Molti mezzi di informazione riportano l’anticipazione di una intervista alla Moderatora Maria Bonafede all’agenzia NEV, in preparazione al Sinodo, dove si parla di laicità dello Stato e di sostegno alle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia.
Vi è poi il tema della “condizione morale e civile del Paese – in cui, secondo la pastora Bonafede – la crisi non è solo finanziaria, ma arriva all’anima stessa della comunità nazionale. Come Chiesa – aggiunge – sentiamo il dovere di denunciarlo e di essere testimoni e operai di un’altra città, fondata sul senso di responsabilità, sullo spirito di servizio alla comunità civile, sulla solidarietà”. “Come Chiesa”, gli ingenui si aspetterebbero anche un richiamo ai principi evangelici e biblici, di cui il senso di responsabilità e la solidarietà sono conseguenza. Che l’Italia abbia bisogno di queste cose è indubbio. Meno evidente è che ce ne sia bisogno oggi più che in altri tempi della nostra storia recente. Prendiamo atto che però, secondo la Moderatora, tutti noi membri di Chiesa l’abbiamo denunciato ora.
Infine, ma non per ultime, le benedizioni alle unioni omosessuali. Il problema, dice la pastora Bonafede “non è quello dell’accoglienza degli omosessuali nelle nostre chiese che mi sembra superato da tempo: è quello della benedizione dell’unione di persone che vogliono testimoniare di fronte a Dio e alla loro comunità di fede il loro impegno a un percorso di vita insieme”. Sapendo comunque – precisa – che benedizione “non significa matrimonio”, che peraltro per i protestanti “non e’ un sacramento” ma “un fatto eminentemente civile”.
Al Sinodo, insomma, non resta molto da fare. La Moderatora ha già prefigurato le decisioni che deve prendere. Del resto – ricorda – l’esigenza delle benedizioni “nasce da domande concrete, di fratelli e sorelle membri delle nostre chiese”. Evidentemente i fratelli e le sorelle membri di chiesa non sono tutti uguali, perché chi ha sottoscritto questo appello e i tanti altri che non l’hanno fatto pur condividendolo sono finora totalmente ignorati dalla Moderatora. Il cui ruolo, peraltro è semplicemente quello di presiedere la Tavola, organo “eletto dal Sinodo ogni anno per la gestione corrente della vita ecclesiastica”. “Essendo un incarico amministrativo… del tutto impropria è dunque l’espressione: “il papa dei valdesi”, che accade molto spesso leggere sulla stampa disinformata” (citiamo dal sito ufficiale delle Chiesa Valdese). Infatti, dovrebbe lavorare per attuare la volontà del Sinodo, non per influenzarla o anticiparla.
Lucio Malan
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