Ecco le altre parti di questo approfondimento.
Esaurita la “Premessa” – che, come abbiamo visto, è già tutta un programma – si passa all’ “Introduzione”, che esordisce – per non perdere tempo – con l’ennesima tiritera sulla “pluralità della famiglia”, dove – nella foga di inventarsi presunti “nuovi modelli” – parla, tra l’altro, di “famiglie immigrate” e di “convivenza di più generazioni”. Individuare le “famiglie immigrate” come un nuovo tipo di famiglia è davvero stravagante. Solo ai tempi della schiavitù qualcuno osava dire che la famiglia cambia di natura a seconda della provenienza etnica! In realtà, non c’è bisogno di tutti quei teologoni e professoroni per sapere che una madre, un padre e i loro figli sono famiglia, da dovunque provengano e qualunque sia il colore della loro pelle. E quale novità sarebbe la “convivenza di più generazioni”?
Uno potrebbe chiedersi: possibile che costoro – comunque sia persone istruite – dicano stupidaggini del genere? Il fatto è che tutte queste cose non sono fondate sulla logica, non intendono sviluppare un ragionamento. Sono solo giri di parole, cortine fumogene per arrivare in qualche modo al fine ultimo: la celebrazione dell’omosessualità, della teoria gender, l’evaporazione della famiglia e il più sovrano disprezzo per la Parola di Dio.
Ad esempio, dopo l’elencazione di queste presunte nuove famiglie, abbiamo una affermazione categorica e autocelebrativa: “Questa consapevolezza consente alla Chiesa evangelica valdese di calarsi nella concretezza dei problemi e delle sfide quotidiane con accoglienza, amore, perdono e fiducia.” La Chiesa Valdese si “cala” talmente “nella concretezza dei problemi” ecc., che il numero di membri “cala” – appunto – drammaticamente di anno in anno. E poi, queste parole! La “accoglienza” sappiamo bene come la praticano con coloro che dovrebbero essere fratelli in fede: attacchi personali, falsità, censura ed emarginazione. “Amore”: sempre solo per chi piace a loro e possibilmente a spese altrui, essendo bene attenti a confonderlo con il piacere sessuale. “Perdono” per che cosa, visto che non esiste peccato? “Fiducia” in cosa, visto che si fa di tutto per indurre alla diffidenza nella Parola di Dio? Fiducia nel peccato, nelle ideologie umane alla moda, forse.
Sempre nella prima parte dell’introduzione, arrivano le prime due citazioni. Citazioni bibliche? No di certo! Una viene dal “Testo comune per un indirizzo pastorale dei matrimoni tra cattolici e valdesi o metodisti in Italia”, e l’altra da una sentenza della Corte Costituzionale, che non si vede quale peso dovrebbe avere nella disciplina di una chiesa evangelica.
Al punto 4) dell’introduzione abbiamo una notevole novità: l’indicazione che la richiesta di una benedizione/matrimonio senza contestuale matrimonio civilmente valido vada “accolta qualora sia fondata sull’esistenza di un’unione duratura, sulla serietà degli impegni assunti, anche in vista dell’eventuale matrimonio, nei casi in cui esso possa essere celebrato”. Finora si diceva che il matrimonio in chiesa non registrato civilmente era “roba da cattolici”, di solito praticato per i vedovi che si risposano ma non vogliono perdere la pensione di reversibilità del defunto coniuge. Cattolici o no, è indubbiamente una notevole ipocrisia (confermata dall’eufemismo “matrimonio di coscienza” con cui lo si definiva) perché ci si sposa in chiesa “per essere a posto”, ma si vuole risultare non sposati per lo Stato per non perdere la pensione di reversibilità o gli assegni di mantenimento da parte del coniuge divorziato. Ora, cinque anni dopo che noi l’abbiamo segnalato, si sono accorti che con l’introduzione, prima per brutale fatto compiuto e poi per decisione sinodale, delle benedizioni/matrimoni per le coppie dello stesso sesso si violava un chiaro limite posto dal nostro ordinamento, discriminando