Prima parte, seconda parte, terza parte, quarta parte,
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“Fra i Valdesi la pura felicità terrena”
Gilly, molto preciso e talora meticoloso nelle sue narrazioni, lascia anche molto spazio al sentimento. Gli viene detto che durante l’estate i culti vengono spesso tenuti all’aperto, in anfiteatri naturali al riparo dal sole. Scrive: “Una comunità raccolta in un luogo tale deve dar vita ai più sublimi sentimenti che l’uomo sia in grado di provare… Se la pura felicità può trovarsi sulla terra, deve essere tra questa gente, i cui desideri sono limitati dalla loro possibilità di ottenerli e che non conoscono altri piaceri che quelli che possono esistere tra queste montagne… La voce della religione può essere appena sentita nei luoghi affollati, ma è forte sulle montagne, dove è visibile e testimoniata la grandezza del Creatore. Fortunatamente per i Valdesi, essi hanno questo sentimento nella maggiore purezza, e possiamo trovare una ragione sufficiente per la loro frugale felicità nella sincerità della loro religione. Tutti i pastori concordano nello stabilire lo stesso credo, le stesse speranze, gli stessi doveri. La loro fede è scevra dal fanatismo e le loro opinioni religiose sono mantenute senza divergenze o divisioni.
“Mandateci dei libri”
Nonostante le gravi ristrettezze economiche – dice Gilly – ciò che chiedevano i Valdesi ai loro visitatori era una sola: libri. Catechismi di Ostervald, Salmi con la musica e altri libri per l’istruzione religiosa. Il pastore di Torre Pellice, in particolare chiede piccoli trattati per motivare gli allievi della Scuola Domenicale.
I figli di un capitano inglese vivevano nella casa del pastore Bert, a Bobbio Pellice
Gilly incontrò non soltanto il moderatore Peyran, ma anche il pastore Amedeo Bert, che poco dopo gli succederà. Con sua grande sorpresa, con il pastore Bert c’erano due piccoli inglesi, di 12 e 9 anni, figli del Capitano Humphreys, di Stockport. Il Capitano ne aveva affidato l’educazione al dotto pastore da ben 3 o 4 anni, al punto che il più giovane dei due a stento ricordava la propria lingua madre.
L’ultimo tentativo di sterminare i Valdesi (1794)
Ottocento fanatici cattolici si erano proposti di sterminare i Valdesi della Val Pellice. Per questo, avevano diffuso la falsa notizia che il forte di Mirabuc, che difendeva il confine della valle con la Francia, era stato preso dai Francesi per il tradimento dei Valdesi. In realtà non c’era nessun valdese tra i difensori del forte costretti alla resa e tutti i valdesi abili alle armi avevano validamente difeso i confini piemontesi in altri settori del fronte.
I fanatici pensavano di approfittare della lontananza degli uomini per sterminare le loro famiglie, a poco più di un secolo di distanza dal precedente tentativo di sterminio totale. All’ultimo momento, furono informati della scellerata impresa due cattolici, che i congiurati pensavano di poter coinvolgere per via del loro noto rigore religioso cattolico: il capitano della milizia di stanza a Cavour, Odetti, e il curato di Luserna Don Brienza. Costoro erano però veri cristiani, ebbero orrore di quanto si voleva fare e avvertirono loro amici valdesi.
La notizia arrivò ai soldati valdesi al fronte, che faticarono diverse ore per convincere il loro comandante a lasciarli venire in soccorso ai loro cari. Quando il permesso fu concesso, nel pomeriggio di quello stesso 24 maggio per il quale era previsto l’attacco, si lanciarono disperatamente dalle montagne verso Torre Pellice, dove il massacro doveva iniziare all’imbrunire, al segnale della campana del convento. Divorarono i quindici-venti chilometri con il cuore in gola, ma mentre erano prossimi a Torre Pellice, scoppiò un furioso temporale la cui violenza rallentò la corsa che si arrestò del tutto davanti a un torrente il cui attraversamento era reso impossibile dall’improvvisa corrente. Mentre si ingegnavano a tentare ugualmente il passaggio, udirono la campana del convento dare il segnale previsto. Temevano ormai di dover vendicare il massacro anziché prevenirlo, ma quando, un paio d’ore dopo, arrivarono a Torre, appresero che il temporale, che era sembrato fatale, era stato invece provvidenziale: mentre aveva solo rallentato i soccorritori, aveva bloccato una parte importante degli assassini. Quelli che erano già pronti all’azione attesero che arrivassero altri complici per agire, ma prima dei rinforzi arrivarono gli uomini valdesi.
Il Gilly fu colpito dal fatto che i valdesi si accontentarono della salvezza dei loro cari e non torsero un capello a nessuno dei fanatici. E sottolineò il fatto che il comandante del reparto dei valdesi, il generale Godin, svizzero, fu rimosso dal comando per aver permesso ai suoi uomini di allontanarsi, sia pure per poche ore, dalla linea del fronte.
