Tra le altre cose, lo scorso Sinodo Valdese ha approvato il passaggio a professore ordinario (la più alta categoria nell’ambito universitario) di Teologia Pratica del pastore Enrico Benedetto (vedi foto). Da lui i futuri pastori dovrebbero imparare come “in pratica” si fa i pastori, cosa “in pratica” deve dire o fare un pastore valdese.
Il pastore Benedetto non è valdese, viene dalla Chiesa Riformata di Francia, oggi confluita nella Chiesa Protestante Unita. Ma ben vengano i non valdesi! Arnaud, anche lui Enrico, anche lui era un protestante francese, e che grande valdese è diventato! Senza di lui, e soprattutto senza la Provvidenza che lo ha usato come strumento, oggi non ci sarebbe più una chiesa valdese.
Ma non basta il nome e l’origine. Il professor Enrico Benedetto ha dato un notevole saggio del suo rispetto per il mondo e la storia valdese nella conferenza stampa del 30 agosto 2012 a proposito di una decisione sinodale sulla famiglia che non si è mai capito bene quale sia stata, se non che a coloro che decidono anche per gli altri non andava più giù la concezione valdese della famiglia quale essa è sempre stata, da tempo immemorabile e ben saldamente fino al 1971, quando il Sinodo approvò il severo documento sul matrimonio, tutt’ora non abolito, per il quale la famiglia sono l’uomo e la donna sposati, con i figli da loro generati (o adottati).
Notevole la sua affermazione: “Usciamo dal buono e dal cattivo, proviamo a vivere con uno sguardo di benevolenza, che è lo sguardo del Vangelo, le situazioni di vita, che non sempre ci è dato scegliere, che incontriamo. Investiamo ciò che incontriamo di un impulso che non sia un impulso giudicante. L’Evangelo, se non è questo, ma che cosa sarà mai?” Sarebbe questo l’Evangelo? E se non è questo, che sarà mai? E costui spiega ai giovani come si diventa pastori? Mah…
Ma il meglio di sé, Benedetto l’ha dato sul versante storico: “siamo nati divorziando … ma non solo c’è stata sopravvivenza, ma c’è stata vita, anzi direi che la separazione è stata condizione di vita come in fondo succede nel mondo biologico cellulare. Una cellula cresce dividendosi e separandosi. La divisione è un fattore costitutivo e costruttivo della vita. Si passa, anche nel racconto del libro della Genesi da forme di vita monocellulare o oligocellulare a organismi complessi. E visto che Martin Lutero, ammesso sia stato lui il primo protestante, cosa di cui dubito, non era il frutto di un babbo protestante e di una mamma protestante e ha esordito divorziando … abbiamo esordito con il divorzio dalla chiesa Cattolica Apostolica Romana ma abbiamo mantenuto l’allenamento e la forma per così dire, divorziando, continuando un po’ a divorziare, a separarci al nostro interno.”
Come abbiamo già detto, al professor Benedetto neppure passò per la testa che siamo valdesi, parola e concetto da lui mai citati, che stava parlando a nome di una chiesa che c’era almeno tre secoli e mezzo prima di Lutero e che, anche nella dogmatica storiografia secondo la quale i Valdesi sarebbero nati dal nulla con Valdo, non si separò dalla chiesa occidentale che fa capo a Roma, e non intendeva farlo (tant’è vero che Valdo andò dal Papa per ottenere l’autorizzazione alla sua attività, e la ottenne), ma ne fu espulsa perché voleva svolgerne davvero la missione: predicare l’Evangelo. Nell’altra versione, quella da tutti accettata fino a 150 anni fa, le cose sono ancora più chiare. Scriveva il vescovo Claudio all’inizio del IX secolo: “io non insegno una nuova setta, mi attengo alla pura Verità… reprimo combatto e distruggo quanto più posso le Sette, gli Scismi, le Superstizioni e le Eresie e non cesserò di farlo, con l’aiuto di Dio”, è il papa Pasquale – dice Claudio – che fonda “una nuova Setta, abbandonando la Dottrina degli Apostoli”. Certamente a questi signori fa molto più comodo convincerci che non siamo altro che un insignificante scampolo di quelle chiese riformate che vanno perdendo di pari passo fedeli e fedeltà alla Bibbia, mentre la nostra storia è molto più antica e complessa e ci impone responsabilità, se non altro storiche, assai maggiori. Non risulta alcuna occasione in cui Benedetto abbia dato atto che la nostra radice non è nell’ex monaco agostiniano Martin Lutero. Se chi l’ha nominato professore di teologia pratica per la Chiesa Valdese non gliel’ha detto, glielo ripetiamo noi: “Per sua informazione, caro professore, i Valdesi non si sono mai divisi, se non per una piccola scissione del XIX secolo a San Giovanni, rientrata dopo pochi anni.”
Sappiamo invece bene chi, anche etimologicamente ama la divisione. E sappiamo chi oggi fa di tutto per alimentarla.
Trovo molto vera l’affermazione: “Certamente a questi signori fa molto più comodo convincerci che non siamo altro che un insignificante scampolo di quelle chiese riformate che vanno perdendo di pari passo fedeli e fedeltà alla Bibbia, mentre la nostra storia è molto più antica e complessa e ci impone responsabilità, se non altro storiche, assai maggiori.”
E’ inutile, non possiamo sradicare del tutto le nostre radici storiche, i rami e l’albero stesso possono essere completamente secchi, ma le radici di una memoria storica rimangono anche in alcuni pastori attuali di origine valdese. I nostri padri mai si separarono! la Chiesa cattolica è quella che si separò dalla dottrina degli apostoli; e quando giunse la Riforma, anche in quel periodo la Chiesa valdese non si separò, ma aderì; Ci sono pure dei monumenti che attestano a noi, pronipoti dei fedeli, le prese di posizione dei nostri antenati nei secoli passati…non possiamo far finta di nulla! Noi non siamo un insignificante scampolo, riprendiamo la nostra identità, perché ci appartiene per grazia di Dio…e “ci sentiremo a casa”. Sì, ci hanno strappato l’identità valdese confermata dalle Confessioni di fede, ma non è impossibile ricuperarla se solo proviamo, con fiducia nel Signore, a lasciar rivivere il ricordo della memoria storica vissuta nella fedeltà alla Parola di Dio che è nel profondo delle nostre radici. Che il Signore voglia che sia così fino alla fine dei tempi anche solo per quei due o tre. Amen!