I pericoli del metodo storico-critico – Un dono subdolo fatto da…

Oggi molte Chiese Evangeliche storiche (tra cui la nostra Valdese) adottano nelle loro facoltà di teologia il metodo storico-critico nello studio della Bibbia. Ora se il metodo storico-critico (m.s.c.) presenta alcune utilità, non di meno espone i credenti anche a un grave pericolo: quello di perdere la propria fede!

Cercherò di spiegarmi facendo ricorso ad un paragone, come quelli che usava Gesù (il Regno dei Cieli è come un granello di senape…), con questo esempio non voglio essere offensivo ma semplicemente essere chiaro.

Proviamo a paragonare la Bibbia ad un “delitto su commissione”. In questo tipo di delitto ci sono due autori: da un lato l’esecutore materiale, cioè colui che uccide in cambio di denaro; dall’altro il mandante, ovvero colui che ordina di uccidere, che vuole effettivamente la morte della persona. Ovviamente entrambi sono colpevoli ma se dovessimo individuare il vero responsabile del delitto, colui che aveva la volontà e la premeditazione di uccidere, non avremmo dubbi ad identificarlo nel mandante, anche se quest’ultimo materialmente non ha ucciso nessuno.

Ora noi sappiamo che la Bibbia è una raccolta di sessantasei libri, sessantasei testimonianze rese da una cinquantina di uomini di fede (poiché alcuni autori hanno scritto più di un libro, come ad esempio Paolo e Mosè) su un arco di tempo molto lungo di oltre mille anni. Tutti i credenti sono concordi sul fatto che questi cinquanta autori sono soltanto gli autori materiali dei libri biblici, poiché ogni singolo libro è stato ispirato dallo Spirito Santo. Il mandante della Bibbia è Dio, che se anche non ha vergato la Bibbia di suo pugno, di sicuro ha ispirato gli autori affinché essi mettessero per iscritto quella che era la sua volontà, poiché la Bibbia contiene la volontà di Dio cui un credente si deve attenere per essere tale.

Fatta questa lunga ma necessaria premessa, veniamo al nostro m.s.c. di studio della Scrittura e alla sua pericolosità. Il m.s.c. è un metodo c.d. “scientifico” che quindi nasce fuori dagli ambiti della fede ma che però viene lo stesso applicato allo studio della Bibbia, Parola Rivelata. L’incongruenza di fondo di questo modo di studiare la Bibbia sta nel fatto che la scienza nega l’esistenza di Dio, perché non dimostrabile scientificamente, perciò qualsiasi studio biblico che adotti questo metodo, esclude a priori il mandante, ne nega persino l’esistenza, e quindi concentra tutta la sua attenzione sull’autore materiale, con tutti i limiti (umani) che tali autori potevano avere.

Qual’è dunque l’utilità e qual’è il pericolo di questo metodo?

L’utilità sta nel fatto che, conoscere luoghi, costumi, circostanze storiche dei fatti narrati, può aiutarci a comprendere meglio ciò che leggiamo. A distanza di millenni il significato di certe parole potrebbe essere cambiato, le usanze in voga allora, essere del tutto estranee al nostro tempo etc.

Il pericolo che reca con se però è ancora più grave, perché il m.s.c. è forse uno dei doni più subdoli che il diavolo ha fatto all’uomo, per indurlo ancora una volta ad appagare il suo egoistico e arrogante desiderio di sapere, di essere più di quanto non è.

(prima parte)

Nikodemos

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