Alla Tavola Valdese
OGGETTO: ricorso alla sessione sinodale ai sensi dell’articolo 24B del Regolamento sul sinodo – RG/RZ) contro l’ordine del giorno votato dal Sinodo 26 agosto 2011 e pubblicato sul settimanale Riforma con il titolo “Cultura e comunicazione” (Allegato A)
Oggetto del ricorso
Ai sensi dell’articolo 24B del Regolamento sul sinodo – RG/RZ, i sottoscritti, collaboratori o lettori del sito internet www.valdesi.eu propongono ricorso alla sessione sinodale europea contro l’ultimo ordine del giorno approvato venerdì 26 agosto 2011 (Allegato A), prima di passare alle elezioni. Secondo le informazioni a nostra disposizione, tale documento sarebbe stato presentato dalla Commissione d’Esame. Esso è stato pubblicato dal settimanale Riforma con il titolo “Cultura e comunicazione” e si riferisce senza dubbio a valdesi.eu. Il nome non è citato nel documento, ma le allusioni sono chiare, se pure in parte non vere, e, a scanso di equivoci, nel dare conto dell’atto sinodale, Riforma – unica fonte ufficiale pubblica sui lavori del Sinodo – citava nella titolazione, e ampiamente nel testo, “valdesi.eu”, indicandolo come unico bersaglio dell’ordine del giorno.
Lettera al Sinodo 2012 sullo stesso argomento
Già in vista del Sinodo 2012 un gruppo simile a quello che oggi firma il presente ricorso aveva scritto una lettera (Allegato B) indirizzata al Presidente del Sinodo, alla Tavola Valdese e alla Commissione d’Esame chiedendo l’annullamento o la rettifica dell’ordine del giorno.
A tale lettera, in data 3 settembre 2012 replicava cortesemente la Presidente del Sinodo Marcella Tron Bodmer (Allegato C), riferendo che il Seggio da lei presieduto non aveva potuto prendere in considerazione la richiesta in quanto esso “può porre alla discussione del Sinodo soltanto argomenti che gli sono stati presentati secondo quanto previsto dai regolamenti (artt.16 A, 17,17 A, 23,23 C,24 Cdel Regolamento sul sinodo – RG / RZ)” e “[n]essuno dei soggetti aventi diritto ad assumere l’iniziativa di fare proposte al Sinodo ha fatto pervenire al Seggio alcunché di relativo alla questione in oggetto”.
Sulla conformità al Regolamento sul Sinodo della messa in discussione dell’ordine del giorno “Cultura e comunicazione”
L’argomento dell’ordine del giorno “Cultura e comunicazione” non era stato trattato nel corso del Sinodo, né il testo presentato è stato illustrato o motivato da nessuno, ma è stato posto al voto dopo quattro dichiarazioni di voto, mentre diversi altri membri del Sinodo avevano chiesto di parlare.
Nonostante l’articolo 9 del regolamento del Sinodo dica che “[a]lle sedute possono assistere tutti i membri delle chiese”, proprio dal Sinodo 2011, ciò non è stato possibile. Pertanto, per i comuni membri di chiesa, non è stato neppure possibile capire chi ha presentato l’ordine del giorno, ma un deputato riferisce che è stato presentato dalla Commissione d’Esame.
L’articolo 16 A del regolamento sinodale recita: “Le dette commissioni [d’esame] debbono limitare il proprio lavoro ad un’analisi dell’operato dell’organo ecclesiastico soggetto al loro esame ed indicare al sinodo se quello ha, e in qual modo, assolto il suo mandato. La relazione delle commissioni d’esame deve presentare al sinodo quali sono gli argomenti contenuti o meno nelle relazioni degli organi soggetti al loro esame, sui quali è necessaria una discussione da parte dell’assemblea”.
È evidente che l’attività del sito valdesi.eu non rientra nell’operato degli organi ecclesiastici soggetti all’esame delle commissioni d’esame, e dunque la presentazione dell’ordine del giorno “Cultura e comunicazione” è incompatibile con i compiti della commissione stessa.
Inoltre, secondo quanto la presidente del Sinodo 2012 ci ha scritto, “[i]l Seggio del Sinodo… può porre alla discussione del Sinodo soltanto argomenti che gli sono stati presentati secondo quanto previsto dai regolamenti (artt.16 A, 17,17 A, 23,23 C,24 Cdel Regolamento sul sinodo – RG / RZ)”. Sulla base di questo criterio è evidente che l’ordine del giorno del 2011 non poteva essere messo in discussione, men che meno su proposta della Commissione d’Esame.
Sulle imprecisioni e falsità contenute nell’ordine del giorno
1) L’ordine del giorno parla di “siti web che utilizzano domini contenenti l’aggettivo ‘valdese’ “. Innanzitutto, il sito è sempre stato* uno solo, dunque il riferimento a “siti web” è errato, e ciò dispiace in un documento ufficiale della nostra chiesa. È vero che a quel sito si arrivava, oltre che dal dominio www.valdesi.eu, anche da www.chiesa-valdese.it. Ma anche al sito ufficiale dell’Unione delle chiese metodiste e valdesi si arriva attraverso diversi domini, eppure, dire che ci sono diversi siti ufficiali sarebbe una falsità. Peraltro, su richiesta di autorevole esponente della Tavola, fin dal 2010 l’indirizzo principale è stato individuato nel primo, mentre il secondo era solo un rimando. In ogni caso, sempre come segno di buona volontà, www.chiesa-valdese.it è stato abbandonato. Il fatto che l’ordine del giorno parli di “siti web” al plurale è tutt’altro che un dettaglio, poiché nella stessa frase si parla nientemeno che di una “campagna di denigrazione”, espressione che troverebbe un barlume di fondamento se davvero ci fosse una pluralità di siti, ma riferita a uno solo, dal costo totale di meno di cinquanta euro all’anno, con due o tre nuovi articoli per settimana, in gran parte brevi meditazioni bibliche senza alcun riferimento all’attualità, è davvero totalmente infondata.
