Prima parte, seconda parte, terza parte, quarta parte
William Stephen Gilly (1789-1855) era un ecclesiastico e scrittore inglese noto per il suo viaggio di esplorazione della Palestina e della Siria nel 1805-1807 insieme al suo amico il pittore John Martin. Durante il suo soggiorno nella regione, Gilly raccolse informazioni storiche e geografiche sulle località bibliche e pubblicò una relazione sul suo viaggio intitolata “Narrative of an excursion to the mountains of Piemont”, che diventò una fonte importante per la conoscenza della topografia biblica. Inoltre, Gilly è stato anche un importante benefattore dell’Università di Durham, dove ha istituito una cattedra di teologia.
Vedasi l’articolo della wikipedia in: https://it.wikipedia.org/wiki/William_Stephen_Gilly
Il libro originale (in inglese) della sua visita in Piemonte si trova qui. Inizia dicendo: “NELLE più selvagge e appartate di quelle fortezze alpine, che giacciono tra il Clusone e il Pelice, due torrenti di montagna che cadono nel fiume Po, c’è una piccola comunità di uomini arditi e risoluti, che hanno continuato a mantenere la loro indipendenza religiosa contro la supremazia della Chiesa romana per più di mille anni. Sudditi dell’attuale Re di Sardegna, e degli antichi Duchi di Piemonte e di Savoia, e abitanti di quella parte della Provincia di Pinerolo, che è più vicina alle frontiere della Francia, non si assimilano del tutto né agli Italiani né ai Francesi , nei modi, nei costumi, nella religione o nella lingua. La loro posizione nel cuore delle valli, che si estendono lungo le falde orientali delle Alpi Cozie, tra il Monviso e il Col de Sestrieres, diede loro dapprima il nome di Vallenses, Waldenses, o Vaudois“, nome poi impiegato distinguerli come Chiesa riformata ed episcopale”.
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Il 5 gennaio 1823 Gilly arrivò a Torino e constatò con grande sorpresa che, presso la Cappella Britannica dell’Ambasciata inglese a Torino, la funzione religiosa non era svolta in inglese, né con la liturgia anglicana, ma in francese e secondo la liturgia della Chiesa di Ginevra. Predicava quel giorno il pastore Bert, “dotto ed eccellente” pastore valdese di Torre Pellice.
Nell’aprile 1686 iniziò la più feroce persecuzione armata contro i Valdesi, condotta da truppe francesi e piemontesi. Il maresciallo Catinat scrisse al Duca di Savoia: “Avrò l’onore di sferrare il primo colpo contro gli eretici”. Henry Arnaud, allora a capo della fazione favorevole a resistere con le armi, in seguito scriverà: “[Catinat] ebbe anche l’onore di essere ben battuto”.
Dopo la feroce persecuzione del 1686 e l’imprigionamento dei superstiti nelle fortezze piemontesi, dove in gran parte morirono per le atroci condizioni di detenzione, con il Glorioso Rimpatrio in armi, la resistenza nell’inverno 1689-90 e la miracolosa fuga dall’apparente inesorabile assedio alla Balsiglia i Valdesi riconquistarono le loro terre e alla fine il Duca Vittorio Amedeo II di Savoia concesse loro di riprendere possesso di ciò che era loro. Nella successiva guerra contro la Francia, il Duca si trovò a cercare rifugio sicuro per evitare di essere catturato dai francesi. Scelse di farsi ospitare dai Valdesi, a Rorà, sapendo di non poter trovare sudditi più fidati.
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Il Moderatore Rodolphe Peyrani (o Peyran), spiegò così a Gilly l’essenza della Chiesa Valdese e il suo rapporto con la Chiesa di Roma: “Siamo stati chiamati eretici, e Ariani, e Manichei, e Catari,ma noi siamo come voi (la Chiesa d’Inghilterra, N.) una chiesa costruita in Cristo, con la disciplina e la regolare amministrazione del culto che costituisce una chiesa. Abbiamo aderito ai puri principi dell’età Apostolica, e i Cattolici Romani si sono separati da noi. La nostra è la successione apostolica, dalla quale la gerarchia romana si è allontanata, non viceversa.” E citava il libro di Jean Léger per le testimonianze storiche al riguardo.
Solo 187 anni fa i Valdesi vedevano se stessi così: non una chiesa – tanto meno una setta – nata nel XII secolo che cercava di ritornare alla vera dottrina evangelica e apostolica, ma la chiesa dei veri successori degli apostoli, dei quali avevano sempre seguito gli insegnamenti. La Chiesa di Roma se n’era invece allontanata. Come scrisse il vescovo Claudio mille anni prima, era il Papa ad essere eretico, non lui.