le coppie eterosessuali. E come risolvono il problema? Ammettendo il “matrimonio di coscienza” anche per le coppie eterosessuali, introducendo – come foglia di fico – limiti contraddittori e vaghi: “l’esistenza di un’unione duratura” e “la serietà degli impegni assunti”. Per quanto riguarda il secondo punto è un limite finto, perché come si fa a non considerare serio un impegno di cui si chiede la consacrazione di una benedizione liturgica? E per quanto riguarda il primo, abbiamo una inversione di ciò che tutt’ora prevede il Documento sul Matrimonio del 1971, in linea con i secoli precedenti e cioè che uno dovrebbe sposarsi per dare inizio a un’unione duratura. Insomma, la chiesa accetta di benedire solo coppie che hanno iniziato la loro unione infischiandosene di essa. Bel principio davvero! Non intendiamo dire che vada ignorata la realtà di tante coppie che iniziano una convivenza e poi ritengono di sancirla in qualche modo, ma che non si può addirittura discriminare coloro che fanno le cose come si è sempre detto dovrebbero essere fatte. E poi, cosa vuol dire “anche in vista del matrimonio”? Ma perché non si sposano e basta? Come dire: chiediamo di essere uniti davanti a Dio e alla Chiesa, poi – se è una cosa seria – andiamo dal sindaco?
(continua)
Io sono sempre stato convinto che il vero matrimonio, per dei credenti, sia quello celebrato di fronte a Dio. Il matrimonio civile, che – ricordiamo – è nato in epoca illuminista dietro insistenza della Massoneria, ha sempre avuto lo scopo di scimmiottare la religione per imporre la scristianizzazione della società. Ancora oggi, in molti Stati, il matrimonio civile NON ESISTE!!! A mio modo di vedere, chi crede si sposi di fronte a Dio, a chi non crede dovrebbe bastare la convivenza (eventualmente sancibile con il matrimonio religioso “di coscienza” in caso di conversione…). Il matrimonio civile (e l’effetto civile del matrimonio religioso) ha un unico caso di utilità, cioè in caso di nozze tra cittadini di Paesi diversi.
Ora la Comunità Laicista Italiana (nota anche come Chiesa Valdese “ufficiale”) propone il matrimonio di coscienza… per conto mio è una nemesi storica!
PS: In ogni caso, va sempre ricordato che la famiglia è formata sempre e soltanto da un marito che è uomo, una moglie che è donna e – se Dio vuole – dei figli.
Non riesco a capire la diffidenza verso il matrimonio civile. Lo stato legifera anche tenendo conto della situazione anagrafica dei cittadini. Il matrimonio civile è necessario allo stato. Se una comunità religiosa voglia riconoscerlo valido o meno dipende dal loro credo. I discepoli di Gesù sono tenuti a rapportarsi agli altri esseri umani, non agli istituti giuridici, il matrimonio religioso si pratichi ad esito positivo della coppia eterosessuale esaminata richiedente.
Invece mi sembra più pericoloso il riferimento alle famiglie immigrate. Dietro questo concetto c’è lo sdoganamento di barbarie che la nostra cultura ha rifiutato, quali la poligamia, i matrimoni con minori non consenzienti e la sottomissione delle mogli ai mariti. Un regalo all’invasione islamica.
Del resto la politica della chiesa valdese è in piena sintonia col piano Kalergi di sostituzione etnica. Come per la nostra nazione, anche all’interno della loro chiesa si tende a non attenzionare gli italiani, a infastidirli e provocarli tanto da suscitare in loro il disinteresse per quella stessa chiesa, tanto, verranno poi rimpiazzati dalla utenza straniera del terzo mondo, la quale più povera e bisognosa sarà facilmente ricattabile e comunque non darà rogne.
Il diversivo dei grandi temi internazionali quali l’immigrazione, il clima e i diritti individuali, fà si che la chiesa non si occupi dei problemi locali e nazionali, con buona pace dei loro mecenati politici. Mai come adesso la chiesa Valdese è stata più contigua al regime.