2) L’ordine del giorno parla di “campagna di denigrazione” messa in atto da valdesi.eu (falsamente descritto come una pluralità di siti) e di “attacchi personali”. Sulla completa infondatezza dell’espressione “campagna” abbiamo già detto. Parliamo ora di “denigrazione” e “attacchi personali”. In valdesi.eu si trovano certamente delle critiche a molte decisioni prese dagli organi della chiesa valdese o a pubbliche dichiarazioni di suoi esponenti, ma è infondato parlare di “denigrazione”, ancor meno di “campagna di denigrazione”, men che meno di “attacchi personali”. Nel sito ci si limita a citare opinioni e discuterle, evidenziandone i punti deboli, le conseguenze e le contraddizioni, senza mai esprimere giudizi sulle persone. Risulta che al sito stesso non sia mai giunto alcun messaggio che smentisse notizie, opinioni o prospettazioni, e comunque non è mai stato omesso di pubblicare con la massima celerità messaggi di opinione diversa, anche quando includevano – quelli sì – attacchi personali. Se così non fosse, preghiamo di segnalarlo. E in ogni caso saremo i primi a promuovere la pubblicazione di qualsiasi smentita, rettifica, precisazione o protesta riguardante i contenuti di quel sito. Non vorremmo che il problema non fossero i presunti attacchi personali, ma le nostre opinioni e il fatto che il sito ha sottolineato talune pubbliche dichiarazioni di esponenti valdesi, di posizioni opposte a quelle del sito stesso, dichiarazioni mai pubblicate dagli organi di informazione ufficiale della nostra chiesa, che si è rifiutato di pubblicare le lettere che le citavano.
3) Contrariamente a quanto l’ordine del giorno può far pensare, valdesi.eu non ha mai pubblicato “video relativi al dibattito sinodale registrati senza l’autorizzazione”, né li ha in nessun modo segnalati o diffusi. Spiace non solo l’infondatezza della sostanza, ma anche il modo obliquo con cui viene messa avanti l’accusa, peraltro esplicitata nell’articolo comparso in proposito su Riforma.
Sul rimanente contenuto della condanna (“deplorazione”) del sito valdesi.eu
Nella lunghissima storia dei sinodi valdesi non conosciamo alcun precedente di condanna verso membri di chiesa. E non sapremmo neppure citare condanne contro altri soggetti. Di certo non ve ne furono contro i persecutori. Dovrebbe perciò trattarsi di un fatto di estrema gravità. Ci ha molto sorpresi la condanna verso di noi nel 2011, visto che nel 2010 un appello al Sinodo per la fedeltà alla Confessione di Fede, lanciato proprio da valdesi.eu e firmato da molti di noi, non era stato ritenuto degno di alcuna risposta e addirittura il presidente del Sinodo, il dottor Marco Bouchard, aveva richiamato un pastore per averlo citato. Il passaggio dall’essere ignorati a essere protagonisti, sia pure negativi, di un documento sinodale è stato brusco e inaspettato, e preceduto da un’altra anomalia: la lettera del pastore pentecostale Giuseppe E. Laiso, su argomenti simili a quelli toccati dall’appello dell’anno prima, non ignorata, ma letta pubblicamente in Sinodo e commentata, sia pure negativamente, dalla moderatora. E pensare che l’Appello era firmato anche da diversi pastori evangelici, come Laiso, e soprattutto da oltre 40 membri di chiesa valdese tra cui un pastore. Disparità che non riusciamo a comprendere.
L’ordine del giorno contiene una implicita esecrazione dell’uso dell’aggettivo “valdese”. L’articolo di Riforma che dà notizia dell’ordine del giorno arriva a citare le parole del Regio Decreto del 1942 “in materia di marchi registrati”, ora confluite nel Codice della proprietà industriale, nonostante entrambe le norme tutelino solo
gli elementi “atti a distinguere i prodotti o i servizi di un’impresa da quelli di altre imprese”, dunque una norma del tutto estranea alla nostra vicenda. Una facile ricerca rivela che – solo in lingua italiana – ci sono molte centinaia, forse migliaia, di siti che si definiscono cattolici e che spesso hanno le parola “cattolico” o “cattolici” nel nome (negli altri casi hanno denominazioni derivate da santi, congregazioni, personaggi biblici e altri “nomi sacri”), la maggior parte dei quali non è espressione della gerarchia che fa capo al vescovo di Roma. Per aprire un sito contenente l’aggettivo “cattolico” non c’è bisogno di alcuna autorizzazione papale o vescovile, tant’è vero che in molti di essi si trovano pesanti attacchi alle gerarchie cattolico romane. Anche gruppi al di fuori della gerarchia cattolico-romana usano indisturbati l’aggettivo “cattolico”. Ad esempio, il sito chiesa-cattolica.net (versione in inglese catholic-saints.net) si accredita in ogni cosa come espressione della Chiesa Cattolica Romana “cui appartengono tutti i cristiani battezzati”, ma poi evidenzia alcuni “dettagli”: chiama il Concilio Vaticano II “Concilio di Apostasia dell’Anticristo”, dopo il quale ciò che è conosciuto come Chiesa Cattolica è divenuto “setta eretica” e qualifica come “Antipapi” i pontefici da Paolo VI ad oggi. È difficile immaginare che costoro abbiano ottenuto il consenso del Vaticano per esprimere queste cose sotto il nome di “cattolico”. Ci è arduo pensare che nella nostra chiesa ci sia meno libertà, specie per chi si propone di ricordare a tutti i valdesi, a cominciare da noi stessi, i fondamenti della nostra fede. Ricordiamo altresì il nome della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, costituita – tra gli altri – dalla nostra Unione delle Chiese Metodiste e Valdesi: la federazione si definisce “delle Chiese Evangeliche”, quando in realtà almeno il 90% degli evangelici italiani fa parte di altre chiese. Eppure nessuno contesta questa denominazione. La stessa cosa vale per la trasmissione Protestantesimo, diffusa dalla RAI e gestita dalla stessa FCEI, mentre gran parte di coloro che rivendicano, non del tutto legittimamente dal punto di vista storico, la qualifica di “protestanti” non ne fanno parte.