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Il Glorioso Rimpatrio annunciato dall’Apocalisse
Gilly descrive il duro lavoro della coltivazione nelle Valli Valdesi, in aree impervie, senza cavalli e muli che gli agricoltori non si possono permettere, su un suolo pietroso che necessità continuo lavoro per mantenere i terrazzamenti lottando contro l’erosione dell’acqua. E afferma che diversi “scrittori ecclesiastici” hanno anche per questo pensato che ai Valdesi alludesse Apocalisse 12:6,14 e 17: “6 E la donna fuggì nel deserto, dove ha un luogo preparato da Dio, perché vi sia nutrita durante milleduecentosessanta giorni. 14 Ma furono date alla donna le due ali della grande aquila, per volare nel deserto nel suo luogo, dove essa è nutrita per un tempo, dei tempi e la metà di un tempo, lontano dalla presenza del serpente. 17 Il dragone allora si adirò contro la donna e se ne andò a far guerra col resto della progenie di lei, che custodisce i comandamenti di Dio ed ha la testimonianza di Gesù Cristo.” E altri pensano che Apocalisse 11:11 si riferisca al Glorioso Rimpatrio: “Ma dopo tre giorni e mezzo lo spirito di vita, che procede da Dio, entrò in loro; essi si alzarono in piedi e un grande spavento cadde su coloro che li videro.” I tre giorni e mezzo sarebbero infatti tre anni e mezzo. I Valdesi furono infatti completamente scacciati o deportati dalle loro Valli nella seconda metà del 1686 e vi si ristabilirono con l’editto del 4 giugno 1690. Thomas Newton (1707-1782) racconta che tale vescovo Lloyd era persuaso di questa profezia prima ancora che si compiesse, tanto che esortò un pastore valdese profugo, tale “Jordan” – secondo altri testi i profughi erano due – a tornare a casa proprio in vista di questo evento, per poi udire con gioia la notizia dell’avvenuto compiersi di quanto da lui previsto sulla base della Bibbia. nel periodo in cui avvenne il Glorioso Rimpatrio. A ben vedere, anche i 1260 giorni di Apocalisse 12:6 sono tre anni e mezzo!
Durissimo lavoro dei pastori (che erano solo 13)
Nel suo viaggio del 1823 Gilly constata il tremendo lavoro compiuto dai pastori: il tempio è aperto la Domenica per i culti, Lunedì e Mercoledì per il catechismo, Giovedì per preghiere e un sermone. Anziani, malati e giovani non mancano mai del loro sostegno. E le risorse economiche sono così scarse che spesso devono anche fare qualche lavoro per mantenere sé e la famiglia. Tutto questo, quando sono tredici per ventimila valdesi. Oggi i valdesi sono diciannovemila e i pastori più di novanta, tant’è vero che al Sinodo bisogna escluderne un certo numero per evitare che il Sinodo sia a maggioranza di pastori! A parte altre considerazioni, questo vuol dire che all’epoca in Sinodo i pastori erano una piccola, ma autorevole minoranza. Oggi sono addirittura la metà, e in pratica hanno tutte le decisioni in mano.
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Nessuna lusinga o minaccia sviò i Valdesi
Gilly si meraviglia della costanza dei Valdesi:
“È straordinario che le sole ventimila persone rimaste, con solo tredici guide spirituali, abbiano preservato la propria integrità, e continuino ad aderire alla fede dei loro antenati, tra tutti gli inganni, le lusinghe e i terrori che sono stati costantemente posti in atto per indurli ad entrare nel recinto della Chiesa Romana. Offerte della natura più attraente, somme di denaro, pensioni vitalizie, pubblici impieghi, promozioni nell’esercito, concessioni di terreni sono notoriamente offerti a coloro che cambiano religione. Ma per quanto siano poveri ed emarginati, raramente si accade che fra di loro vi sia un apostata.”
Le ragazze cattoliche si rifugiarono tra i Valdesi
1560. Emanuele Filiberto, Duca di Savoia, cede alle pressioni di Filippo II, Re di Spagna, e attacca i Valdesi. Un’armata sanguinaria occupa il fondovalle: San Giovanni, Torre Pellice e Villar Pellice. I valdesi sono costretti a rifugiarsi nelle zone più alte della valle. Le famiglie romano cattoliche avrebbero potuto restare nelle loro case, ma la condotta della soldataglia era così “licenziosa” che le giovani donne preferirono porsi sotto la protezione dei Valdesi ad Angrogna.
Valdesi i domestici più affidabili
Non solo ai tempi di Gilly, ma persino nel ‘600, in mezzo alle più feroci persecuzioni, le nobili famiglie romano cattoliche di Torino, Genova e del resto dello stato sabaudo preferivano i domestici e le domestiche valdesi a chiunque altro, per la loro onestà e lealtà.