Tredicesima Domenica dopo Pentecoste
Letture bibliche: Salmo 105:24-45; Esodo 3:1-15; Romani 12:9-21; Matteo 16:21-28
Quanto vale la tua anima? Domanda incomprensibile, questa, per chi ritiene che la vita che abbiamo con tutte le sue funzioni psicofisiche sia solo un accidente del caso e che la nostra identità personale finirà nel nulla, così come diventerà polvere il nostro corpo. “Perché, allora occuparsene – dicono – viviamo come capita approfittando delle occasioni, tanto…”. Il Signore e Salvatore Gesù Cristo, però, in sintonia con tutta la rivelazione biblica, afferma chiaramente l’esistenza dell’anima e dichiara che è uno stolto, uno stupido, chi non se ne occupa, perché essa permane anche quando il nostro corpo come tale scomparirà. Ci sono così solo due opzioni, o valorizzarla in Cristo e con Cristo, oppure sprecarla, facendola finire solo nel deposito spazzatura dell’universo. Oggi ascolteremo quanto il Signore Gesù dice a questo riguardo nel vangelo secondo Matteo al capitolo. 16 e poi faremo qualche considerazione.
Nel vangelo secondo Matteo al capitolo 16 troviamo queste parole: “Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se uno vuol venire dietro a me, rinunzi a sé stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi avrà perduto la sua vita per amor mio, la troverà. Che gioverà a un uomo se, dopo aver guadagnato tutto il mondo, perde poi l’anima sua? O che darà l’uomo in cambio dell’anima sua? Perché il Figlio dell’uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo l’opera sua. In verità vi dico che alcuni di coloro che sono qui presenti non gusteranno la morte, finché non abbiano visto il Figlio dell’uomo venire nel suo regno»” (Matteo 16:24-28).
Vi sono persone che, benché il loro corpo possa non essere sano, valorizzano e si prendono cura con diligenza della propria anima, del proprio spirito. Non la scambierebbero per nulla al mondo, perché sono consapevoli del suo grandissimo valore. Le cose di questo mondo per loro sono importanti ma relative: quello che più conta per loro è lo spirito, e quello coltivano con diligenza, non solo nutrendolo di valori superiori, di comunione con Dio, ma valorizzando tutto ciò che di più grande e nobile hanno a disposizione. Esse prendono sul serio quanto dice l’Apostolo, quando scriveva: “…fratelli, tutte le cose che sono veraci, tutte le cose che sono oneste, tutte le cose che sono giuste, tutte le cose che sono pure, tutte le cose che sono amabili, tutte le cose che sono di buona fama, se vi è qualche virtù e se vi è qualche lode, pensate a queste cose” (Filippesi 4:8); e ancora: “Se dunque siete risuscitati con Cristo, cercate le cose di lassù, dove Cristo è seduto alla destra di Dio. Abbiate in mente le cose di lassù, non quelle che sono sulla terra” (Colossesi 3:1,2).
Coltivare la propria anima, il proprio spirito potrebbe sembrare un’attività egoistica, ma non è così, perché è solo essendo persone migliori che si dare alla società un contributo costruttivo. Ecco così che essi sviluppano caratteristiche virtù, come uno spirito forte, deciso, dinamico, creativo, dotato di senso di responsabilità e impegnato in favore degli altri.
Coltivare l’anima, recuperare l’anima, salvare l’anima, persuasi che essa trascende la vita terrena e che deve continuare ad essere utile a Dio, che l’ha creata, anche dopo la morte del corpo (e non gettata in una pattumiera) è essenziale. Esiste, però, l’anima? Alcuni lo negano, e quindi non comprendono il suo valore, l’esigenza biblica che essa non vada perduta.
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