Mentre si attribuiscono a valdesi.eu “attacchi personali” constatiamo che proprio in un organo ufficiale di informazione della Chiesa, i firmatari del rispettosissimo Appello al Sinodo del 2010 (“ci appelliamo umilmente al Sinodo affinché…”), in articoli del settimanale Riforma furono chiamati “ossessionati” che fanno citazioni bibliche “strumentali”, in un “appiattente anacronismo”, che hanno una lettura della Bibbia “fondamentalistico-politica, in senso deteriore”. Accanto a questi feroci giudizi sommari, non mancava l’accusa di “giudicare gli altri fratelli e la loro fede” e si arrivò anche a intimare ripensamenti “pena lo scadere nell’idolatria e nell’infedeltà (condannate dalla Scrittura)” oltre ad accuse false su fatti che nulla avevano a che fare con l’appello. Tutto questo sull’organo ufficiale della nostra e di altre chiese, non su un modestissimo sito gestito da qualche membro di chiesa.
L’ordine del giorno “deplora la pubblicazione… di pubblicità a pagamento su organi di stampa che denunciano ‘censure’ nell’informazione sul dibattito interno alla Chiesa”. In questo caso il testo dell’ordine del giorno approvato trae fortemente in inganno, inducendo a credere che la denuncia delle “censure” fosse contenuto essenziale, e ingiustificato, delle inserzioni e che queste siano state pubblicate su organi di stampa esterni per una sorta di volontà denigratoria. La realtà è ben diversa. Tutto origina da una lettera inviata il 1° aprile 2011 a Riforma da uno di noi (Allegato D) in cui si sottolineavano importanti dichiarazioni di un pastore, rilasciate durante un programma televisivo della Rai, ma mai riportate dal nostro settimanale e si chiedeva quali conseguenze esse dovevano avere sulle posizioni dell’Unione delle Chiese Metodiste e Valdesi, anche tenuto conto degli importanti incarichi dell’autore delle dichiarazioni.
In mancanza di risposta, il 18 aprile veniva sollecitata, richiedendo, in caso di rifiuto, un preventivo per pubblicarla come inserzione a pagamento (Allegato E).
Il 22 aprile, il direttore di Riforma, rifiutava (Allegato F) l’ipotesi della pubblicazione a pagamento. Proponeva di pubblicare la lettera solo a condizione di “smussare i toni dell’attacco personale” al pastore in questione (che però consisteva solo nel riportare testualmente le sue parole, peraltro già trasmesse dalla RAI, che citavano esse sì fatti privati ma presentandoli come un esempio di ciò che significa essere valdese; veniva allora chiesto quali conseguenze si dovevano trarre da esse per i valdesi in generale), chiedeva – con una certa supponenza – di “alzare il livello” della lettera e di omettere parti dello scritto, oltre a negare la veridicità dell’affermazione “oltre il 40% dei deputati non ha votato l’ordine del giorno” sulle benedizioni alle coppie dello stesso sesso, che è un fatto appurato.
Di fronte a queste irragionevoli opposizioni e al rifiuto dell’inserzione con il testo della lettera, il 3 maggio lo stesso lettore chiese, a nome di valdesi.eu (Allegato G) “le condizioni economiche e di contenuto per pubblicare piccole inserzioni… per segnalare l’esistenza del sitowww.valdesi.eu”, precisando che restava facoltà del Direttore considerare “nel concreto il contenuto”. Il direttore di Riforma rispondeva di aver passato tale richiesta al “consiglio d’amministrazione”.
In mancanza di risposte, il 23 e il 25 maggio si tentava di contattare (con raccomandata con avviso di ricevimento e con messaggio di posta elettronica – Allegati H e I) il suddetto consiglio, ma da esso (della cui composizione non è possibile avere notizie) non è mai giunta alcuna risposta, né dal settimanale Riforma.
Ancora il 17 agosto 2011 si tentava di ottenere una risposta da Riforma e dal suo direttore (Allegato I) allegando uno schema di inserzione (Allegato L).
Solo dopo questa lunga e poco dignitosa serie di rifiuti e risposte mancate, le inserzioni sono state proposte al settimanale l’Eco del Chisone e alle pagine locali della Stampa (Allegato M) in quanto ritenuti gli organi di informazione attraverso i quali si poteva raggiungere un buon numero di fratelli e sorelle valdesi, almeno nelle Valli. Palesemente una seconda scelta rispetto al nostro settimanale. In alcune delle inserzioni stesse veniva menzionato il fatto che erano state rifiutate dal settimanale Riforma, proprio per spiegare la scelta anomala di pubblicarle su organi esterni. Date queste premesse, è davvero sorprendente che chi conosce i fatti si adombri per la parola “censura”. Certo la maggior parte dei membri del Sinodo, tenuti all’oscuro dei fatti, proprio da quella “censura”, può invece aver valutato diversamente. La parola è tanto più giustificata se si tiene presente la volontà di affossare e ignorare l’appello al Sinodo del 2010. Ci chiediamo se oggi sarebbe possibile a un Lutero affiggere alle porte dei nostri locali di culto qualche dichiarazione sgradita ai vertici.
Ricordiamo che proprio in occasione del Sinodo del 2011, la Moderatora, pastora Maria Bonafede, ha ricordato che “Gesù ha cercato, trovato e accolto chi era escluso, bandito e giudicato dalle forme religiose del suo tempo” e durante il Sinodo stesso ha sottolineato quanto siano importanti “l’incontro, il dialogo, l’apertura” nella vita della chiesa. In questo spirito
chiediamo al Sinodo
di annullare l’ordine del giorno “Cultura e Comunicazione” del Sinodo 2011 e la condanna sommaria contenuta in esso – in parte basata su presupposti falsi – di membri di chiesa che cercano di essere fedeli ai fondamenti della loro comunità di fede, insieme a fratelli e sorelle usciti dalle nostre comunità perché turbati dalle recenti evoluzioni e altri che, pur appartenendo ad altre denominazioni, guardano alla realtà valdese come un punto di riferimento per tutti gli evangelici. In subordine chiediamo che le accuse siano rettificate, ove infondate, e rese più specifiche. Infatti Gesù ha detto: “Se tuo fratello pecca contro di te, riprendilo; e se si pente, perdonagli” (Luca 17:3). La riprensione, per essere tale, deve spiegare le proprie ragioni e non essere generica.
