LA MISURA E’ COLMA di Paolo Castellina (4a e ultima parte)

Il simbolo permamente di Babilonia

Non è a caso che l’immagine biblica di Babilonia sia ripresa spesso e volentieri dal movimento omosessualista stesso, e in positivo, per sottolineare, con consapevole atto di sfida, il proprio “orgoglio gay” (gay pride) contro coloro che fanno loro obiezione. Lo testimonia il titolo stesso di una loro famosa rivista (http://it.wikipedia.org/wiki/Babilonia_(rivista) http://www.babiloniamagazine.it/). Assumere in positivo per sé il termine Babilonia esprime espressamente la glorificazione di ciò che Dio considera peccato e l’aperta sfida e ribellione a Lui ed alle sue leggi, e tutto questo persino con l’aiuto di “chiese” compiacenti!

I Riformatori, da Martin Lutero (che scrive il trattato teologico Sulla cattività babilonese della Chiesa) a Giovanni Calvino e John Knox, identificavano la Chiesa Cattolica romana corrotta con la meretrice di Babilonia. Ne avevano ben causa. La Confessione di fede di Westminster del 1646 arriva a identificare il Papa con l’anticristo e l’analogia tra Babilonia e la Chiesa cattolica venne ripresa da Cyrus Scofield nella sua Bibbia annotata. Nel 1853 torna sull’argomento il pastore scozzese Alexander Hislop in un libro, “Le Due Babilonie”. I sostenitori di questa teoria cercano analogie tra la descrizione biblica della Grande prostituta e alcune caratteristiche della Chiesa romana e sottolineano, ad esempio che la donna era ammantata di porpora e di scarlatto, evidenziando che questi stessi sono i colori dell’abito dei cardinali e del papa; che la donna era ubriaca del sangue del popolo di Dio e del sangue di quelli che sono morti per la fede in Gesù, facendo riferimento alla venerazione per i Santi e per le reliquie (una forma di idolatria e apostasia) che con lei si sono prostituiti i re della terra e gli abitanti della terra si sono inebriati del vino della sua prostituzione e sottolineano che la Santa Sede ha propri ambasciatori in tutti gli stati del mondo. Un’altra delle interpretazioni evangeliche “storiche” più diffuse su Babilonia la Grande sia immagine dell’ecumenismo, come ha dichiarato il leader battista Tim LaHaye nel libro “Il principio della fine”, interpretazione condivisa anche da Billy Graham nel suo libro “Avviso di tempesta”.

La corrotta Babilonia ora sembrano essere diventati molti degli eredi delle vittime stesse delle “Babilonie” del passato. Si tratta dei corsi e ricorsi della storia? Sì, perché è la corruzione che insorge anche nelle chiese accade quando esse allentano la necessaria disciplina biblica interna. Quando si permette alle erbacce di crescere, pian piano prevalgono soffocando il buon grano, e solo il fuoco e il dissodamento del terreno può essere risolutore.

Babilonia nella Bibbia

Capitale dell’impero neo-babilonese del primo millennio a. C., nella Bibbia Babilonia assume un ruolo storico e religioso. Vi si associano numerosi temi che nell’Apocalisse culminano con l’immagine della prostituta di Babilonia. Ne risulta che quest’immagine biblica di Babilonia trascenda così il suo significato storico per diventare sinonimo di peccato e di orgoglio anche nell’arte e nella letteratura occidentale.

Babilonia appare per la prima volta nella Bibbia nell’ambito dell’episodio della Torre di Babele (Genesi 11). Il termine ebraico per “confusione” nel versetto 9 è babal, che suona come babel (Babilonia). Il grande peccato dei costruttori della torre di Babele è il loro orgoglio peccaminoso contro l’autorità di Dio. Questo tema riappare negli scritti dei profeti contro questa città.

Durante il regno di Ezechia, degli emissari di Babilonia giungono a Gerusalemme (2 Re 20:12-19). Il profeta Isaia riprende energicamente il re di Giuda per aver loro mostrato i tesori del paese, e predice che Babilonia, un giorno, si impossesserà di questi tesori. Si tratta di una rivelazione stupefacente, perché la potenza di quel tempo era l’Assiria e sembrava invincibile. La visita è forse un tentativo di Babilonia di fomentare problemi per l’Assiria nell’occidente, deviando così l’attenzione da Babilonia. Il lettore post-esilico avrebbe visto in questo la radice della distruzione di Gerusalemme nello stupido orgoglio di Ezechia e nell’avidità di Babilonia,

I profeti descrivono Babilonia come città orgogliosa ed idolatra. La distruzione di Gerusalemme da parte dei babilonesi, però, presenta ai profeti un dilemma. Se Dio è sovrano e fa uso di Babilonia per punire Giuda, potrebbero forse i babilonesi, strumento nelle mani del Signore, essere ritenuti responsabili del loro comportamento?

Isaia tratta di questo argomento dipingendo Babilonia come una donna, “la signora dei regni” (47:5), che dovrebbe essere tenera e delicata, ma non lo è. Dio dà il Suo popolo in mano del potere di lei, ma di loro essa non si prende cura e non ne mostra alcuna pietà. Questo è il risultato del suo smisurato orgoglio, evidenziato dalle parole: “Io, e nessun altro all’infuori di me” (v. 8). Sebbene la conquista di Gerusalemme corrisponda alla volontà di Dio, la brutalità e l’avidità dei conquistatori è il frutto dell’idolatria di Babilonia ed il rifiuto di riconoscere la sovranità di Dio.

