“Per il Protestantesimo, attraverso la ricerca multiforme delle relazioni coniugali e familiari, si esprime la fede in Cristo”
La Tavola Valdese ha nominato a suo tempo una commissione per approfondire il tema “Famiglia, matrimonio e coppie di fatto”. Riforma ha pubblicato un comunicato elaborato al termine della scorsa riunione di questa commissione, sottolineando che era l’ultima prima del Sinodo. Sembra di capire, dunque che il comunicato sarà un documento di discussione per il prossimo Sinodo, ed è dunque un testo che conta, mentre, come è noto, quelli biblici, contano assai meno, in quanto i “teologi” si sentono autorizzati a far loro dire qualunque cosa.
Il relativismo sul concetto di famiglia e di sessualità è ormai arrivato a livelli di dogma, proclamato con incrollabile certezza.
Ad esempio, nel comunicato si legge che “la famiglia non è una realtà immutabile, data in natura, ma è in continua trasformazione. È piuttosto una formazione che cambia… e che si arricchisce delle culture e delle fedi degli altri, cioè dei numerosi immigrati che sono ormai parte integrante della nostra società”. Parlare degli immigrati è sempre chic per i seguaci del politicamente corretto, purché però gli immigrati si conformino agli stereotipi: la varietà di costumi, le tuniche colorate, la spontaneità un tantino primitiva, magari “ancestrale”… che carini! Ma gli immigrati veri, in carne ed ossa, membri delle chiese valdesi, siano notoriamente quelli che più si sono opposti alle benedizioni alle coppie omosessuali, tanto da meritarsi apprezzamenti con inquietanti venature razziste nella relazione al Sinodo del 2011: le loro opinioni, era scritto, sono dovute ad “ancestrale omofobia”. Infatti, hanno una concezione di matrimonio e famiglia conforme a quella che da tempo immemorabile ha avuto la Chiesa Valdese, confermata con il documento sinodale del 1971, mai abrogato o modificato!
Ma allora, chi sono gli immigrati di cui si parla nel comunicato della commissione “Famiglia, matrimonio, coppie di fatto”, dicendo che porterebbero trasformazioni del concetto di famiglia? Evidentemente, si tratta dei mussulmani poligami, gli unici, ci risulta, ad avere di matrimonio e famiglia un concetto significativamente diverso da quello tradizionale. Certo, sui gay hanno giudizi piuttosto drastici, la loro concezione delle donne non è per nulla paritaria e certamente nelle riunioni non dicono “tutti e tutte”, “benvenuti e benvenute”, non perché non hanno imparato la tiritera politicamente corretta, ma perché per loro le donne devono restare a casa e basta! Poco importa. Qui servono perché hanno una diversa concezione del matrimonio. Insomma, si esaltano gli islamici, purché conservatori e poligami, e si ignorano i valdesi, anche se africani immigrati. Quanto a coloro che, come noi, non la pensano come la dirigenza della Chiesa, è noto che quando si parla di “dialogo, apertura e accoglienza”, non sono compresi. Noi siamo come le “tutte” delle riunioni degli islamici conservatori: dobbiamo starcene fuori e zitti, se no ci fanno una fatwa.
C’è poi un lungo ragionamento sentenzioso. “Il protestantesimo invita a concepire qualsiasi famiglia come imperniata sulla vocazione, la coppia diviene realtà primaria rispetto alla filiazione e a tale proposito non viene specificato l’orientamento sessuale… anche a partire dalla nuova ricerca esegetica che consente di interpretare le Scritture in modo aperto e alla luce della Grazia”. Quante ferree certezze! Le certezze che un tempo venivano dalla Bibbia, oggi le si traggono dalle opinioni, queste sì figlie dei tempi, fatte passare per “nuova ricerca esegetica”. Che cosa significa “non viene specificato l’orientamento sessuale” della coppia ? L’ambiguità del verbo passivo nasconde chi o cosa “non specifica” l’orientamento sessuale. Di sicuro, non la Bibbia. Inoltre, perché nascondersi dietro l’orientamento sessuale? Il punto che costoro vogliono sostenere è che non conta il sesso dei componenti la coppia: donna e uomo, uomo e uomo o donna e donna, tutto uguale. Guarda caso, però, nella Bibbia le coppie sono tutte uomo e donna, con qualche uomo che, eccezionalmente, costituisce più di una coppia con diverse donne, creando peraltro sempre problemi (le litigiose mogli di Giacobbe, la fratricida discendenza di Gedeone, l’adulterio con omicidio di Davide…). Ah sì, loro dicono: sono pregiudizi di una società patriarcale. Vengono in mente i Deutsche Christen nazisti che, indispettiti dai mille passi biblici in contrasto con la loro scellerata ideologia, affermavano che la Bibbia doveva essere de-giudaizzata. Oggi si dice: “liberarla dalle stratificazioni culturali”, e la principale stratificazione è senza ombra di dubbio quella giudaica.
Ma non basta. Il documento afferma anche: “per il protestantesimo, i nuovi modelli e le nuove forme familiari (single con o senza figli, separati e divorziati, famiglie ricomposte, convivenze e aggregazioni di tipo familiare) non costituiscono un problema ma sono semmai una ricchezza per articolare una riflessione… sulla vocazione dei credenti, a partire dalle unioni attraverso cui si testimonia l’Evangelo nella società. Occorre continuare a vivere tutte (evidenziato nell’originale!) le forme di famiglia in modo cristiano, senza però ‘cristianizzarle’ ma mantenendo quella distanza critica che consente di relativizzare ogni (idem) modello di famiglia… All’interno della ricerca multiforme di relazioni coniugali e familiari, il credente trova uno degli spazi privilegiati di espressione della fede e dell’amore conosciuti in Cristo.”
Ancora una volta, coloro che ci hanno condannato in Sinodo perché osiamo usare la parola valdesi, abusano in modo grossolano del nome di protestanti, in modo particolarmente protervo, perché attribuiscono le proprie recenti e discutibilissime teorie “teologiche” non a se stessi, come sarebbe giusto, non solo “ai valdesi”, che sarebbe ingiusto perché la Confessione di Fede e l’ordinamento dicono tutt’altro, ma almeno possono rivendicare prese di posizione maggioritarie in tal senso, ma addirittura al “protestantesimo”! Chi leggesse queste righe, dovrebbe pensare che Lutero e Calvino, e anche Gianavello e Amedeo Bert fossero per i matrimoni gay! Giustamente, si lamenta spesso l’ignoranza diffusa in Italia sui protestanti e gli evangelici, ma questa non è ignoranza, questa è mistificazione. Anche senza andare nel passato (eppure parlando di “protestantesimo” si comprende tutta la storia del protestantesimo, da Lutero ai giorni nostri), la stragrande maggioranza di coloro che si definiscono protestanti nell’Italia di oggi la pensa in modo del tutto diverso dalla commissione nominata dalla Tavola. Chi legge questo sito lo sa, chi si fida della comunicazione ufficiale valdese no.
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