Donald G. Bloesch (1928-2010) è stato un noto teologo evangelico statunitense, cresciuto sotto l’influenza del pietismo calvinista, ha studiato ad Oxford, Basilea e Tubinga è stato consacrato pastore nella United Church of Christ (UCC) e dal 1957 al 1992 è stato professore di Teologia Sistematica presso l’università di Dubuque. La sua teologia riflette un approccio classico che si distanzia sia dal liberalismo teologico, sia dal fondamentalismo, è stato critico verso le derive etiche e teologiche dovute all’abbandono della fede evangelica tradizionale.
Pubblichiamo la prima parte di una sua ampia riflessione, tratta dalla raccolta The Crisis of Piety (Eerdmans Publishing 1968), che ci pare molto attuale.
La nostra epoca è un periodo di crisi della fede. Troppa gente ha una conoscenza della verità della fede soltanto speculativa e non sperimentale. La realtà di Dio è divenuta ipotetica anche per un gran numero di persone che si definiscono ancora cristiane. Termini come “silenzio di Dio,” “eclissi di Dio,” “assenza di Dio,” “morte di Dio,” vanno molto di moda.
Uno dei sintomi della bancarotta della fede è la perdita della spiritualità, intendendo con questo termine il “timore di Dio.” Discipline come la preghiera ed il digiuno sono estranee a molti cristiani. Il vecchio inno che inizia dicendo “Impegnati e consacrati, parla spesso col tuo Signore,” per la chiesa e la società ormai secolarizzate significa ben poco. Nell’epoca della “morte di Dio,” la preghiera è diventata problematica anche per coloro che sono attivi nella chiesa. Utilizzando le parole di R. Gregor Smith: “Non è un’esagerazione dire che la gran parte dei coscienziosi membri di chiesa ha abbandonato la pratica della preghiera personale in ognuna delle sue forme.” L’incapacità di comunicare la fede va mano nella mano con la sua erosione. I teologi della secolarizzazione affermano che il linguaggio della fede non ha più alcun significato per l’uomo moderno. Secondo Bultmann, l’arcaico e pittoresco linguaggio della Bibbia deve essere demitologizzato per diventare comprensibile alla cultura secolare. Harvey Cox (1929, USA, teologo battista, docente alla Harvard Divinity School dal 1965 al 2009) suggerisce che, per comunicare le verità centrali della fede ad un mondo incredulo, bisogna utilizzare un linguaggio politico invece di quello religioso. William Hordern, (già presidente del Lutheran Theologicl Seminary di Saskatoon, Canada) d’altro canto, sostiene che parlare di Dio è ancora necessario, in particolare per la teologia cristiana, tuttavia, basa questa sua posizione sui risultati della scuola della filosofia analitica.
Quello a cui oggi stiamo assistendo si chiama secolarizzazione, e consiste nello spostamento dell’attenzione dell’uomo dalle realtà spirituali a quelle di questo mondo. In sé questo non costituirebbe un disastro. Noi, infatti, siamo chiamati a compiere la nostra vocazione nella sporcizia e nell’agonia di questo mondo . Tuttavia quando gli uomini si preoccupano solo delle cose di questo mondo, quando si immergono nella realtà penultima invece di interessarsi in quella ultima, la dimensione spirituale della vita diventa vuota. La secolarizzazione della chiesa può essere osservata nella crescente attenzione che questa presta allo stato delle sue finanze ed alla sua organizzazione, invece di dedicarsi allo studio delle Scritture ed alla preghiera. Simili chiese non sono più capaci di proclamare la parola di Dio con potenza, questo avviene perché non sono più certe di quello in cui credono. Per quanto riguarda gli scopi pratici, le chiese oggi soggiacciono all’ideologia dominante.
Alcuni teologi salutano il processo di secolarizzazione come un’emancipazione dalle superstizioni e dalle vecchie dottrine appartenenti ad una fase della vita della chiesa ormai superata. Come Bonhoeffer parlano di un mondo divenuto adulto, e dell’uomo divenuto adulto. È tuttavia vero che la secolarizzazione può essere, almeno in parte, una benedizione, ma riusciamo a percepire i pericoli che minacciano una cultura dove la realtà di Dio è messa in questione? Possiamo dire che quando Dio muore, anche l’uomo muore, dato che questi deriva il suo significato da Colui che è il suo Creatore. È stato anche affermato che la morte di Dio sgombra la strada alla ricomparsa degli idoli, idoli che cercheranno di riempire il vuoto spirituale e metafisico che si è creato nella nostra cultura. Possiamo essere d’accordo nell’affermare che l’uomo ha raggiunto un elevato livello di maturità e di complessità intellettuale. L’uomo moderno ha a sua disposizione una quantità di conoscenze che erano semplicemente inaccessibili agli uomini del passato. Ma l’uomo contemporaneo è forse diventato superiore dal punto di vista morale e spirituale? Dal punto di vista tecnico la sua superiorità rispetto ai suoi antenati è fuori questione, ma è forse divenuto più saggio? Se il nostro fine ultimo sono la conoscenza e la capacità tecnica, allora, possiamo dire che l’uomo moderno è divenuto adulto. Se invece il fine dell’uomo è quello di conoscere il significato della sua esistenza, allora, possiamo dire che è ritornato ad una nuova infanzia.
Ciò che oggi è necessario è il rinnovamento della devozione al vivente Salvatore, il Signore Gesù Cristo. Questo rinnovamento si manifesterà in una riforma che toccherà la vita della chiesa, in un rinnovato interesse per la preghiera e la meditazione, in un nuovo interesse per i sacramenti ed in particolare per la Santa Cena. Questa rinnovata devozione verso Gesù Cristo implicherà anche un appassionato interesse per gli ultimi ed i meno fortunati di questo mondo, verso i profughi per la guerra e per le carestie, le vittime delle discriminazione razziale, i malati ed gli abbandonati.
Tuttavia bisogna aver chiaro che un autentico rinnovamento dipende da una nuova effusione dello Spirito Santo. È lo Spirito Santo che ci rende capaci di pregare e di predicare con potenza e convinzione. È lo Spirito Santo che ci dona la forza per compiere il nostro servizio nel Regno di Dio. È lo Spirito Santo che dona significato al linguaggio della fede e che illumina gli uditori di questo messaggio. Oggi il rinnovamento della devozione deve comportare una riscoperta, nella fede e nella pratica del cristianesimo, dell’attività dello Spirito Santo.
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