Il culto di apertura al Sinodo-Assemblea 2022 a Torre Pellice – Impressioni di agosto

[impressioni a cura di “Sentieri Antichi Valdesi” guardando il video ufficiale]
L’immagine di copertina già sottolinea una particolarità: tutti con la mascherina nonostante non sia obbligatoria. Poi si comincia
Le tradizionale musiche d’ingresso all’organo sono sostituite da un gruppo che esegue un brano folk ballabile con intermezzi di musica da segreteria telefonica di una volta.
Primo piano su alcune bibbie, ben chiuse.
Segue: “Com’è dolce al tuo servizio” eseguito da piano e violino.
Curiosamente, diverse file di banchi in fondo restano vuote, mai successo prima. E non c’entra il Covid perché le prime file sono piene piene. Pochissime persone anche nelle gallerie.
Pastori Lino Gabbiano, Ucebi, e Daniele Bouchard, valdese. Gabbiano invita ad alzarsi in piedi. Bouchard invita a salutare i propri vicini e le proprie vicine con un sorriso e a questo fine “vi proponiamo di togliere per un istante la mascherina e di mostrare la nostra capacità di riconoscere le persone intorno a noi anche quando siamo costretti a coprire una parte del volto”. Costretti no, per la verità.
Con sottofondo di “Com’è dolce al tuo servizio” Gabbiano legge l’esordio del salmo 133.
Un ben chiomato signore, forse un pastore, dà il buongiorno e introduce l’inno che l’assemblea deve cantare, “Te celebriamo padre con fervore”, sottolineando l’importanza della musica. Curiosamente poi canta al microfono con voce da solista. Qua e là fa gesti come a dirigere i presenti. Doveva essere un canto dell’assemblea, che deve seguire l’organo, e diventa un canto per solista accompagnato in sottofondo da un sommesso coro.
Una donna, con sottofondo musicale, introduce la canzone/inno seguente “Alleluia”, che viene dal Sudamerica, “una musica di festa liberatrice da ogni oppressione e da ogni violenza”. La signora tenta di dirigere l’assemblea, che, essendo in piedi, la vede a stento, e resta quasi muta di fronte a una melodia sconosciuta.
Confessione dei peccati. Ci sarebbe da chiedersi cosa si intenda per peccati, visto l’atteggiamento generale verso gli insegnamenti biblici. 
Torna il chiomato signore, che introduce l’inno seguente invitando a cantarlo “rimanendo seduti e sedute” (avesse detto solo “seduti”, le donne si sarebbero alzate in piedi?) con diverse enunciazioni che terminano tutte con “perché questo è il mondo che Dio vuole trasformare”. L’inno è dichiaratamente sconosciuto ai presenti e questa volta il dinamico oratore-musico è del tutto solo nel canto, di cui lui stesso deve leggere le parole, dirigendo con ampi gesti i volonterosi che dopo un po’ tentano di associarsi, con il gruppo musicale ad accompagnare.
Annuncio del perdono dei peccati.
La stessa donna di prima presenta “’Amazing Grace’, come chi la compose qualche secolo fa”. Forse voleva dire “come la intitolò chi la compose”, ma in realtà John Newton la chiamò “1 Cronache 17:16-17”, cosa che poteva dare spunto a qualche approfondimento biblico. Nonostante la melodia sia conosciutissima, la donna insiste nel dirigere l’assemblea, che poi – con gesti da pochi compresi – invita a tacere durante un passaggio solo strumentale per poi a riprendere.
Segue la lettura collettiva della “Confessione di fede della speranza”. Dopo la campagna di Sentieri Antichi Valdesi del 2010, che evidenziava come la confessione di fede ufficiale della Chiesa Valdese, quella del 1655, fosse violata e apertamente contraddetta, essa è nascosta o sostituita. Per ben due volte era stata rimpiazzata da una che non era neppure cristiana, oltre che non approvata da nessuno. Oggi ce n’è un’altra, che – bontà sua – liquida con una frasetta l’intero contenuto “delle confessioni di fede” (come, dire che vanno tutte bene! certo, basta non prenderle sul serio, come disse chiaro nel 2010 un pastore, mai smentito da nessuno) e poi va sul socio-politico e diventa una “confessione dei peccati degli altri”, in stile bergogliano, affermando che Dio “vede l’odio che respinge