“Dire che l’unica autorità è rappresentata dalla ragione è limitante e assolutistico.” – Altra replica a “Il tramonto del sacro” del pastore Esposito

Un’altra interessante replica all’articolo del pastore Alessandro Esposito “Il tramonto del sacro”.

Gentile pastore Esposito.
Trovo interessanti le sue considerazioni in risposta all’articolo da lei citato. Credo però che siano manifeste alcune contraddizioni che sono abbastanza caratteristiche della visione moderna o post moderna del cristianesimo odierno.
Ritenere che la lettura critica, storico-sociale e psicologica sia l’unico modo di approcciarsi al testo biblico non

La Dea Ragione della Rivoluzione Francese

libera del tutto il testo da quelli che lei definisce i “lacci della codificazione normativa o dogmatica”, proprio perché questo modo di vedere è in sé stesso una codificazione normativa e dogmatica! La desacralizzazione del testo diviene un dogma, un codice che a sua volta restringe i significati del testo stesso imponendo la visione post-moderna come unica base su cui esercitare l’esegesi biblica. Per cui, se il “Testo è parola che rinvia all’atto della tessitura, il quale va preservato nella sua originaria intenzione creativa e salvaguardato dai tentativi di omologazione che ogni prospettiva dottrinale pone inevitabilmente in essere” allora ne consegue che la desacralizzazione e l’imposizione di una ermeneutica post moderna non siano che un altro modo per omologare il testo biblico, un altro modo per non liberarlo ma per chiuderlo nuovamente in un’altra “scatola” dottrinale e dogmatica in salsa post moderna. La sacralità del testo non impedisce una lettura storico-critica mentre la lettura storico-critica “moderna”, che vuole di fatto escludere ogni concetto di sacro dalla Bibbia, diventa a sua volta quella reductio ad unicum di cui lei parla e che vorrebbe evitare.
La dottrina si sclerotizza ogni qual volta ci si dimentica che la chiesa è “semper reformanda”, concetto che però non indica un accomodamento della chiesa e della dottrina in base a “come va il mondo”. Il cristianesimo è per definizione controculturale, in quanto non separa mai il divino dall’umano, la fede dalla ragione, l’immanente dal trascendente, l’umanità dal Vangelo, come invece sta facendo la cultura post moderna, impregnata di antiteismo e di intolleranza verso ogni cosa che non appaia abbastanza moderna e quindi degna di considerazione.
Certo, universalizzare prospettive etiche particolari può non essere auspicabile in certi casi, ma anche imporre prospettive etiche post moderne non è auspicabile, in quanto ogni imposizione è di per se stessa una limitazione ad alcuni tra i diritti umani fondamentali come la libertà di pensiero, di espressione, di religione…
Non posso essere d’accordo sul fatto che “l’unica autorità è rappresentata dalla ragione”. E’ un concetto limitato e limitante, quasi integralista nel suo “assolutismo”. Implica che non possa esserci null’altro al di fuori di ciò che la ragion umana può comprendere e implica la negazione più ferma di tutto il resto dando così il via a quelle forme di “tolleranza intollerante” che stanno diventando sempre più comuni nel pensiero occidentale. L’assoluto potere della sola ragione diventa così IL Dogma e evidenzia la propria irragionevolezza! Diventa esattamente una nuova forma di ortodossia che cerca di mettere a tacere il dissenso e limitare il pensiero libero. Diventa la distorsione di una fede indomita: una fede cieca! Diventa il modo per relegare l’umano ad uno stato di minorità separandolo da quell’incontro con la Deità che potrebbe veramente liberarlo dai suoi limiti e dalle sue catene.
In ultimo, anche se non vorrei sbagliare, mi sembra che lei limiti i suoi studi e le sue indagini alla parte cosiddetta “liberale” del cristianesimo. Credo che, così facendo, si privi dello spessore intellettuale, biblico e culturale della letteratura evangelica “ortodossa” contemporanea, soprattutto di lingua inglese e che quindi cada negli stessi errori che vorrebbe evitare: la limitazione della libertà del pensiero e l’appagamento della sua “ortodossia liberale”.
La fede non è il calcio! La fede è confronto, con Dio e con gli altri. Sempre.

Con stima.

Paolo Tabacchetti

 

1 commento

  1. Di fatto abbiamo a che fare con una persona che ragiona esclusivamente con i termini ed i presupposti di un non-credente, uno che, se l’ha sentito, ha rifiutato l’Evangelo nei termini in cui la Scrittura lo esprime, che non riconosce l’ispirazione e l’autorità delle Scritture distanziandosi dalla millenaria fede del popolo di Dio. Mi domando se ne valga la pena disputare con questa persona. Si può solo chiamarlo al ravvedimento e pregare per lui. Se non lo fa ” sia per te come il pagano e il pubblicano” (Matteo 18:17).Se questo, poi, sembra essere lo spirito condiviso dalla maggior parte oggi dei pastori valdesi e membri di quella chiesa, vale l’esortazione del Léger al commento della Confessione di fede valdese: “per essere salvato conviene aggiungersi ed attenersi alla vera Chiesa: non alla Synagoga di Satana; o starsene solingo in un hermitagio, o scommunicato (…) per adherire alla vera Chiesa conviene separarsi dalla falsa; e discernere i veri pastori dalli falsi, conviene esaminare se la dottrina loro è conforme alla Sacra Scrittura. (…) Tutti quelli che non si separano dalla falsa Chiesa, senza accorgersene con restarvi si rendono complici delli suoi errori e superstizioni, e compagni de’ suoi eterni supplicij. (…)”

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