L’unità fra i discepoli di Cristo: come raggiungerla? (1° parte)

di Paolo Castellina

“Non prego soltanto per questi, ma anche per quelli che credono in me per mezzo della loro parola: che siano tutti uno; e come tu, o Padre, sei in me e io sono in te, anch’essi siano in noi: affinché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Giovanni 17:20-21).

La Bibbia descrive la chiesa cristiana attribuendole diverse caratteristiche, non ultima quella che la chiesa è una, da cui l’aspirazione evangelica all’unità fra tutti i discepoli di Cristo. Il Signore Gesù prega affinché i Suoi discepoli “siano tutti uno”. Egli, così, pone l’unità quale attributo qualificante della Sua chiesa ma, al tempo stesso, riconosce realisticamente la presenza di forze disgreganti che costantemente la mettono in questione e che devono essere combattute. L’estesa preghiera di Gesù che troviamo in Giovanni 17 dimostra quanto sia importante per Dio che la Sua chiesa sia unita nei suoi propositi e missione. Questa unità, di fatto, è chiamata a riflettere l’unità esistente fra Dio Padre con Dio il Figlio. Inoltre, Gesù stesso soggiunge che l’unità della chiesa è la prova principale chiamata a dimostrare al mondo come Egli di fatto sia proceduto dal Padre: “…affinché il mondo creda che tu mi hai mandato”.

Il principale fattore disgregante della chiesa è il peccato nelle sue varie manifestazioni e conseguenze, così come le Scritture lo definiscono. La chiesa è composta da peccatori salvati per grazia che devono costantemente combattere contro il peccato che c’è in loro e che continua ad attentare alla “operazione redenzione” che Dio ha iniziato. Essa andrà sicuramente a buon fine per tutti coloro che Dio ha eletto a salvezza, ma ciò non toglie che la lotta contro il peccato sia un fattore costante ed indispensabile nel personale nostro processo di santificazione.

È ovvio oggi per chiunque come la chiesa cristiana sia estremamente frammentata in gruppi organizzati spesso in competizione fra di loro. Separazioni sono state e rimangono giustificate quando un gruppo in coscienza sente di non potere più condividere la linea della sua comunità originale avviatasi in un apparentemente irreversibile processo di corruzione teologico e/o morale. In altri casi un gruppo si divide colpevolmente dagli altri elevando questioni non essenziali al livello di quelle di primaria importanza, e questo è un errore. Altre volte le divisioni possono avvenire sulla base di conflitti di personalità e presunzione di parte. Non di rado divisioni avvengono fra rigoristi e permissivisti, ma entrambi sono in errore. Potrebbero essere fatti altri esempi.

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