di Paolo Castellina
Margot Käßmann, già vescovo (luterano) di Hannover e l’ex presidente della Chiesa protestante in Germania, ha tenuto recentemente una molto partecipata conferenza a Strasburgo, nella chiesa Temple Neuf, dal titolo “I protestanti hanno ancora qualcosa da dire?”.
Ne dà notizia il Dernières Nouvelles d’Alsace. Il giornale, commentando le parole di quella che definisce “la seducente vescovo dalla parlantina sciolta”, rileva come abbia voluto affrontare “l’anima della tradizione protestante”. Mettendo in evidenza l’importanza di avere “uno sguardo critico sul passato” del Protestantesimo, che sarebbe “da rileggere” contro chi “perverte la storia della Riforma”, la Käßmann afferma che bisognerebbe avere “l’onestà intellettuale” di dire che “la Riforma non è stata tollerante” e – tirando fuori i soliti luoghi comuni pretestuosi degli avversari sull’appoggio dato da Lutero alla soppressione violenta delle rivolte contadine e il suo antisemitismo, come pure l’esecuzione nella Ginevra di Calvino del polemista antitrinitario Serveto (senza nemmeno, naturalmente, cercare di comprendere) – mette in rilievo come la chiesa luterana non sia stata sempre “amica della repubblica e della democrazia” e come sia essenziale denunciare la sua “deriva” in un “moralismo inaccettabile e sterile”.
La Käßmann poi mette in rilievo quello che secondo lei è un “dato acquisito” dei più preziosi della Riforma, cioè “il diritto inalienabile di ciascuno di pensare con la sua testa” e che qui la Riforma si riunisca con l’Illuminismo e con gli ideali della democrazia e dell’individualismo. A questo riguardo, come tipico esponente del protestantesimo liberale, mette in rilievo la classica rivendicazione di Martin Lutero contro le imposizioni delle gerarchie ecclesiastiche: “Agire contro la propria coscienza non è né prudente, né lecito. Qui sto fermo”. Mette poi in rilievo come l’anima del Protestantesimo sia l’approccio critico, “il sostenere le proprie convinzioni nel rispetto delle differenze” e l’importanza di “rifondare un’etica politica”. Il giornalista che riassume la conferenza termina dicendo: “Grazie a Margot Käßmann di aver ravvivato questa fiamma”.
Ecco così come la Käßmann, nel ribadire le solite argomentazioni revisioniste tipiche anche di molti conferenzieri valdo-metodisti italiani di oggi, ripropone l’interpretazione del Protestantesimo dei circoli liberali pervertendone il messaggio e distorcendone ad arte la storia – a partire proprio dall’incomprensione (?) della protesta di Lutero che, certo, affermava il diritto alle sue profonde persuasioni contro la tirannia ecclesiastica, ma non in nome dell’individualismo e dell’autonomia del pensiero illuminista, e il fatto che quella stessa sua coscienza fosse “prigioniera della Parola di Dio”. L’affermazione completa di Lutero è infatti: “‘Finché non mi convincerà di essere in errore la testimonianza della Scrittura o la forza trasparente del ragionamento, io mi atterrò a quei passi della Scrittura a cui ho fatto appello. La mia coscienza è prigioniera della parola di Dio e io non posso, né voglio, ritrattare alcunché. Agire contro la propria coscienza non è né prudente, né lecito. Qui sto fermo. Non posso fare altro. Dio mi aiuti. Amen.”
E’ al messaggio dell’intera Bibbia, infatti, che la coscienza autenticamente cristiana è legata, e non “agli ideali dell’illuminismo” ripresi poi dalla Massoneria e dalla moderna teologia neo-liberale. Non sorprende poi che, scagliandosi in modo neanche tanto velato contro l’etica biblica – definita una “deriva” e un “moralismo inaccettabile e sterile” – di fatto risponda alla domanda: “I protestanti hanno ancora qualcosa da dire?” con un implicito: ‘No’ se si attengono alla loro identità storica, ‘Sì’ se si uniscono alle forze “progressiste” e liberali di oggi, facendo eco ai loro slogan e chiudendo o deformando l’insegnamento biblico, e aprendo le chiese “ad ogni vento di dottrina” (moderna). Critici quindi del passato, ma non critici del presente rispetto al quale certi teologi come la Käßmann sono ciechi come talpe o in mala fede!
Vale la pena, infine, di rammentare come la Käßmann abbia dato le dimissioni da vescovo luterano e dalla presidenza delle chiese evangeliche tedesche non per aver ripensato criticamente al suo ruolo e messaggio, ma per ben altro. Il sito dell’anniversario luterano del 2017 così descrive la Käßmann: “Nell’ottobre del 2009 fu la prima donna nominata ai vertici della Chiesa evangelica in Germania (EKD). Dal 1999 è stata vescovo della Chiesa regionale di Hannover, che è la Chiesa più grande tra i membri dell’EKD. Dopo aver guidato in stato di ebbrezza, nel febbraio del 2010 Margot Käßmann ha dato le dimissioni da tutti gli incarichi ecclesiastici. Il 27 aprile 2012 è divenuta ambasciatrice per l’anniversario della Riforma”. Da notare come la parte in neretto sia stata tolta nell’ultima versione del sito www.luther2017.de/en/node/23341, ma è ancora reperibile nella copia della Google cache http://goo.gl/3UqfI4. La cosa per altro è ben nota e, in modo molto “tollerante”, perdonata.
Indipendentemente dalle vicende personali della Käßmann, ci chiediamo come l’anniversario della Riforma del 2017 sia promosso da tale “ambasciatrice” non della fede biblica della Riforma, ma delle idee dell’Illuminismo – fatte passare ingannevolmente come “l’anima del Protestantesimo”.
Gli uomini in nulla hanno pedruto la ragione quanto nella religione,nella quale sassi e chiodi fanno dei martiri.[ Thomas Browne – Hydriotaphia, Urn Burial, 1658 ]