*Ulteriori siti sono nati solo ben dopo l’ordine del giorno.
Allegato A
L’ordine di giorno contro il quale presentiamo il ricorso, nel testo pubblicato da Riforma
Il Sinodo denuncia la campagna di denigrazione dei processi decisionali della Chiesa valdese (Unione delle chiese metodiste e valdesi) condotta attraverso siti web che utilizzano domini contenenti l’aggettivo “valdese”;
- deplora la pubblicazione di video relativi al dibattito sinodale registrati senza l’autorizzazione del seggio e di pubblicità a pagamento su organi di stampa che denunciano “censure” nell’informazione sul dibattito interno alla Chiesa;
- afferma che la possibilità di esprimere il legittimo dissenso nei confronti di decisioni assunte dal Sinodo nulla ha a che fare con attacchi personali nei confronti di pastori o di altri esponenti della Chiesa;
- ribadisce che gli ordinamenti della nostra Chiesa offrono ampio spazio per esprimere critiche e dissensi in termini costruttivi e rispettosi dei vincoli di fraternità propri di una comunità di credenti.
Allegato B
Lettera con cui si richiedeva al Sinodo di annullare o rettificare l’ordine del giorno (di cui all’Allegato A).
Al Presidente del Sinodo
Alla Tavola Valdese
Alla Commissione d’Esame
Da collaboratori o semplici lettori del sito www.valdesi.eu, ci rivolgiamo a voi per una questione di chiarezza, di giustizia e di rapporti interni alla nostra amata chiesa.
Venerdì 26 agosto 2011, senza alcuna discussione precedente, a lavori ordinari terminati, dopo che erano stati fatti i consueti saluti e ringraziamenti, un membro della Commissione d’Esame ha proposto un ordine del giorno contro il sito www.valdesi.eu. Il nome non è citato nel documento, ma le allusioni sono chiare, se pure in parte non vere e, a scanso di equivoci, nel dare conto dell’atto sinodale, il settimanale Riforma citava “valdesi.eu”. Non solo l’argomento non era stato trattato nel corso del Sinodo, ma il testo presentato non è stato illustrato o motivato da nessuno, non è stato discusso, e persino le dichiarazioni di voto sono state limitate a quattro mentre molti avevano chiesto di parlare. Dopo di che, in tutta fretta, il documento è stato approvato.
Nella lunghissima storia dei sinodi valdesi non conosciamo alcun precedente di condanna verso membri di chiesa. La cosa ci ha molto sorpresi, visto che nel 2010 un appello al Sinodo per la fedeltà alla Confessione di Fede, lanciato proprio da quel sito e firmato da molti di noi, non era stato ritenuto degno di alcuna risposta e addirittura il presidente del Sinodo aveva richiamato un pastore per averlo citato. Il passaggio dall’essere ignorati a essere protagonisti, sia pure negativi, di un documento sinodale è stato brusco e inaspettato e preceduto da un’altra anomalia: la lettera del pastore pentecostale Giuseppe E. Laiso, su argomenti simili a quelli toccati dall’appello dell’anno prima, letta pubblicamente in Sinodo e commentata, sia pure negativamente, dalla moderatora. E pensare che l’Appello era firmato anche da diversi pastori evangelici, da oltre 40 membri di chiesa valdese tra cui un pastore. Disparità che non riusciamo a comprendere.
Vorremmo perciò precisare alcune aspetti di quell’ordine del giorno.
1) Innanzitutto, il sito è sempre stato uno solo, dunque il riferimento a “siti web” è errato, e ciò dispiace in un documento ufficiale della nostra chiesa; è vero che vi si arrivava da più domini, ma la stessa cosa vale per quello ufficiale della Chiesa; ciononostante, dire che ci sono diversi siti ufficiali dell’Unione delle chiese metodiste e valdesi sarebbe una falsità aggravata dalla inutile stupidità.
2) Contrariamente a quanto l’ordine del giorno può far pensare, valdesi.eu non ha mai pubblicato “video relativi al dibattito sinodale registrati senza l’autorizzazione”, né li ha in nessun modo segnalati o diffusi. Spiace non solo l’infondatezza della sostanza, ma anche il modo obliquo con cui viene messa avanti l’accusa.
3) L’ordine del giorno contiene una implicita esecrazione dell’uso dell’aggettivo “valdese”. Una facile ricerca rivela che –solo in lingua italiana – ci sono molte centinaia, forse migliaia, di siti che si definiscono cattolici e che spesso hanno “cattolico” o “cattolici” nel nome (negli altri casi hanno denominazioni derivate da santi, congregazioni, personaggi biblici e altri “nomi sacri”). Per aprire un sito contenente l’aggettivo “cattolico” non c’è bisogno di alcuna autorizzazione papale o vescovile, tant’è vero che in molti di essi si trovano pesanti attacchi alle gerarchie cattolico romane. Il sito www.cattolici.eu pubblicizza iniziative di una associazione specifica che però si autodesigna come “Fedeli della Chiesa Cattolica”. Anche gruppi al di fuori della gerarchia cattolico-romana usano indisturbati l’aggettivo “cattolico”. Vorremmo che anche nella nostra chiesa ci sia la stessa libertà, specie per chi si propone di richiamare alla fedeltà alle proprie radici valdesi e ai fondamenti della fede valdese.
