ISAIA DERIDE L’IDOLATRIA

«Salvami, perché tu sei il mio dio!»” Sembra che queste parole siano abbastanza chiare, è impossibile non comprenderle. Ma cosa fece, di queste devastanti parole, il nostro moderno predicatore? Disse: “Questi sono dei versetti utilissimi, dimostrano che la chiesa dovrebbe soddisfare i bisogni materiali dell’uomo come soddisfa quelli spirituali. L’artefice di cui parla il profeta fa bene a fabbricarsi un dio da un tronco, ma quest’uomo fa altrettanto bene a fare della brace da questo stesso tronco per cuocere della carne. Noi dovremmo imitarlo, nella nostra chiesa dovremmo avere un culto – se fosse ben compresa la sua funzione, questo già basterebbe – ma dovremmo avere anche un servizio materiale. Nell’adorare il nostro “dio” non dovremmo dimenticare di fare del fuoco e cuocere della carne.” Sembra impossibile che simili interpretazioni possano esistere nella nostra epoca che si considera illuminata, eppure esistono e cercano di dominare il nostro mondo teologico. Pregiudizio ed estremo oscurantismo sono ovunque all’opera sotto la falsa apparenza della libertà, ed hanno prodotto le loro ingarbugliate Bibbie abbreviate- credo che Paradiso Perduto diverrebbe banale se le sue parole fossero selezionate e ricombinate per potere adattarsi al lettore moderno -hanno prodotto, dicevo, le loro presunte traduzioni della Bibbia che non sono traduzioni ma falsificazioni. Sottoposta ad un tale trattamento la Bibbia è divenuta un libro da sette sigilli. Quando sarà riscoperta? Quando torneranno gli uomini a leggerla così com’è, con tutto il suo mordace rimprovero all’orgoglio umano e con la sua esaltazione del Dio vivente? Non possiamo dire quando giungerà quel benedetto giorno, ma una cosa è chiara – se la Parola di Dio sarà nuovamente ascoltata vi sarà uno sconvolgimento simile a quello della Riforma del sedicesimo secolo. Oggi, come avvenne alla fine del Medio Evo la Bibbia è oscurata da interpretazioni che ne stravolgono il senso, oggi come avvenne allora la riscoperta della Bibbia liberebbe il mondo. Questo sarebbe uno sconvolgimento benefico, significherebbe poggiare le basi dell’edificio sociale non più sulle sabbie mobili dell’utilitarismo, ma sulla roccia dei comandamenti di Dio.

La sottile ironia di Isaia oggi non ha perso la sua attualità, essa si rivolge contro l’idolatria, ma a nessuno oggi appare evidente questo pericolo. La gloriosa realtà della polemica nella Bibbia, sta nel fatto che non è soltanto negativa. La Bibbia abbatte per poter costruire un edificio migliore sulle rovine di quello che è stato beneficamente distrutto. Questo è quanto avviene in questo capitolo. Il profeta denuncia l’idolatria non per un semplice amore della denuncia, ma poiché l’idolatria offende una realtà positiva che infiamma l’anima del profeta, il sarcasmo che usa per la falsità è un’azione generosa perché nasce da un profondo amore per la verità. La denuncia dell’idolatria nasce dalla devozione per l’Iddio vivente. La grande domanda che sta alla base di questo capitolo è se adoreremo un dio di nostra invenzione o il Dio dal quale siamo stati creati, e questa domanda oggi è più viva che mai. Oggi non vediamo l’idolatria in senso stretto, ma la costruzione di idoli oggi non è ancora finita. Dopo aver abbandonato il Dio vivente e vero, come fece l’antico Israele, abbiamo preferito un dio pronto a servire i nostri fini. Abbiamo acceso un fuoco ed arrostito della carne, ma abbiamo anche promosso l’adorazione, tuttavia queste due azioni si pongono spesso sullo stesso basso livello di utilitarismo. La religione, dice la gente, è una cosa utile, deve essere promossa nell’interesse dello stato ed in quello della comunità; così Dio diviene il servo dell’uomo. Invece di cercare prima di tutto Dio e di provare i nostri piani alla luce della sua volontà rivelata, facciamo prima i nostri piani poi coinvolgiamo Dio perché ci aiuti a realizzarli. La religione così cessa di essere un fine in se stessa e diviene un mezzo per raggiungere altri fini.

