure ai diversi raggruppamenti che sono generalmente chiamati “sétte”, sono organizzazioni ben strutturate rispondenti a diverse ecclesiologie. Le “catene di comando” che li caratterizza comportano una determinata “struttura di potere”. Non di rado queste organizzazioni ecclesiastiche stabiliscono accordi formali con lo stato e spesso sono vecchie di secoli. Tutte giustificano la propria esistenza sulla base dell’interpretazione dell’insegnamento della Bibbia. Sebbene l’organizzazione formale sia considerata pragmaticamente necessaria, spesso essa innesca “dinamiche di potere” che producono abusi e danni di varia natura. Inoltre, proprio in quanto organizzazioni, tutte sono palesemente in crisi. Esiste però un’interpretazione del cristianesimo che si può dire non istituzionale che lo considera essenzialmente un movimento libero e non strutturato come pure studiosi che hanno negato che Gesù di Nazareth avesse veramente voluto organizzare una chiesa o “una religione”. Questi movimenti cristiani non strutturati vi sono sempre stati dentro e fuori le organizzazioni ecclesiastiche, singoli credenti e comunità libere che hanno sfidato e sfidano sia le chiese che l’establishment spesso subendone persecuzioni. In questo articolo, che sostiene la tesi del cristianesimo in quanto movimento, ne esaminiamo sommariamente tre: l’antico movimento valdese, il congregazionalismo e le assemblee dei Fratelli. Ne proponiamo le argomentazioni sostenendo come, di fatto, esso sia il passato, il presente ed il futuro di ciò che il Signore e Salvatore Gesù Cristo ha dato inizio. Tutto questo, pur non esaurendone le possibili implicazioni, intende aprire un dibattito.