4) In valdesi.eu si trovano certamente delle critiche a molte decisioni prese dagli organi della chiesa valdese o a pubbliche dichiarazioni di suoi esponenti, ma è difficile parlare di “denigrazione”, ancor meno di “campagna di denigrazione”, men che meno di attacchi personali. Nel sito ci si limita a citare opinioni e discuterle, evidenziandone i punti deboli, le conseguenze e le contraddizioni, senza mai esprimere giudizi sulle persone. Risulta che al sito stesso non sia mai giunto alcun messaggio che smentisse notizie, opinioni o prospettazioni, o lamentasse in qualche modo una “denigrazione”. E comunque non è mai stato omesso di pubblicare messaggi di opinione diversa, anche quando includevano attacchi personali. Se così non fosse, preghiamo di segnalarlo. E in ogni caso saremo i primi a promuovere la pubblicazione di qualsiasi smentita, rettifica, precisazione o protesta riguardante i contenuti di quel sito. Non vorremmo che il problema non fossero i presunti attacchi personali, ma le nostre opinioni e il fatto che il sito ha pubblicato talune pubbliche dichiarazioni di esponenti valdesi, di posizioni opposte a quelle di valdesi.eu, dichiarazioni mai pubblicati dagli organi di informazione ufficiale.
5) Ci piacerebbe che tale sensibilità agli “attacchi personali” fosse indirizzata anche altrove, poiché i firmatari del rispettosissimo Appello al Sinodo del 2010 (“ci appelliamo umilmente al Sinodo affinché…”), in articoli del settimanale Riforma furono chiamati “ossessionati” che fanno citazioni bibliche “strumentali”, in un “appiattente anacronismo”, che hanno una lettura della Bibbia “fondamentalistico-politica, in senso deteriore”. Accanto a questi feroci giudizi sommari, non mancava l’accusa di “giudicare gli altri fratelli e la loro fede” e si arrivò anche a intimare ripensamenti “pena lo scadere nell’idolatria e nell’infedeltà (condannate dalla Scrittura)” oltre ad accuse false su fatti che nulla avevano a che fare con l’appello. Tutto questo sull’organo ufficiale della nostra e di altre chiese, non su un modestissimo sito gestito da qualche membro di chiesa.
6) L’ordine del giorno “deplora la pubblicazione… di pubblicità a pagamento su organi di stampa che denunciano ‘censure’ nell’informazione sul dibattito interno alla Chiesa”. Dallo stesso sito valdesi.eu si è potuto rilevare che quelle inserzioni sono state attuate solo dopo che Riforma – in tre mesi e mezzo – dopo aver fatto aspettare mesi e mesi per una risposta, ha rifiutato esplicitamente di pubblicarle, nonostante fosse stata offerta la facoltà per il direttore di togliere frasi o espressioni eventualmente non gradite. A loro volta, le richieste a Riforma di inserire semplici segnalazioni dell’esistenza del sito, sono state precedute dalla mancata pubblicazione di testi specifici, che citavano pubbliche dichiarazioni di esponenti valdesi con incarichi estremamente importanti nella chiesa, e in particolare nella facoltà di Teologia, dichiarazioni mai pubblicate in alcuna forma dal “nostro” settimanale. Insomma, la scelta dell’inserzione su giornali esterni alla chiesa non è stata certo improvvisa. Forse la parola “censura” indulge a un po’ di sensazionalismo, ma non era certo infondata, specie se si tiene conto della volontà di affossare e ignorare l’appello al Sinodo del 2010.
Tutto ciò premesso, ricordiamo che proprio in occasione dello scorso Sinodo la Moderatora, pastora Maria Bonafede ha ricordato che “Gesù ha cercato, trovato e accolto chi era escluso, bandito e giudicato dalle forme religiose del suo tempo” e durante il Sinodo stesso ha sottolineato quanto siano importanti “l’incontro, il dialogo, l’apertura” nella vita della chiesa. In questo spirito chiediamo al Sinodo di ritornare sulla decisione dell’anno scorso, a nostro parere affrettata e annulli una condanna sommaria, in parte basata su presupposti errati, ai danni di membri di chiesa che cercano di essere fedeli ai fondamenti della loro comunità di fede. In subordine chiediamo che le accuse siano rettificate, ove infondate, e rese più specifiche. Infatti Gesù ha detto: “Se tuo fratello pecca contro di te, riprendilo; e se si pente, perdonagli” (Luca 17:3). La riprensione, per essere tale, deve spiegare le proprie ragioni e non essere generica.
Allegato C
Risposta della Presidente del Sinodo 2012
Spett. Redazione del sito web “valdesi.eu”
Oggetto: “Revocate la condanna a valdesi.eu o motivatela”.
Il Seggio del Sinodo delle Chiese metodiste e valdesi del2012 hapreso atto della lettera raccomandata avente ad oggetto “Revocate la condanna a valdesi.eu o motivatela”, spedita il 20.8.2012 “Al Presidente del Sinodo”, che risulta essere stata precedentemente posta sul sito web “valdesi.eu”, accompagnata da lettere di adesione di 13 persone. Il Seggio del Sinodo, però, può porre alla discussione del Sinodo soltanto argomenti che gli sono stati presentati secondo quanto previsto dai regolamenti (artt.16 A, 17,17 A, 23,23 C,24 Cdel Regolamento sul sinodo – RG / RZ). Nessuno dei soggetti aventi diritto ad assumere l’iniziativa di fare proposte al Sinodo ha fatto pervenire al Seggio alcunché di relativo alla questione in oggetto, né il Seggio ha un potere autonomo di indicare al Sinodo argomenti da discutere: pertanto il Seggio non ha potuto prendere in considerazione la Vostra richiesta. Distinti saluti.
La presidente del Seggio del Sinodo delle Chiese metodiste e valdesi del 2012.