Circa un anno fa mentre camminavo per le strade di una delle nostre grandi città, vedevo non un altare dedicato “Al dio sconosciuto,” ma una chiesa con una grande iscrizione sulla facciata che diceva: “Non sei membro? Entra a farne parte ed aiutaci a rendere questa comunità migliore.” Questo non è un appello ai peccatori affinché cerchino la salvezza dalle mani di Dio, ma una appello a della gente, i cui propositi sono già quelli che dovrebbero essere, perché usino la religione come un mero strumento per realizzare i propri fini umanitari. Oggi molti predicatori ed anche molti laici sono attivamente  impegnati a chiamare dei “giusti” a ravvedimento, ma questo è uno sforzo inutile, lo è ora come lo era quando il nostro Signore lo denunciò nei giorni della sua carne. Gli uomini non si interessano di Dio, ma dell’uso che possono fare di lui. Le formulazioni dottrinali possono mutare, ma ognuno può utilizzare nella propria vita qualsiasi credo. Ci vien detto che la teologia è una mera espressione dell’esperienza cristiana, che è soltanto l’espressione di un sentimento dell’anima umana. In questo momento, dice questa gente, troviamo utile concepire Dio come una Persona, ma potranno esserci dei momenti in cui altre concezioni potranno essere più utili ai bisogni delle persone. Naturalmente un simile pragmatismo è scettico fin dal suo cuore, non si tratta d’altro che di un triste scetticismo che invece di avere l’onesto coraggio delle proprie negazioni si nasconde dietro l’attuale fraseologia devozionale priva di senso. Ma è tutto inutile, se Dio esiste solo come un’idea è vano. Se l’uomo considera la fede in un Dio personale come una semplice interpretazione dell’esperienza, utile per la generazione attuale ma destinata a sparire quando il pensiero degli uomini cambierà, si può dire che già l’attuale generazione non crede più in un Dio personale. Alcuni ci dicono che non dobbiamo più avere una concezione statica della religione, ma i fatti, a dispetto di tutte le nostre sottili interpretazioni, rimangono fatti e non saranno mai soggetti a cambiamenti. Noi possiamo correggere i nostri errori, ma se abbiamo conosciuto la verità, la verità rimarrà valida per milioni e milioni di anni. Smetteremo di cercare la verità? Questa è la domanda del giorno. Ci accontenteremo, tanto per occupare il tempo, di formulare credi che vogliono essere utili ma non veri? Non ha forse Dio parlato e rivelato la verità? Noi cristiani pensiamo che l’abbia fatto, è vero Dio l’ha fatto, tuttavia ha rivelato poco. Noi siamo delle creature finite e Dio non ci ha distrutto mostrando tutto lo splendore del suo essere. Certamente le cose che non conosciamo sono molto più grandi di quelle che conosciamo, esistono molte domande alle quali non potremmo mai rispondere. Ieri mattina ho ricevuto una lettera da un gentiluomo di New York a me sconosciuto, che mi chiedeva in quanto “insegnate di teologia,” di conciliare gli spaventosi eventi del terremoto e del maremoto con l’idea di una Provvidenza che detiene il governo di ogni cosa. Ed una busta stampata era inclusa per la mia replica! No, amici miei, ci sono delle cose che Dio non ha rivelato, Dio non ha invitato noi finite creature a sederci al tavolo del governo dell’universo. Dio regola ogni cosa secondo il suo misterioso volere. “Chi ha preso le dimensioni dello spirito del Signore o chi gli è stato consigliere per insegnargli qualcosa? Chi ha egli consultato perché gli desse istruzione e gli insegnasse il sentiero della giustizia, gli impartisse la saggezza e gli facesse conoscere la via del discernimento?”(Isaia 40:13-14).

Ma nonostante questo infinito mistero esistono delle cose che Dio ha rivelato, cose che riguardano anche i più misteriosi atti di Dio. Non possiamo comprendere lo scopo del terremoto e dell’incendio, ma su di loro possiamo dire qualcosa. I nostri   arroganti giudizi sono stati placati, ci è stato detto che non abbiamo il diritto di considerare questi orrori come punizioni che indicano la grandezza del peccato di chi ha sofferto rispetto a coloro che ne sono scampati, ma nel contempo ci è stato detto che noi tutti meriteremmo di subire delle calamità diecimila volte maggiori di queste, ci è stata rivelata l’orribile enormità del nostro peccato al cospetto della santità dell’essere di Dio. Ci è stato rivelato dell’atto di grazia di Dio,di un costo infinito anche per Dio stesso, mediate il quale- abbiamo il diritto di ripetere queste stupende parole – la misericordia è stata estesa a noi che non eravamo degni. I misteri che non ci sono stati rivelati sono grandi, e questo ci dovrebbe rendere umili, ma ancora più grandi- e assolutamente sufficienti- sono i misteri che ci sono stati rivelati. Questi misteri dovrebbero renderci ancora più umili.

Quando comprenderanno gli uomini che nulla se non la verità può soddisfare i desideri dell’anima? Le dottrine che sono intese per essere semplicemente utili e non eternamente vere, sono assolutamente inutili. Ma come possiamo osservare la terribile maledizione del pragmatismo è caduta sul mondo, l’intelletto viene detronizzato e la decadenza intellettuale prende rapidamente piede. Gli uomini seguiranno il fuoco fatuo della religione pratica completamente indipendente dai fatti. Proveranno a vivere una vita morale decente, mentre rinnegheranno la base della moralità che sta nell’essere di Dio. Si sono avventurati nella ricerca di un’autorità creata dall’uomo e che non potrà mai pretendere la sottomissione dell’uomo. Le parole del profeta Osea si sono adempiute nella moderna concezione di Dio che è simile all’idolatria dell’ottavo secolo prima di Cristo. Dell’utile, non personale, pratico dio odierno, può essere ben detto: “Un operaio l’ha fatto, e non è un dio” (Os. 8:6)

Il mondo oggi è senza riposo. Oggi ci sono molte voci, ma non c’è pace. Gli uomini in delirio stanno dicendo ad un dio fatto per servire i loro bisogni sociali: “Salvaci, perché tu sei il nostro dio!” Questi uomini stanno tentando di stabilire una moralità senza poggiarla su dei principi, tentano di trattenere il mare ruggente delle passioni attraverso i deboli argini di fango del proprio tornaconto, cercano di costruirli senza la solida e robusta armatura della volontà di Dio. Quando finirà questo inutile sforzo? Continueremo nel nostro vagabondaggio? Continueremo a barcollare come ubriachi? Ci modelleremo una divinità che possa servire i nostri fini? continueremo a distrarci con gli idoli? O ritorneremo a Dio?

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