e che divide, che marginalizza, che ferisce e che uccide: … vede la mano infilarsi nelle tasche o nelle borse, per rubare ciò di cui l’altro ha bisogno per vivere; … vede il giudice decidere a favore del più influente, coprendo di ipocrisia la verità e la giustizia; … vede le acque avvelenate e la moria di pesci, l’inquinamento che distrugge la terra e buca il cielo; … vede ipotecarsi l’avvenire e crescere il debito degli uomini”. Dunque “noi” siamo del tutto esenti da questi peccati perché “politicamente corretti”, non odiamo nessuno (tranne – si capisce – chi la pensa in modo diverso, ad esempio prendendo sul serio la vera confessione di fede), non rubiamo a nessuno perché compriamo prodotti “equi e solidali” a cinque volte il prezzo ordinario, ma magari facciamo fallire gli ospedali mettendo in pericolo il lavoro di 500 persone, sosteniamo solo i giudici “onesti”, che cioè condannano quelli che ci sono antipatici, non siamo mai ipocriti perché ipocriti sono solo gli altri, non inquiniamo perché crediamo in Greta e dunque, per mezzo dei suoi scioperi scolastici siamo salvati. Quanto alla speranza, essa è fondamentalmente terrena e socio-politica.     
Segue inno cantato dalla sola cantante/violinista. Chi non sa l’inglese ha capito solo “Gloria in excelsis deo“. 
Lettura di Isaia 65. 
Un brano da 2 Corinzi è letto da una signora con mascherina FFP2 sul mento. Appena finito se la rimette sulla bocca, lasciando il naso ben libero.
Sermone a due dei pastori. Daniele Bouchard: “Come sarà cambiata la vita del nostro paese tra 15 anni? Alcune cose sono facili da prevedere. Saremo un paese più povero e più disuguale.. l’età media sarà aumentata ulteriormente nonostante l’aumento dell’immigrazione, gli investimenti nella sanità pubblica saranno ulteriormente diminuiti con le conseguenze devastanti che potete immaginare quando verrà la prossima pandemia. Lo smantellamento della scuola pubblica sarà proseguito, il clima sarà diventato più estremo… E le nostre chiese, battiste, metodiste e valdesi,  saranno scese dagli attuali 20 mila a 16 mila membri”. 60 anni fa solo i valdesi erano 25 mila. Il calo pauroso di membri – guarda caso – coincide con l’abbandono dei fondamenti biblici: e farsi qualche domanda? I pastori – continua Bouchard – “saranno  scesi da 110 a 90, a volte non riusciremo più a fare scuole domenicali e catechismo. Ci saranno sempre più richieste di assistenza da parte di persone escluse dall’assistenza pubblica smantellata perché le risorse sanno dirottate per favorire il riarmo.” Previsioni da opposizione politica: eppure c’era ancora il governo Draghi.
La parola passa a Gabbiano: “Siamo chiamati e chiamate a sperare”. “Le parole di Isaia sono bellissime, ma Daniele (Bouchard) ci ha fatto un quadro desolante di ciò che è la realtà oggi”.
Riprende Bouchard: “Hai ragione Lino: sono stato pessimista. Del resto sono valdese”. Battuta discutibile, ma è l’unico momento in cui si è ricordata l’identità valdese durante il culto, insieme all’accenno di un membro del concistoro di Torre Pellice, sempre per battuta, al fatto che i valdesi fossero restii a contribuire alla colletta. Continua: “Siamo perplesse. Quanto perplesse siamo! Ma non siamo disperate” (si suppone sia linguaggio inclusivo). “Siamo perseguitati, oggi non più dall’inquisizione o dal cattolicesimo oppressivo degli anni ’50, ma dalle difficoltà interne delle nostre chiese e dalla paura di non trovare la maniera di vivere tra le difficoltà di questo mondo, ma non siamo abbandonati. Siamo atterrate, quando una chiesa si spacca o chiude i battenti, ma non siamo uccise.” (Dunque succedono queste cose? Ma non se ne è mai data notizia!!!) Accanto a Bouchard, Gabbiano sorride. “Siamo quel vaso di terracotta – continua Bouchard – che porta il tesoro dell’Evangelo… affinché proprio questa realtà ecclesiastica così difettosa, così traballante possa essere il luogo in cui la vita di Gesù si manifesta, a noi e per mezzo nostro, al mondo intorno a noi”.
Riprende Gabbiano