Marcella Tron Bodmer 3 settembre 2012, Ore 17,23
ALLEGATO D
Oggetto: |
LETTERA |
Da: |
malans@libero.it |
A: |
<redazione.torino@riforma.it>, <direttore@riforma.it> |
Data: |
01/04/2011 12:15 |
Allegati: |
1 file VisualizzaLA PASTORA TOMASSONE A RAI 2 Riforma 110330.doc (31.0 KB); |
ALLEGO FILE CON MEDESIMO CONTENUTO
Al Direttore
Mi rendo conto che il pezzo è lungo, ma dà anche conto di una notizia non da poco, sia pure in ritardo di un anno esatto, su come Magazine ha illustrato le posizioni valdesi su un tema tutt’ora assai dibattuto. Se la notizia era stata data, mi è del tutto sfuggita, forse perché proprio in quel periodo ero in ospedale.
Ove Lei ravvisasse la necessità di tagliare il testo la pregherei di avvisarmi, in modo che possa provvedere io o rinunciare alla lettera.
La ringrazio e Le auguro buon lavoro
Lucio Malan
TESTO DELLA LETTERA
Il teologo Paolo Ricca ha scritto che il Sinodo “doveva dare una spiegazione prima di decidere” sulle benedizioni per le coppie omosessuali, e non l’ha fatto. Forse anche per questo oltre il 40% dei deputati non ha votato l’ordine del giorno. Sul punto principale, ne propone una, simile a quella data in queste pagine dal pastore Aldo Comba, che ha scritto: “omosessuali si nasce, così come si nasce neri o amerindi…”
In Internet c’è però un video (La Chiesa Valdese e l’omosessualità) dalla trasmissione Magazine, Rai Due, 27 marzo 2010, nel quale, illustrate le posizioni cattoliche, il giornalista afferma: “Altre chiese cristiane, protestanti, valdesi(…) ammettono invece al ministero come pastori, o al matrimonio, uomini e donne, senza fare distinzioni di orientamento sessuale.” Subito dopo, compare la pastora Letizia Tomassone, che testualmente dice: “Questo in realtà nella mia vita è stato ed è una grande ricchezza, cioè la possibilità di sperimentare relazioni molto significative, anche relazioni di lungo termine, con donne e con uomini (la pastora Annie Zell, inquadrata, annuisce), mentre il cristianesimo classico tradizionale in tutte le sue forme tende a far sentire in colpa se non sei adeguatamente eterosessuale. Quindi io, più che un problema, lo vedo come la scoperta della possibilità, della gioia di diventare interamente ciò che si è, e di riconoscere che in questo c’è anche un dono di Dio”.
La vita privata è un fatto personale e comunque tali “sperimentazioni” non stupiscono più. Non è però personale definirle “dono di Dio”, coinvolgendo la Chiesa Valdese, con l’autorevolezza di pastora, vice presidente della Fcei, predicatrice nel culto di apertura del Sinodo 2010, che l’ha “nominata… professore incaricato di Teologia pastorale ed esercizio dei ministeri nella chiesa, con particolare enfasi sulla problematica di generi” ecc. (cito il comunicato ufficiale).
Aldo Comba spiega l’omosessualità come una condizione naturale insopprimibile. E quest’altra, è una scelta o una condizione di natura? Come condizione è complessa, poiché per esprimerla occorre avere relazioni con entrambi i sessi, ciascuna delle quali nega parte della propria natura. Devono dunque essere relazioni molteplici e vissute come temporanee. Benediremo anche queste, poiché per le altre la pastora Zell nel video dice: “chi siamo noi a impedire questa benedizione che viene comunque da Dio?”. Per lo stesso motivo, si dovrebbero benedire e incoraggiare anche le relazioni adulterine o incestuose: chi le pratica sarà “nato così”. Ma la questione va ben al di là della sfera sessuale. Se si può nascere omosessuali, ovvero portati a rapporti con entrambi i sessi, forse si può anche nascere idolatri, o bestemmiatori, o ladri, o bugiardi, o invidiosi? Se non è così, vorrei che una professora di teologia, lo spiegasse, oltre ai futuri pastori, anche al 99% dei membri di chiesa che pastori non saranno.
Se però queste “sperimentazioni” sono una scelta, cadono le spiegazioni di Ricca e Comba, peraltro le uniche proposte. C’è però una frase del pastore Comba, pubblicata su Riforma (24 dicembre 2010, p 10) e non smentita da nessuno, che può spiegare tutto: “Nel sottoscrivere la confessione di fede Valdese del 1655 i pastori valdesi si impegnano a esercitare il loro ministero nella linea della tradizione teologica riformata, ma non ad aderire ad ogni singola formulazione del documento.” Se persino ciò che si sottoscrive nell’occasione più solenne della vita, è Interpretato come un impegno talmente generico da poter essere apertamente violato, almeno per qualche “singola formulazione” (sarebbe interessante sapere se se ne prende sul serio qualcuna e quale, visto che la divinità della Scrittura sta negli articoli 2, 3 e 4 della Confessione, e che gli altri 30 sono provati dalla sola Scrittura), non c’è ragione perché ciò che si dice nelle altre occasioni venga preso sul serio. Anche Matteo 5,37 (“il vostro parlare sia: Sì, sì, no, no”) è ritenuto una “stratificazione della cultura” da cui liberare la Bibbia, come detto da un’altra pastora nell’ultimo Sinodo ?
Lucio Malan
ALLEGATO E
Oggetto: |
I: LETTERA |
Da: |
malans@libero.it |
A: |
<redazione.torino@riforma.it>, <direttore@riforma.it> |
Data: |
18/04/2011 13:56 |
Allegati: |
1 file VisualizzaLA PASTORA TOMASSONE A RAI 2 Riforma 110330.doc (31.0 KB); |
Ri-invio la lettera già inviata il 1° aprile, sulla quale non ho ricevuto riscontro.
Ove si intendesse non pubblicarla, vi chiedo un preventivo per pubblicarla come inserzione a pagamento.
