Dopo aver trovato la parola Torah criptata, saltando 49 lettere ogni volta, nei libri di Genesi (prima e seconda parte) e Esodo e poi, sempre con l’intervallo di 49 lettere ma all’incontrario, anche in Numeri.
È ora naturale andare a vedere che succede all’inizio del libro del Deuteronomio, il quinto e ultimo del Pentateuco, della Torah. Innanzitutto, partendo dalla prima “t” e saltando 49 lettere non si ottiene la parola “torah”, né nel normale ordine delle lettere, né in quello inverso. Ma, saltandone 48, e dunque usando la quarantanovesima, questo accade, di nuovo con la parola scritta al contrario, come in Numeri. Ma questo non accade partendo dalla prima lettera “he” ma dalla diciannovesima, che si trova al versetto 5.
Viene allora da chiedersi se tale occorrenza possa essersi verificata per caso.
Vediamo. Di lettere “he”, nei primi dieci versetti (diciamo dieci perché partiamo dal versetto 5, dunque raddoppiamo l’ambito della ricerca per avere un margine adeguato) ce ne sono 38. È dunque normale che, a una certa distanza da questa “he” si trovi una “r”: è più probabile che ciò succeda anziché no: ci sono 38 possibilità su 22 lettere. Se poi aggiungiamo che il numero di lettere da saltare non è quello che abbiamo verificato in Genesi, Esodo e Numeri, ma uno in meno, le possibilità si triplicano, perché poteva essere lo stesso numero, uno in più o uno in meno. Abbiamo così 114 possibilità su 22 lettere: dunque è del tutto normale che questo accada. Ma il fatto è che, dopo altrettante lettere troviamo la “o” e dopo altre 48 lettere troviamo la “t”. Fatti i conti, verifichiamo che c’è una sola possibilità su 93 che, partendo da una delle 38 “he” dei primi dieci versetti e saltando o 48, o 49 o 50 lettere si arrivi a formare la parola “torah”. Dunque tutt’altro che scontato. Ma le probabilità che questo accada insieme, cioè nella stessa Bibbia nella quale si è verificato quanto abbiamo letto a proposito di Genesi, Esodo e Deuteronomio, sono solo 1 su 1 trilione e 775 miliardi. Pensiamo che ogni giorno affidiamo la sicurezza della nostra carta Bancomat a un codice di sicurezza di cinque cifre, con tre tentativi a disposizione. Ebbene, ci sono le stesse probabilità di indovinare il PIN di tre Bancomat di seguito rispetto a questa serie di “coincidenze”.
In realtà, poi, la “he” del quinto versetto da cui si parte, è tutt’altro una “he” qualsiasi. Si tratta dell’articolo (che in ebraico è composto di una sola lettera, una “he” appunto) di quale parola? Della parola “torah”! Altra bella “coincidenza”, no? Quanto al passaggio dal salto di 49 lettere al salto di 48 lettere, si può dire che corrisponde ad utilizzare la 50a e la 49a lettera. Due numeri contenuti nel precetto del giubileo: passano sette “settimane” di anni (in ebraico “settimana” si dice “shavua”, una variazione del numero sette, “sheva”, senza quel concetto di giorni, “-mane”, contenuto nella parola italiana), cioè 49, e poi il 50° è l’anno giubilare. Queste considerazioni aumenterebbero di un centinaio di volte l’improbabilità che tutto questo sia casuale. Ma noi ci accontentiamo che ci sia 1 probabilità su 1,8 trilioni, in attesa di vedere la cosa più straordinaria: quella che si verifica nel Levitico, il libro centrale della Torah.
(quinta parte – continua)
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