L’ennesimo articolo sul tema pubbicato da Riforma, inizia con questa frase: “I leader politici di tutto il mondo stanno parlando come dei predicatori. Possano proseguire come credenti», ha detto il pastore Olav Fykse Tveit, segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), mentre ha partecipato alle sessioni di apertura dei negoziati sul clima delle Nazioni Unite a Parigi (COP21) il 30 novembre scorso.”
Questo, insieme a tanti altri indizi, come un’altro articolo dello stesso settimanale dove di parla di “conversione” all’idea del catastrofico riscaldamento globale causato dall’uomo, ci suggerisce che tale ideologia è diventata una vera e propria religione. Come credenti in Cristo dobbiamo precisare che è una falsa religione. Anzi, per la rozzezza e la contraddittorietà delle sue dottrine, gli antichi Romani l’avrebbero definita “superstizione”.
Ci sono tutti gli elementi. La necessità di un atto di fede per accettarne i dogmi: non ci sono prove scientifiche che gli 0,8 gradi di aumento della temperatura negli ultimi 150 anni siano disastrosi o causati dall’uomo. E chi ha detto che la temperatura ideale della quella di 150 anni fa, uno dei periodi più freddi degli ultimi diecimila anni?
Come spesso accade, gli aderenti di quella religione interpretano a loro vantaggio qualsiasi evento “soprannaturale”. Le piogge in certe parti del pianeta aumentano? Colpa del riscaldamento globale. Diminuiscono? Colpa del riscaldamento globale. La temperatura media del pianeta non aumenta dal 1998? Poco importa: il riscaldamento c’è e e tornerà a farsi sentire, più adirato che mai, come gli dèi pagani.
Ogni atto della nostra vita deve essere ispirato a quella religione per non finire nell’inferno ambientalista. I farisei in confronto erano dei faciloni: ogni acquisto ogni spostamento deve essere fatto “evitando le emissioni”, ogni prodotto deve avere l’autorizzazione “ecologica” dei sacerdoti, occorre anche lavarsi poco “per non sprecare acqua”, anche se magari ci si trova in un’area che ne è ricchissima. Come spesso accade, i sacerdoti impongono agli altri sacrifici che poi loro stessi non applicano, come si vide con Al Gore, “messia” del riscaldamento globale e dei bassi consumi, che però nella sola sua abitazione principale consumava venti volte più energia elettrica della media americana, notoriamente tra le più alte dei pianeta.
Come in tutte le religioni, la bestemmia è assai mal vista. Ricordiamo un articolo di Riforma, da noi commentato in due parti (ecco qui la prima parte, e poi seconda parte), in cui una pastora si indignava perché un matematico paragonava il catastrofismo di certi ambientalisti al racconto biblico del diluvio. Beninteso riteneva che ciò fosse offensivo per le tesi degli ambientalisti! Consigliamo di leggere tutto il nostro articolo, ma ecco la frase più importante della pastora: “Non c’è dubbio che la nostra interpretazione del testo biblico sia più che mai importante. A noi tocca farcene seriamente carico per evitare che esso venga preso in ostaggio da scienziati che si fanno beffe del riscaldamento del pianeta.”
Nello stesso articolo emerge anche la tendenza integralista a ritenere affermazioni di organismi religiosi (non della Bibbia) come scientificamente più attendibili di quelle degi scienziati.
(prima parte)
Beh, c’è da divertirsi. Che gli animali e gli uomini con la loro attività finiscano col modificare negativamente l’ambiente, il clima e a depauperare l’ossigeno è una cosa assodata. Il rispetto della natura è nella bibbia? C’è anche in altre religioni. Il vero quesito è perchè questo interesse spropositato delle chiese per un argomento così scontato e ovvio da rappresentare tema di adiaphora?
Secondo me la motivazione è squallidamente politica. Le chiese protestanti sono preda di una leadership rappresentata da borghesucci sfaccendati e annoiati che non hanno altro a cui pensare (sopratutto a cose spirituali).
Per la chiesa viene prima lo spirituale e il resto verrà dato in sovrappiù. Perciò le chiese invitino a pregare e credere di più, ai bicchieri di plastica e ai pannelli solari possono pensarci e occuparsene altri.