La magnifica introduzione alla Bibbia di Olivetano (1535)

Pietro Olivetano (Pierre Robert Olivétan), parente di Giovanni Calvino, era l’autore della prima traduzione protestante della Bibbia in francese, la cosiddetta “Bibbia di Olivetano” che fu pubblicata per la prima volta nel 1535 a Neuchâtel. Questa versione della Bibbia contiene un’introduzione scritta dal cugino Giovanni Calvino.

“Senza l’Evangelo, noi siamo inutili e vani. Senza l’Evangelo, non siamo cristiani. Senza l’Evangelo, ogni ricchezza è povertà, ogni sapienza è follia davanti a Dio, ogni forza è debolezza e ogni giustizia umana è condannata. Ma conoscendo l’Evangelo, noi siamo resi figli di Dio, fratelli di Gesù Cristo, concittadini dei santi, abitanti del regno dei cieli, eredi di Dio con Gesù Cristo … l’Evangelo è la Parola della vita e della verità, è la potenza di Dio che salva chiunque crede …

Oh cristiani e cristiane, ascoltate e apprendete. L’ ignorante sicuramente perirà nella sua ignoranza, e il cieco che segue un altro cieco certamente cadrà con lui nella fossa. Vi è una sola via per la vita e la salvezza, ossia credere e confidare nelle promesse di Dio, le quali non possono essere ottenute senza l’Evangelo. Perché è dall’ascolto e dalla conoscenza dell’Evangelo che viene la fede, e con essa la speranza, l’amore per Dio e per il prossimo. Quindi, in che cosa potete mai sperare se disprezzate e disdegnate di ascoltare, vedere, leggere e ritenere questo santo vangelo? …

Quali cose potranno deviarci e alienarci dall’Evangelo? Saranno le ingiurie, le maledizioni, le disgrazie o le privazioni di onori mondani? Ma sappiamo bene che Gesù Cristo ha percorso lo stesso sentiero che dobbiamo seguire noi, se vogliamo essere suoi discepoli … Saranno gli esilii, le prescrizioni, le privazioni di beni e ricchezze? Ma noi sappiamo che quando siamo cacciati da un paese, tutto il mondo appartiene al Signore, e quando siamo cacciati dal mondo stesso, non siamo per questo fuori del suo regno. E se saremo spogliati dei nostri beni e impoveriti, avremo un Padre assai ricco che ci nutrirà; e lo stesso Cristo si rese povero affinché noi lo seguissimo nella povertà. Saranno forse le afflizioni, le prigioni, le torture e i tormenti? Ma noi sappiamo, per l’ esempio di Gesù Cristo, che questa è la via per arrivare alla gloria. Sarà infine la morte? No, perché la morte non ci priverà della vita da noi desiderata.

In breve, se Gesù Cristo è con noi, non troveremo mai nulla di così maledetto che Egli non benedirà, nulla di così esecrabile che Egli non renderà santo, nulla di così malvagio che Egli non volgerà a nostro bene. Per questo non ci scoraggiamo, quando vediamo che tutte le potenze le forze del mondo sono contro di noi, né siamo desolati, come se ogni speranza fosse andata perduta, quando davanti a noi vediamo morire dei veri servi di Dio …

