“Oggi nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo, il Signore” (Luca 2:11).
“Non temere Giuseppe, figlio di Davide, di prendere con te Maria, tua moglie, perché ciò che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Ella partorirà un figlio e tu gli porrai il nome Gesù, perché è lui che salverà il Suo popolo dai loro peccati” (Matteo 1:20-219).
“Nel principio era la Parola , e la Parola era con Dio, e la Parola era Dio…. E la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità, e noi abbiamo contemplato la Sua gloria come di unigenito dal Padre” (Giovanni 1:1,14).
+ Dal Vangelo secondo Matteo 1, 1-17
“Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo.
Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide.
Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asaf, Asaf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozìa, Ozìa generò Ioatàm, Ioatàm generò Àcaz, Àcaz generò Ezechìa, Ezechìa generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosìa, Giosìa generò Ieconìa e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia.
Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconìa generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.
In tal modo, tutte le generazioni da Abramo a Davide sono quattordici, da Davide fino alla deportazione in Babilonia quattordici, dalla deportazione in Babilonia a Cristo quattordici.”
In questo tempo di preparazione al Natale, incontriamo questo brano, che è la genealogia di Gesù. Può sembrare un testo monotono e noioso ad un primo sguardo, ma è tutt’altro. Cosa significa questa genealogia?
Primo. Dio ha scelto liberamente di incarnarsi nella storia dell’uomo, è entrato nella storia a tal punto che la genealogia inizia con un uomo, Abramo, nostro padre nella fede, e finisce con il Vero Uomo e Vero Dio, il Figlio, Gesù detto il Cristo.
Secondo. Dio assume su di sé tutta la storia dell’uomo, niente escluso, al punto che nella genealogia si trovano anche storie di rapporti peccaminosi; c’è l’inganno di Tamar (Genesi 38), che concepisce dal padre del marito morto fingendosi una prostituta, c’è Booz nato dalla prostituta Racab, e c’è infine Salomone, figlio che l’adultero e omicida re Davide ebbe dalla moglie del suo sottoposto Uria, fatto morire con l’inganno (in 2 Samuele 11). E c’è anche una straniera, Rut, a significare che Dio non può essere sottoposto a nessun vincolo da parte nostra, che l’offerta di salvezza è universale e si allarga dal popolo eletto per antonomasia, a tutti gli eletti del Signore.
Terzo. Dio ci salva per sola grazia. La storia umana ci mostra che l’uomo è incapace di salvarsi con le proprie forze, guasto com’è a causa del proprio peccato, e quindi, al termine della genealogia, c’è Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale nacque Gesù, il Cristo. Gesù, il Cristo è Figlio di Dio, Figlio del Padre, non nasce carnalmente da Giuseppe. Ma è vero uomo perché nasce dal grembo della vergine Maria.
Quarto. Il piano di Dio è perfetto, quattordici generazioni per volta, due volte il numero sacro, il sette. Il piano di Dio è perfetto e noi non possiamo togliere né aggiungere nulla ad esso.
Cosa ci dice dunque questa genealogia? Che noi siamo inseriti in essa, resi figli nel Figlio; che quindi dobbiamo rimanere in questa, nel suo solco, sul sentiero antico tracciato dalla Sacra Scrittura, da cui non dobbiamo deviare per alcun motivo; che dobbiamo accettare il fatto di essere irrimediabilmente peccatori e di essere incapaci di salvarci per nostro merito, ma che possiamo essere salvati solo dall’infinita grazia di Dio che si fa misericordia, ha compassione del nostro misero cuore; che dobbiamo trasformare la nostra vita in un rendimento di grazie, in un Natale, una festa perenne per la salvezza ricevuta tramite l’Incarnazione; che le luci di questo mondo, anche quelle di cui si riempiono le nostre città di questi tempi, sono fuochi fatui, luci che tentano di attirarci su percorsi ingannevoli… che la sola, unica Luce ai nostri passi, come canta il Salmo, è la Sua Parola.
Che a Natale la Parola di Dio ridiventi padrona dei nostri cuori e delle nostre vite. Amen.
Luca Zacchi
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