Secondo la tradizione romana il quarto vescovo di Roma (e dunque il quarto papa, per quanto all’epoca potesse esistere un tale concetto) sarebbe stato Clemente, quel Clemente menzionato da Paolo in Filippesi 4:3, che dunque avrebbe conosciuto l’Apostolo delle Genti. Succeduto ad Anacleto in un anno tra l’88 e il 92, sarebbe morto martire tra il 97 e il 99. Di lui resta con certezza uno scritto, la Epistola ai Corinzi, forse il più antico scritto cristiano a parte quelli neo testamentari, dove menziona per due volte il fatto che l’apostolo Paolo si è recato “alle estremità dell’Occidente” e da lì sarebbe venuto a Roma per la seconda volta. Alcuni storici, tra cui Adam Blair nel suo History of the Waldenses, pubblicato a Edimburgo nel 1832, non escludono che in quel viaggio Paolo abbia toccato
le Alpi Cozie e vi abbia predicato, cosa che del resto si sa non ha mai tralasciato di fare nei suoi viaggi. All’epoca, infatti, il Monginevro era il più importante valico alpino. Un’antica tradizione menziona sette vescovi francesi in età apostolica. Per quanto non verificabile, tale notizia potrebbe confermare il viaggio di Paolo. Secondo lo storico Milner, un frammento ritrovato da Ciriaco di Ancona menziona il fatto che l’Evangelo sarebbe giunto in Gallia (che all’epoca comprendeva anche la Pianura Padana occidentale) già all’epoca di Nerone.
Blair ritiene assai verosimile che le valli Po, Pellice e Chisone siano state raggiunte molto presto dalla luce della verità, ma che l’identità valdese non si sia manifestata che nei secoli seguenti, in modo graduale, man mano che l’apostasia si stava diffondendo. Del resto, sottolinea, solo nell’XI secolo il Nord Italia riconobbe del tutto l’autorità papale. Lo stesso Enrico Arnaud, nella prefazione al suo libro sul Glorioso Rimpatrio, scrive che proprio le persecuzioni di Nerone (54-68) spinsero molti cristiani che avevano ricevuto la predicazione di Paolo a rifugiarsi nelle Valli.
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