La risoluzione approvata dall’UNESCO che nega il legame dell’ebraismo e del cristianesimo con il Monte del Tempio di Gerusalemme, affermando che il luogo ha unicamente a che fare con la cultura islamica dimostra che il minimalismo biblico, o piuttosto il negazionismo biblico ha strette relazioni con la politica, e conseguenze pratiche.
Una mostruosità come quella di negare che il luogo del Tempio di Salomone, il successivo
Tempio dove Gesù si recò a dodici anni e molte altre volte fino alla settimana finale durante la quale ne scacciò i mercanti, abbia a che fare con l’ebraismo e il cristianesimo è perfettamente congruente con le teorie del tutto anti-scientifiche, ma sostenute da professoroni e sedicenti teologi, secondo cui l’Antico Testamento fu scritto dal IV secolo a.C. in poi per nobilitare un’accozzaglia di gente e far loro credere che erano un popolo. Entrambe le cose alimentano le teorie ulteriormente demenziali di varie orgazizzazioni estremistiche e terroristiche islamiche che negano alla radice la legittimità dello Stato di Israele e affermano che Abramo, Mosè e Gesù, (tremila, duemila e seicento anni rispettivamente prima di Maometto) erano profeti musulmani.
Insomma, l’UNESCO, anche con il voto di paesi cristiani, come Brasile, Sud Africa e Russia, e l’ignava astensione di Italia e molti altri, ha detto ufficialmente che la Bibbia (oltre a tante fonti archeologiche e letterarie non bibliche) è un cumulo di bugie, mentre il Corano e le sue tardive interpretazioni che lo connettono a Gerusalemme che in realtà non cita mai sono veritieri.
Perché? Muto il governo italiano, muto il loquacissimo Bergoglio, mute le chiese protestanti (anti)storiche. Ma, come è scritto, se taceranno loro, parleranno le pietre.
Leonista
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