“La decisione sulle benedizioni gay ha portato minacce di divisione nelle comunità di origine straniera”
Avevamo già parlato, a Sinodo in corso, di un’espressione inquietante contenuta nella relazione al Sinodo che aveva un sentore neanche tanto vago di razzismo. La cosa si era saputa grazie
all’intervento del fratello Biagini, deputato della Chiesa di Lucca che l’aveva citata ammonendo che “Le parole feriscono, la lingua è una parte del corpo umano da tenere sotto controllo.” Ora, siamo in grado di citare il testo.
La parte in questione della Relazione è a cura della Commissione Fede e Omosessualità, una commissione formata su mandato sinodale, dunque un organo del massimo livello all’interno della Chiesa Valdese e della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, formato da personaggi di notevole prestigio:
Lidia Maggi, teologa e pastora battista, autrice di numerosi libri, “si occupa di formazione e di dialogo ecumenico. Parte del suo servizio è dedicato alla formazione di quanti, nelle chiese della riforma, si occupano di educazione alla fede (monitrici e monitori). E’ responsabile della rivista “La Scuola domenicale”.” (fonte: il blog di Mario Onesti);
Silvia Rapisarda, pastora battista;
Giovanna Vernarecci, pastora (valdese-)metodista;
Peter Ciaccio, pastore (valdese-)metodista;
Daniele Garrone, pastore valdese e professore ordinario di Antico Testamento alla Facoltà valdese di teologia di cui è stato anche Decano dal 2003 al 2010. Ha fatto parte del gruppo dei traduttori dell’Antico Testamento in lingua corrente interconfessionale TILC (1976-1984)
Paolo Ricca, pastore valdese e Dal 1976 al 2002 ha insegnato Storia della Chiesa e, per alcuni anni, Teologia Pratica presso la Facoltà Valdese di Teologia di Roma;
Letizia Tomassone, pastore valdese, vice presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, professore incaricato di Teologia pastorale “ed esercizio dei ministeri nella chiesa, con particolare enfasi sulla problematica di generi e ministeri e prassi pastorale e tematiche di genere”.
Ecco il frutto di tanta scienza, che – noi riteniamo – non è stato riletto da tutti i membri della Commissione. È invece probabile che ciascuno si sia occupato di una parte e, nella fretta, sia mancata una lettura collettiva. Sta di fatto, però, che la relazione porta la firma di tutti. Nel capitoletto “Questioni aperte” si afferma con certezza: “l’omosessualità non rimette in questione la confessione di fede. I pareri delle chiese che la CFeO (è l’acronimo della commissione, Nota della Redazione) ha ricevuto (ce n’era uno contrario!, N.d.R.) confermano questa tendenza.”
“Eppure… la decisione 83/SI/2010 (quella del Sinodo 2010 a favore delle benedizioni gay – n.d.r.) ha suscitato violente reazioni di rifiuto e ha addirittura fatto emergere minacce di divisione (grassetto nell’originale) delle comunità.” Si riferisce al nostro famigerato sito, all’epoca non ancora colpito dalla Fatwa sinodale? Ovviamente no: si era ancora nella fase in cui si affermava che noi non esisistiamo. “Queste situazioni si sono verificate in particolare nelle comunità con una forte presenza di fratelli e sorelle provenienti dall’Africa, o più generalmente dal sud del mondo come pure dall’est europeo”.
Addirittura minacce di divisione! Ma tutto è stato tenuto nascosto: avete letto qualcosa sugli organi di informazione della Chiesa che ce lo dicesse ? No, è tutto un inno alla “larghissima maggioranza” (del 58%!) con cui si è deciso, e autorevoli esponenti della Chiesa affermano che in merito solo i pentecostali creano “problemi”. Ora sappiamo che nostri fratelli da tutto il mondo sono contrari alle benedizioni delle coppie omosessuali. Ma non si sono presi una “deplorazione sinodale” perché non hanno disturbato la nomenklatura facendo conoscere le loro opinioni e lasciando che i proprietari dei mezzi di produzione delle idee potessero gestire le informazioni a modo loro. Ad esempio, non ci risulta che negli incontri e nelle assemblee sull’argomento, venga detto che i nostri fratelli africani, sudamericani, romeni ecc., così vezzeggiati quando si tratta di far vedere come siamo cosmopoliti e variopinti, specie nei manifesti per l’8 per mille, di queste benedizioni non ne vogliono sapere.
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