Segue un duetto finale, una frase ciascuno.
Gabbiano: “C’è qualcuno di voi che pensa che tra 15 anni la propria chiesa locale avrà convertito un significativo di persone? Se c’è qualcuno che lo crede vi invito ad alzarvi in piedi.” Si alzano, una alla volta, una decina di persone. Nessuno nelle prime quattro file, nessuno nei banchi della Tavola.
Bouchard: “Chi di voi è convinta o convinto che la nostra predicazione darà dei frutti nei prossimi quindici anni, qualunque tipo di frutti? Si alzi in piedi” parecchi si alzano, ma non subito.
Gabbiano: “E chi di voi pensa che l’azione diaconale avrà un effetto positivo nella società italiana? Anche voi alzatevi in piedi” a questo punto sono tutti in piedi, persino la Tavola.
Bouchard: “Chi di voi è convinto che nei prossimi 15 anni troveremo risposte fondate sull’Evangelo alle nuove sfide che la società italiana ci porrà? Si alzi in piedi”. Non possono più alzarsi perché sono tutti in piedi.
Seguono altri “si alzi in piedi”, tra cui questo, di Bouchard: “E chi di voi crede che nel corso dei prossimi 15 anni, qualunque cosa accada, il Signore continuerà a camminare insieme a noi nonostante i nostri limiti nonostante del nostre infedeltà, si alzi in piedi”. Qualunque cosa accada o noi facciamo Dio è con noi?
Inno 27 “Fratelli insieme d’un sol cuore”. Bouchard suggerisce di sostituire la prima parola con “sorelle”, “ma anche ‘fratelli’ può andare”.
CONSACRAZIONE
Si menziona il fatto che Sarah Heinrich “ha sottoscritto la confessione di fede della nostra chiesa”. 
Bouchard: “Ti saremo vicini e vicine; abbiamo bisogna della capacità critica per non battere solo sentieri conosciuti”
Sarah: “Prometto di voler annunciare l’Evangelo rivelato nelle scritture dell’Antico e del Nuovo Testamento. A questo Evangelo si richiama la Confessione di fede della nostra chiesa.” Poi promette di “essere al servizio di tutti e di ciascuno”, non ha detto “e di tutte” e “e di ciascuna”. Segno che si infischierà delle donne della sua comunità o che il politicamente corretto è una idiozia? Per fortuna termina promettendo di essere “una servitora fedele”.
La donna di prima, cantando al microfono dirige l’assemblea, nonostante il pianoforte basterebbe. Perché, per un inno dell’innario, non hanno usato il ben più adatto organo? Va detto che l’assemblea canta abbastanza numerosa.
Saluto agli ospiti, una della chiesa metodista del Brasile e uno della Chiesa Evangelica del Wurttemberg, in servizio alle valli.
“Com’è dolce…” prima solo piano e violino e poi organo e assemblea. Finalmente nessuno gesticola per “dirigere”.
Preghiera “spontanea” (letta) dalla pastora metodista brasiliana. Dice: “Dio nostro, padre e madre”, prega per “coloro che muoiono per difendere la terra, i fiumi, i mari… coloro che soffrono di xenofobia, misoginia, razzismo e omofobia, possano sentire la tua preziosa presenza (ancora confessione dei peccati degli altri) … che non venga mai meno in noi la ricerca della libertà… Perdonaci quando per paura siamo in silenzio davanti alla morte della tua creazione” (peccato di mancato ambientalismo). “Padre e madre nostri, continuiamo a credere nel vostro amore e nella vostra compassione. Resta con noi oggi”. 
Ha detto “vostro amore”, dunque ci propone due divinità, Padre e Madre! Madre natura, Ishtar o Pachamama, che tanto piace a certe “teologhe”. A questo punto, cade ogni legittimità nel criticare il culto mariano. Venerare Maria è eresia, ma venerare Ishtar è idolatria! 
In sintesi: esprimiamo solidarietà e preghiera per le buone intenzioni manifestate, riprovazione per gli spropositi dottrinali, tristezza ma non sorpresa per le contraddizioni, anche esplicite, della Confessione di Fede. L’immagine che emerge da questo culto è quella di un gruppo alla ricerca di una identità, cercandola in Sud America o chissà dove. Ma l’identità valdese è nella fede in Gesù Cristo, quasi assente nel culto, menzionato solo di passaggio e mai nella sua funzione di nostro salvatore e redentore, morto per i NOSTRI peccati, oltre che per quelli degli altri.