Cordiali saluti
Lucio Malan
(segue medesima lettera)
ALLEGATO F
Oggetto: |
Re: LETTERA |
Da: |
direttore@riforma.it |
A: |
“malans@libero.it”<malans@libero.it> |
Data: |
22/04/2011 14:26 |
Egregio senatore,
rispondo con ritardo alla sua lettera, un po’ perché sono stato preso da viaggi e altri impegni, e un po’ perché – per dirla francamente – il testo mi ha provocato un notevole “mal di pancia”, proprio come nel caso del famoso appello al Sinodo… Dopo aver lungamente riflettuto (forse troppo lungamente, ma come Lei stesso riconosce la notizia da cui parte la lettera è vecchia di un anno…), Le direi quanto segue:
1. Escludo di pubblicare il testo come inserto a pagamento – l’averlo fatto per l’appello al Sinodo ha suscitato molte reazioni negative, sia da parte vostra (accusa di non rispettare la deontologia professionale e le regole commerciali per via della mia precisazione, dal mio punto di vita doverosa), sia da parte di varie persone che, non condividendo i contenuti dell’appello, ci hanno detto che avremmo comunque dovuto pubblicarlo ma non a pagamento (fra tutti, cito l’inserzione del past. Giampiccoli).
2. Sarei contento se Lei accettasse di rivedere il testo smussando i toni dell’attacco personale alla pastora Tomassone. Insomma, a mio modesto avviso sarebbe meglio alzare il livello dallo “scandalistico” al “problematico”, ponendo i problemi in modo che sia possibile discuterli in modo costruttivo su Riforma. Scusi se parlo francamente, ma trovo che si possa anche essere duri senza necessariamente gridare di aver scoperto la Tomassone “con le dita nel naso”! Su Riforma stiamo cercando di evitare al massimo gli attacchi personali, specie se si tratta di questioni di vita privata. Certi particolari poi mi sembrano irrilevanti (ad es. la pastora Zell che annuisce).
3. La lettera contiene poi un dato che non mi risulta essere corretto: “oltre il 40% dei deputati non ha votato l’ordine del giorno” sulle benedizioni – ci sono stati 105 voti a favore, 9 contrari e 29 astenuti, dunque su un totale di 143 votanti non lo hanno votato in 38, ovvero il 26,57%.
4. In conclusione, trovo che qualche ritocco alla lettera sarebbe opportuno; inoltre, data la delicatezza della posizione di Letizia Tomassone, pubblicherei la Sua lettera accanto a una replica contestuale della Tomassone stessa. Immagino che anche Aldo Comba vorrà rispondere, ma per questo si potrà aspettare un numero successivo.
Grazie per l’attenzione e Buona Pasqua,
past. Luca Maria Negro
direttore di Riforma – L’Eco delle Valli Valdesi
settimanale delle Chiese evangeliche battiste, metodiste e valdesi
via S. Pio V, 15 10125 Torino, Italia
ALLEGATO G
Oggetto: |
R: Fwd: LETTERA |
Da: |
malans@libero.it |
A: |
<direttore@riforma.it> |
Data: |
03/05/2011 00:40 |
Gentile Direttore,
innanzitutto la ringrazio per la sua risposta, e anche per la franchezza.
Vedo però che le opinioni altrui La disturbano molto, e questo Le provoca parecchi mali di pancia. Pensi il mal di pancia dei tanti membri di chiesa che ogni settimana devono leggere non una letterina ogni tanto, ma pagine e pagine di cose che non condividono!
- Prendo atto del fatto che lei decide non soltanto ciò che è pubblicabile come lettera, ma anche di ciò che è pubblicabile a pagamento. Un atteggiamento davvero aperto! Le motivazioni, poi, sono notevoli: le nostre lamentele per via della sua “doverosa precisazione” e le lamentele di chi non condivide l’appello. In primo luogo, le sue precisazioni erano del tutto infondate (veda, se vuole, il file allegato “Negro 100815” che doveva esserle inviato il 15 agosto, ma che non lo è stato per un errore, di cui mi sono accorto solo quando sono riuscito di nuovo a comunicare dopo l’intervento subito due giorni dopo). Se lo fossero state, avrebbe dovuto segnalarcele, se l’obiettivo era quello di non pubblicare cose false. Se invece l’obiettivo era di danneggiare slealmente l’appello, ha fatto bene a comportarsi così. Comunque, ancora più notevole è la sua logica: visto che ci lamentiamo che si è tentato di affossare l’inserzione, la prossima volta non la pubblica per nulla. Complimenti! Poi, visto che le vestali del conformismo ecclesiastico si lamentano, uguale conclusione: non pubblicare! Pensi cosa direbbe se Mauro Masi, il direttore generale della Rai, non facesse più parlare gli esponenti dell’opposizione nelle trasmissioni dell’azienda che dirige, per i seguenti motivi: a) si sono lamentati che il conduttore non li trattava equamente, b) estremisti della maggioranza hanno affermato che non bisognerebbe lasciarli parlare. I paragoni con Mussolini e Pinochet si sprecherebbero. Punto.
- Lei afferma che nella mia lettera ci sono attacchi personali alla pastora Tomassone. Ho riletto il testo con attenzione e non riesco davvero a trovare alcun attacco personale: ho citato le sue parole dette davanti a milioni di telespettatori, citando fatti privati e presentandoli come un esempio di ciò che significa essere valdese. Se io dicessi in televisione che “in quanto valdese ho nella mia camera da letto un altare votivo con la foto di Berlusconi”, lei non pubblicherebbe i commenti al riguardo perché quel che ho in camera da letto è un fatto privato ? (A scanso di equivoci in camera non ho né foto né altari!). Sono poi colpito dal fatto che state “cercando di evitare al massimo gli attacchi personali”: non l’avevo davvero notato. Ad esempio, in risposta al nostro appello, lei ha pubblicato un’articolessa di attacchi di tal Sergio Ronchi, che ci definisce “ossessionati” e molto altro, e mi accusa di aver lanciato “urli a squarciagola” contro la senatrice Levi Montalcini e di aver fatto dichiarazioni razziste contro i rom. Le faccio notare che non solo queste cose sono totalmente false, come diverse altre che sono state dette sul mio conto, ma che non c’è nessun altro organo di informazione che le abbia riportate. Per cui: accuse false sì, citare le parole pubblicamente dette, no!