Questo concetto non era una mera petizione di principio (“io ho ragione e tu torto”) ma discendeva oggettivamente dal fatto che Claudio, Valdo e i Valdesi in generale non avevano cambiato, era la Chiesa di Roma ad aver cambiato. Pensando a questo, stridono ancor più le stravaganti innovazioni recentemente introdotte. Un cattolico potrebbe dirci: “I vostri padri sostenevano di seguire la vera dottrina, ma oggi voi vi siete drasticamente distaccati da ciò che essi dicevano e facevano. Perciò o sbagliavano loro o sbagliate voi. In entrambi i casi, non avete più nulla di apostolico”. Ineccepibile.
Il Moderatore Peyrani raccontò a Gilly di quando fece parte di una delegazione incaricata di incontrare Napoleone Bonaparte (probabilmente nel 1805). Fu l’imperatore che si rivolse per primo a Peyrani.
Napoleone: “Voi fate parte del clero protestante ?”
Peyrani: “Sì, Maestà, e sono moderatore della Chiesa Valdese.”
N.: “Siete scismatici rispetto alla Chiesa di Roma ?”
P.: “Non scismatici, spero, ma separatisti per scrupolo di coscienza, su basi che noi riteniamo Scritturali.”
N.: “Avete avuto uomini valorosi fra di voi. Ma le vostre montagne sono i migliori bastioni che si possano avere. Cesare ebbe gravi difficoltà a superarli con cinque legioni. Fu Arnaud il comandante del Glorioso Rimpatrio, vero ?
P.: “Sì, Maestà. Noi siamo convinti che la Provvidenza abbia aiutato il nostro popolo.”
N.: “Da quando siete una chiesa indipendente.”
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Supporto internazionale ai tempi di Gilly.
(Molto approssimativamente possiamo dire che 1 franco del 1823 equivale a 10 euro del 2010)
L’Inghilterra garantiva un supporto in denaro di 300 franchi annui ai pastori valdesi (3900 f. in totale), che però sospese nel 1797, dopo che le Valli erano diventate uno dei domini di Napoleone.
A rimborso del lavoro da loro svolto nella tenuta dei registri della popolazione, Napoleone assegnò ai pastori la rendita di certe terre che era di 1000 franchi all’anno per ciascuno di essi, cui si aggiungevano 200 franchi pagati dalla tesoreria: in totale circa 15.000 franchi.
Il comitato olandese garantiva 100 franchi ai due pastori più anziani e 75 ai tre che seguivano in età.
Meno generosamente il Re di Sardegna garantiva 600-640 franchi all’anno ad ogni pastore (circa 8000 in totale) ricavati da una tassa che gravava solo sui Valdesi!
In totale i pastori potevano perciò contare su 1000-1040 f all’anno, con i quali dovevano però gestire anche le spese per la loro abitazione e per il loro ufficio, libri ecc. Il moderatore aveva a suo carico anche la corrispondenza in quanto rappresentante della Chiesa.
La Svizzera contribuiva con 600 franchi alle spese di 4 studenti in teologia a Losanna.
Tra il 1820 e il 1825 l’Olanda donò 17.675 franchi per scuole, pastori emeriti e vedove di pastori.
Il Re di Prussia diede 10.000 franchi per gli stessi fini.
Alessandro I, Zar delle Russie donò 6000 franchi per una nuova chiesa a Pomaretto, 2000 per supporto generale e 4000 per la costruzione dell’Ospedale di Torre Pellice. Quest’ultima somma fu decisiva per rendere possibile l’impresa di avere un ospedale per i Valdesi, allora in estrema povertà, discriminati e vessati dal governo. L’ospedale esiste ancora, ma non è più di proprietà valdese dal 2003, quando un debito di oltre 60 milioni (una somma circa millecinquecento volte superiore a quella donata dallo Zar!) costrinse la Chiesa a cederlo alla Regione Piemonte.
Mentre Gilly passava all’altezza di Luserna, sulla riva sinistra del Pellice, nel luogo dove oggi sorge il centro di Luserna San Giovanni e che allora era quasi disabitato, gli fu indicato un punto del torrente dove accadde un episodio notevole, non ben individuato nel tempo. Un giovane valdese di San Giovanni aveva lavorato a lungo alla conversione di un coetaneo cattolico, andandolo a trovare tutte le sere per spiegargli le ragioni della propria fede. Ma proprio la sera nella quale sperava che l’amico cattolico avrebbe fatto il passo decisivo, una piena del Pellice aveva interrotto ogni possibilità di attraversarlo. Il suo ardore missionario era tale che si gettò a nuoto i vortici del torrente, che quando è in piena merita certo il nome di fiume. E il suo coraggio fu premiato, non solo nel sopravvivere ai flutti, ma dalla conversione del giovane cattolico.