Il “Credo Della Speranza” (letto collettivamente dall’assemblea sinodale)

(La confessione di fede della Chiesa Valdese di Rio de La Plata)

Credo in Dio,

il Dio delle confessioni di fede e di tutte le loro verità. Ma soprattutto credo in un Dio che risuscita dalla lettera morta, per diventare parte della mia vita.

Credo in un Dio che accompagna da vicino ogni passo del mio cammino su questa terra: dietro di me, spesso vede i miei errori e ne soffre; ogni tanto accanto a me, mi parla e mi ammaestra; altre volte davanti a me, mi guida e scandisce per me il ritmo del mio procedere.

Credo in un Dio in carne e ossa, Gesù Cristo, un Dio che è vissuto nella mia pelle e che ha usato le mie scarpe. Un Dio che ha mangiato e che ha patito la fame, che ha conosciuto una casa e che ha sofferto la solitudine, che è stato acclamato e che è stato condannato, abbracciato e picchiato, amato  e tradito.

Un Dio che andava alla festa ed anche ai funerali. Un Dio che ha riso e che ha pianto. Credo in un Dio che oggi segue con attenzione quanto succede nel mondo, che vede l’odio che respinge e che divide, che marginalizza, che ferisce e che uccide: che vede la mano infilarsi nelle tasche o nelle borse, per rubare ciò di cui l’altro ha bisogno per vivere; che vede il giudice decidere a favore del più influente, coprendo di ipocrisia la verità e la giustizia; che vede le acque avvelenate e la moria di pesci, l’inquinamento che distrugge la terra e buca il cielo; che vede ipotecarsi l’avvenire e crescere il debito degli uomini.

Credo in un Dio che vede tutto questo…e ne piange, ma credo anche in un Dio che vede una madre partorire, ed è una nuova vita che nasce dal dolore; che vede due fanciulli giocare, ed è un seme di solidarietà che germoglia; che vede il fiore crescere sulle rovine, ed è l’inizio di qualche cosa di nuovo; che vede, in maggio, tre pazze chiedere giustizia, e questa illusione non morirà; che vede il sole alzarsi ogni mattina, ed è un tempo aperto al possibile.

Credo in un Dio che vede tutto questo… e sorride, perché malgrado tutto c’è speranza.

1 commento

  1. Qual è la Confessione di fede della chiesa ufficiale valdese? I pastori valdesi ne sottoscrivono una e ne professano un’altra e un’altra ancora, seminando, in questo modo, il seme della confusione di Babilonia. Al posto di Confessione occorrerebbe scrivere: Confusione di fede valdese. Ma i semi non si confondono, quando una ghianda e una castagna cadono fianco a fianco, l’una non resta inerte per far posto all’altra, ma entrambe obbediscono alle proprie leggi, e nascono e crescono e fioriscono come meglio possono, fino a quando un giorno l’una non oscura e distrugge l’altra. Ci si nutre di castagne e non di ghiande anche se le ghiande possono apparire buone e commestibili.
    Ciò che è apparenza svanirà e verrà distrutto dalla realtà e dalla verità.
    Daniela Valdese

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