Voi avete inteso che l’Evangelo vi presenta Gesù Cristo, nel quale sono realizzate tutte le promesse e le grazie di Dio, e vi dichiara che Egli è stato mandato dal Padre, è disceso sulla terra e ha parlato agli uomini, in modo perfetto, di tutto ciò che concerne la nostra salvezza. Per voi, quindi, deve essere certo e chiaro che i tesori del paradiso vi sono aperti, le ricchezze di Dio esibite e la vita eterna rivelata. Perché questa è la vita eterna: conoscere il solo vero Dio e Colui che gli ha mandato, Gesù Cristo. Egli, infatti, è Isacco, il Figlio amato del Padre, che è stato offerto in sacrificio e tuttavia non è stato sopraffatto dalla potenza della morte. Egli è Giacobbe, il vigilante pastore, che ha una così grande cura delle pecore che protegge, Egli è Giuseppe, il buono e compassionevole fratello, che nella sua gloria non si vergognò di riconoscere i suoi fratelli, nonostante la loro condizione bassa e abietta. Egli è Melchisedek, il grande sacerdote vescovo, che ha offerto un sacrificio eterno, una volta per tutte. Egli è Mosè, il sovrano legislatore, che mediante suo Spirito scrisse la sua legge sulle tavole del nostro cuore. Egli e Giosuè, il fedele capitano e guida, che ci conduce alla Terra Promessa. Egli è Davide, il nobile e vittorioso Re, che sottomette con la sua mano tutte le potenze ribelli. Egli è Salomone, il Re magnifico e trionfante, che governa il suo regno in pace e prosperità. Qualsiasi cosa buona si pensi o desideri, quindi, si può trovare soltanto in Gesù Cristo. Perché egli ha umiliato se stesso per esaltare noi; si è fatto servo per renderci liberi; è stato venduto per riacquistarci, fatto prigioniero per liberarci; condannato per assolverci; è stato fatto maledizione per la nostra benedizione, oblazione di peccato per la nostra giustizia, sfigurato perché lui potessimo figurare. Sì, Egli è morto per la nostra vita, affinché la furia fosse resa gentile, l’ira pacificata, le tenebre trasformate in luce, la paura rassicurata, il disprezzo disprezzato, il debito cancellato, il lavoro alleggerito, la tristezza resa gioiosa … la divisione unificata, l’ignominia nobilitata, la ribellione sedata, l’intimidazione intimorita, l’imboscata scoperta, gli assalti assaliti, la forza costretta ad indietreggiare, il combattimento attaccato, la guerra combattuta, la vendetta vendicata, la dannazione condannata, l’abisso sprofondato nell’abisso, l’inferno trasfigurato, la morte uccisa e la mortalità resa immortale.

In breve, la misericordia di Dio ha inghiottito ogni miseria, e la bontà ogni avversità. Perché tutte queste cose, che sogliono essere armi del diavolo per combatterci, e il dardo della morte, sono per noi trasformate in esercizio, affinché possiamo trarne profitto. E se noi siamo in grado di vantarci con l’apostolo, dicendo:” O morte, dov’è il tuo dardo? O inferno, dov’è la tua vittoria?”, è perché, mediante lo Spirito promesso agli eletti, non siamo noi che viviamo, ma è Cristo che vive in noi, e mediante lo Spirito siamo assisi nei luoghi celesti, così che il mondo per noi non è più mondo, sebbene continuiamo a viverci. Ma noi siamo contenti in qualunque paese, luogo e condizione, abbigliamento, vivande e ogni altra cosa. Siamo confortati nelle persecuzioni, gioiosi nelle tristezze, gloriosi nei vituperi, ricchi nella povertà, pazienti nei mali, viventi nella morte.

Ed è vostro compito – re, principi e signori cristiani, che siete ordinati da Dio per punire i malvagi e sostenere i buoni in pace, secondo la Parola di Dio – che questa sacra dottrina, così utile e necessaria, sia pubblicata, insegnata e capita in ogni vostra terra, reame e dominio, affinché Dio sia magnificato in voi e il suo vangelo esaltato; perché per diritto gli è dovuto che tutti i re gli obbediscano in tutto umiltà e servano la sua gloria. Ricordate che il sovrano Impero, sopra ogni regno, principato e signoria, è stato dato dal Padre al Signore Gesù Cristo, al quale ognuno, grande o piccolo, deve ogni timore, riverenza e onore …

E voi che vi chiamate vescovi e pastori della povera gente, badate che il gregge di Gesù Cristo non sia privato della sua pastura, che ad un qualsiasi cristiano non sia proibito leggere e ascoltare liberamente, e nella sua lingua natia, questo santo Evangelo, visto che questa è la volontà di Dio e che Gesù Cristo lo comanda. Per questo, infatti, egli ha mandato i suoi apostoli e servi in tutto il mondo e dato loro capacità di parlare in ogni lingua, affinché essi potessero predicare l’Evangelo a ogni creatura; per questo li ha resi debitori tanto e greci quanto ai barbari, tanto ai sapienti quanto è semplici, affinché nessuno sia escluso dal loro insegnamento. Se veramente voi siete i loro vicari, successori, imitatori, è vostro compito fare altrettanto, badando al gregge cercando ogni mezzo possibile per istruire tutti nella fede di Gesù Cristo, per mezzo della pura parola di Dio. Altrimenti la sentenza è già dichiarata e messa per iscritto, che Dio vi chiederà conto delle loro anime. È la volontà di Dio, mediante suo Spirito Santo, mediante questo sacro e salvifico vangelo, insegnare gli ignoranti, rafforzare i deboli, illuminare i ciechi, affinché la sua verità regni fra le genti e le nazioni, affinché tutto il mondo possa conoscere un Dio e un Salvatore, Gesù Cristo, una fede e un vangelo. Così sia.

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