- Allo stesso modo il suo sprezzante invito ad alzare il livello dallo “scandalistico” al problematico sarebbe offensivo, se lo prendessi sul serio. Scrive come se io mi fossi appostato fuori della casa della pastora e avessi “urlato a squarciagola” contro le sue frequentazioni. Ma lei sa bene come stanno le cose. Prendo anche atto che lei decide quali particolari sono irrilevanti e quali no, nel mio esprimermi.
- Anche stavolta “non le risulta” ciò che è evidente. Poiché 105 membri del Sinodo hanno votato l’ordine del giorno sulle benedizioni, è evidente che gli altri membri del Sinodo “non l’hanno votato”. L’ultimo capoverso del Comunicato Stampa ufficiale n. 1 del Sinodo 2010 (http://www.chiesavaldese.org/pages/archivi/index_commenti.php?id=952) annuncia l’apertura della “Assemblea sinodale, massimo organo decisionale dell’Unione delle chiese metodiste e valdesi cui partecipano 180 membri con diritto di voto – pastori e “laici” in numero uguale”. Questo vuol dire che, oltre ai 9 deputati contrari e ai 29 astenuti, ben 37 deputati non hanno votato, per un totale del 41,7%. Ha sbagliato il Sinodo a fare un comunicato così chiaro: finisce che viene fuori la verità!
- Prendo altresì atto che quando qualcuno manifesta un’opinione non gradita, le repliche vanno pubblicate contestualmente, il che vuol dire in condizioni di disparità, perché chi replica sa cosa ho scritto io e io non so che cosa ha scritto quell’altro. La regola vale naturalmente solo a senso unico: l’articolo con accuse false di Sergio Ronchi si può tranquillamente pubblicare senza farlo vedere alla vittima delle falsità.
A questo punto, prendo atto che lei non vuole pubblicare la mia lettera poiché non le garba il suo contenuto.
Non insisto pertanto nel chiederne la pubblicazione.
Le chiedo però le condizioni economiche e di contenuto per pubblicare piccole inserzioni (75×100 mm, una cosa molto discreta), una alla settimana per uno o due mesi, per segnalare l’esistenza del sito www.valdesi.eu.
Intendo dire: qual è il prezzo dell’inserzione e quali sono le limitazioni al contenuto (ad esempio: no attacchi personali, no particolari irrilevanti ecc.). Fermo restando che resta ovviamente sua facoltà considerare nel concreto il contenuto che proporremo.
Ringraziando anticipatamente per la Sua risposta, e pregandola di non tenere conto – a questo punto – del contenuto della raccomandata che le è giunta la settimana scorsa, la saluto cordialmente
Lucio Malan
ALLEGATO H
Oggetto: |
INSERZIONE |
Da: |
malans@libero.it |
A: |
<amministrazione@edizioniprotestanti.it> |
Data: |
23/05/2011 00:54 |
Gentili Signori,
poiché il Direttore di Riforma, dopo aver rifiutato di pubblicare un mio scritto sia come normale lettera, sia a pagamento, ad una richiesta del 3 maggio di inserzioni di 75 x 100 mm per far conoscere l’esistenza del sito www.valdesi.it, ha risposto di aver passato la richiesta al “consiglio di amministrazione”, suppongo si tratti del Vs CdA. Trovo molto bizzarro che il CdA debba dare un parere su ogni singola inserzione.
Il fatto, poi, che dopo 20 giorni non sia giunta risposta alcuna, mi fa capire perché le inserzioni siano sempre più rare. Vorrei almeno sapere la composizione del Consiglio di Amminsitrazione, oltre a un Vs parere sul rifiuto di pubblicare la predetta lettera e a una risposta sulla richiesta del 3 maggio. Vedo con piacere che, accanto alle tante istituzioni valdesi in difficoltà economiche, almeno una può permettersi di ritardare o rifiutare degli incassi.
Cordiali saluti,
Lucio Malan
ALLEGATO I
Oggetto: |
INSERZIONE |
Da: |
malans@libero.it |
A: |
<amministrazione@edizioniprotestanti.it> |
Data: |
25/05/2011 18:16 |
Gentili signori di Edizioni Protestanti,
dopo che il Direttore di Riforma aveva rifiutato di pubblicare a pagamento una lettera del 1° aprile che aveva precedentemente rifiutato di pubblicare come normale lettera, ho chiesto preventivo e limiti di contenuto per una serie di inserzioni da 75×100 mm per far conoscere l’esistenza del sito www.valdesi.eu.
Il Direttore, il 6 maggio scorso, mi riferiva di aver inoltrato la richiesta al Consiglio d’Amministrazione. a distanza di 19 giorni (oltre agli altri 35 passati dalla lettera precedente) non ho notizia alcuna e provo a raggiungervi direttamente.
Noto peraltro che – mentre molte opere e attività della nostra chiesa hanno problemi di bilancio – almeno ce n’è una che può tranquillamente rifiutare e ritardare incassi.
Sollecitando un Vostro riscontro, direttamente o tramite il Direttore past. Negro, porgo cordiali saluti
Lucio Malan
ALLEGATO L
Oggetto: |
INSERZIONE |
Da: |
malans@libero.it |
A: |
<redazione.torino@riforma.it>, <direttore@riforma.it> |
Data: |
17/08/2011 17:32 |
Allegati: |
1 file VisualizzaPresentazione 2 zero.ppt (72.0 KB); |
Mesi fa ho chiesto di poter fare un’inserzione per segnalare l’esistenza del sito valdesi.eu.
Il Direttore mi ha detto che avrebbe chiesto al Consiglio di amministrazione, al quale ho scritto anch’io una raccomandata con avviso di ricevimento. Sono passati mesi e non ci sono risposte. Ribadisco la richiesta, per il prossimo numero.
Ringraziando anticipatamente per una risposta, porgo cordiali saluti
Lucio Malan
Allego bozza dell’inserzione
Spero che il vostro ricorso sia almeno letto…