Babilonia sarà distrutta proprio a causa del suo orgoglio. Il Salmo 137 personifica Babilonia come una donna destinata alla distruzione ed i cui figli piccoli saranno selvaggiamente uccisi. Geremia vede la futura distruzione di Babilonia come un castigo, perché i Babilonesi si erano rallegrati della distruzione di Giuda e senza alcuno scrupolo le avevano portato via tutti i suoi beni (50:11). Babilonia stessa diventerà “un mucchio di macerie” (51:37).

Daniele rafforza la figura di Babilonia come arrogante e in atto di sfida contro Dio. Nebucadnetsar, re di Babilonia, è punito con la follia perché aveva negato il controllo di Dio su “Babilonia la grande” (4:30).

Secoli dopo la distruzione dello stato neo-babilonesi da parte di Ciro di Persia, Babilonia riappare in un drammatico ruolo nel libro dell’Apocalisse con numerosi riferimenti alle immagini veterotestamentarie. A questa città è associato orgoglio, idolatria, crudeltà ed avidità.

L’immagine dominante di Babilonia in Apocalisse è la personificazione di questa città come una ricca signora, “BABILONIA LA GRANDE, LA MADRE DELLE PROSTITUTE E DELLE ABOMINAZIONI DELLA TERRA” (17:5). Babilonia è una grande città che domina sulla terra.

Babilonia, l’oppressore storico del popolo di Dio, rappresenta i nuovi oppressori della chiesa di Cristo. Come la città della Mesopotamia, la “grande città” (Roma) sarà giudicata e diventerà un deserto desolato. La metafora si estende oltre alla Roma fisica all’intero mondo: “I re della terra hanno fornicato con lei e gli abitanti della terra si sono ubriacati con il vino della sua prostituzione” (17:2). Il popolo di Dio, però, sarà liberato dalla morsa della Babilonia profetica proprio come Ezechiele aveva predetto agli esiliati prigionieri nella Babilonia storica. Da essa essi devono decisamente allontanarsi, spiritualmente e fisicamente per non esserne coinvolti, sia nelle sue colpe che nel suo castigo.
La voce di Cristo chiama, così, il Suo popolo, i Suoi eletti, quelli che già sono stati chiamati alla fede e sono credenti impegnati e quelli che ancora non hanno udito la Sua vocazione efficace interiore (non ancora convertiti e che ancora non hanno fatto una professione di fede). Essi tutti sono quelli che in virtù del Suo patto di grazia sono stati affidati a Cristo come Suo popolo e sono stati redenti da Lui. Ecco così che, come il Signore, infatti, aveva a Sodoma il giusto Lot e lo esorta ad uscirne prima che sia troppo tardi, coloro che risiedono nella chiesa apostata e condannata dal giudizio di Dio che sta per caderle addosso sono chiamati ad uscirne. Può essere un uscita in senso spirituale (il non volere esserne complice), ma può e talvolta deve, essere un’uscita “fisica”. Essi potranno (e dovranno) riunirsi nelle loro case per ristabilire il culto di Dio che è stato compromesso, ma anche potranno (e dovranno) collegarsi con altri nelle loro stesse condizioni e riedificare la chiesa del Signore (nel luogo dove sono) e continuarne così la testimonianza e la connessione ideale (ed autentica) col popolo di Dio che la verità ha testimoniato nel passato, suggellandola spesso nel loro sangue.

«…perché i suoi peccati si sono accumulati e sono giunti fino al cielo, e Dio si è ricordato delle sue iniquità. Rendete ciò che essa ha fatto a voi, anzi rendetele il doppio secondo le sue opere; nella coppa in cui ha versato, versatele il doppio. Nella misura che essa ha glorificato se stessa e ha vissuto nelle delizie, nella stessa misura datele tormento e cordoglio, poiché essa dice in cuor suo: “Io seggo come regina, non sono vedova e non vedrò mai cordoglio”.»

Il “tormento e cordoglio” di Babilonia sarà vedere allontanarsi i loro membri migliori e più affidabili. Quando se ne andavano avranno magari detto: “Che se ne vadano pure questi ‘piantagrane’, questi ‘fondamentalisti’, questi ‘omofobi’ … porteremo avanti ancora meglio i nostri progetti… ‘Io seggo come regina’”. Ben presto, però, si renderanno conto che dei loro amici ed amanti, in realtà, non dovevano fidarsi, perché per essi la chiesa era solo qualcosa da strumentalizzare temporaneamente per i loro fini. Una volta raggiunti, che se ne fanno della religione di chi li aveva volentieri

“Le mie pecore ascoltano la mia voce…”

accolti? Nulla, perché della “religione” ne possono benissimo fare a meno… I loro compiacenti alleati saranno così svergognati e, magari, qualcuno di loro tornerà a bussare alla porta di quelli che se n’erano andati, confessando con vergogna il loro errore.

La voce del Signore che chiama qui il suo popolo ad uscire da Babilonia verrà ascoltata (ubbidita). Certamente. Gesù stesso dice: “Le mie pecore ascoltano la mia voce, io le conosco ed esse mi seguono” (Giovanni 10:27). Possiamo aver fiducia che lo faranno e la loro ubbidienza, come sempre, sarà benedetta da Dio, che è fedele.

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