Un aspetto dei “sentieri antichi” è il ritorno attuale di giovani che scappano dalle città per mancanza di lavoro, desiderosi di natura, di cose semplici. Con fatica e grandi speranze negli occhi, sognano una vita serena. Comprano qualche capra o mucca e armati di grande volontà, sperano in un futuro migliore. Il “migliore” è già lì per loro nel semplice gesto di entrare nel tempio naturale che è il Creato.
Osservare, in una giornata d’autunno, gli immensi pioppi “ballerini”, che non vibrano più alla brezza luccicanti al sole, ma s’ indorano di un fiammante giallo riscalda il cuore. Tutti gli alberi di mille tinte inneggiano una lode inconsapevole al Dio creatore. La pace di greggi che pascolano tranquillamente, senza nessun tipo di turbamento, trasmette la serenità del Dio che provvede ad ogni nostro bisogno materiale.
Il ritorno all’osservare la natura è l’inizio della consapevolezza che Dio ha creato ogni cosa, l’inizio della guarigione di una ferita etica. Ciò che accompagna i minuti per chi tende l’orecchio è, in lontananza, l’abbaiar dei cani, segno di case, di abitazione nella valle; comignoli che fumano indicano il tepore famigliare del focolare domestico, come i nidi delle rondini in primavera. Sì! Tendere l’orecchio è un arte perduta da riscoprire che permette di udire, non solo al mattino, il canto del gallo che echeggia nel vento, con ritmo costante, ripetendo: risvegliatevi!
DMS
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