Da noi verrebbe una “campagna di denigrazione” e “attacchi personali a pastori”
Cultura e comunicazione
Il Sinodo denuncia la campagna di denigrazione dei processi decisionali della Chiesa valdese (Unione delle chiese metodiste e valdesi) condotta attraverso siti web che utilizzano domini contenenti l’aggettivo “valdese”;
deplora la pubblicazione di video relativi al dibattito sinodale, registrati senza l’autorizzazione del seggio, e di pubblicità a pagamento su organi di stampa che denunciano “censure” nell’informazione sul dibattito interno alla Chiesa;
afferma che la possibilità di esprimere il legittimo dissenso nei confronti di decisioni assunte dal Sinodo nulla ha a che fare con attacchi personali nei confronti di pastori o di altri esponenti della Chiesa;
ribadisce che gli ordinamenti della nostra Chiesa offrono ampio spazio per esprimere critiche e dissensi in termini costruttivi e rispettosi dei vincoli di fraternità propri di una comunità di credenti.
Commentiamo
Hanno perso la testa
Mohandas K. Gandhi disse: “Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono, poi vinci”. La prima fase è stata evidente: il Presidente del Sinodo 2010 addirittura proibì di parlare dell’Appello per la Fedeltà alla Confessione di Fede. La seconda fase (a parte un sito di peccato.org – collegato a diverse chiese valdesi – dove il massimo della spiritosaggine erano le seguenti trovate: 1) elenco dei sottoscrittori dell’appello con i nomi veri e con “Bidet” al posto del cognome; 2) vilipendio di un illustre storico scomparso negli anni ’80, citato come Augusto Bidet-Hugon; 3) parlare dei cicli mestruali delle donne valdesi), è stata omessa, causa la mancanza di senso dell’umorismo da parte di coloro che ci trattano da nemici. Siamo così alla terza fase, messa in atto in modo arrogante e autoritario, ma scomposto. L’intervento della pastora Di Carlo in Sinodo aveva dato un segnale, accusandoci di essere un “potere parallelo” e di usare “ambiguità linguistica”. Ci accusava anche di “denigrare” e “delegittimare”, ma si era limitata a definire la cosa “triste” e “poco fraterna”. Ora questo ordine del giorno, infilato nei lavori sinodali a tempo scaduto, è davvero indice che qualcuno ha perso la testa.
“Campagna di denigrazione”. Per fare una “campagna di denigrazione” ci vorrebbe almeno una “denigrazione”. Noi ci limitiamo a citare opinioni e discuterle, evidenziandone i punti deboli, le conseguenze e le contraddizioni, senza mai esprimere giudizi sulle persone. Infatti non abbiamo mai ricevuto un solo messaggio che smentisse notizie, opinioni o prospettazioni, o lamentasse in qualche modo una “denigrazione”. E comunque ciò che ci è stato inviato l’abbiamo pubblicato.
“Siti web”. Lo dice persino il direttore di Riforma: “I ‘siti’ in questione sono in realtà… uno solo”. Ma dire che sono numerosi, sembra essere volto a rendere credibile l’esistenza di una “campagna”. Le bugie, però non rendono credibili.
“Utilizzano il nome valdese”. Come se “valdese” fosse diventato un marchio di fabbrica da utilizzare solo su autorizzazione del padrone! Può essere utile una visitina al sito www.siticattolici.it: vi si trovano molte centinaia, forse migliaia, di siti – solo in Italia – che si definiscono cattolici e che spesso hanno “cattolico” o “cattolici” nel nome. I siti istituzionali sono segnalati come tali, ma con la stessa evidenza di tutti gli altri. In ogni caso, per aprire un “sito cattolico” non c’è bisogno di alcuna autorizzazione papale o vescovile o della Cei, tant’è vero che in molti si trovano pesanti attacchi alle gerarchie cattolico romane, sia “da destra” sia “da sinistra”. Il sito www.cattolici.eu (il cui nome è parallelo al nostro!) pubblicizza iniziative di una associazione specifica che però si autodesigna come “Fedeli della Chiesa Cattolica”. Anche gruppi al di fuori della gerarchia cattolico-romana usano indisturbati l’aggettivo “cattolico”. Un bell’esempio, sono i vetero cattolici (sito www.chiesaveterocattolica.it ovvero, per gruppi locali veterocattolici.it) – Missione Cristiana Cattolica Italiana, che celebrano – guarda un po’ – i matrimoni gay! Nessuno è stato scomunicato o denunciato o condannato da organi ecclesiastici. Ma nella “chiesa dell’accoglienza e del dialogo” le cose vanno diversamente: attacchi, condanne e “deplorazioni”.
“Deplora la pubblicazione di video relativi al dibattito sinodale”. Il sito www.valdesi.eu non ha mai pubblicato alcun video dei dibattiti sinodali né li ha segnalati in nessun modo. Il testo dell’ordine del giorno induce a capire il contrario.
“Deplora la pubblicazione… di pubblicità a pagamento su organi di stampa che denunciano ‘censure’ nell’informazione sul dibattito interno alla Chiesa”. Ma non deplorano la censura! Ricordiamo che le inserzioni sono state decise dopo che Riforma – in tre mesi e mezzo non ci ha dato una risposta alla richiesta di pubblicarle su quel settimanale, con la facoltà per il direttore di togliere frasi o espressioni non gradite. Insomma: non solo attuano la censura, non solo lo fanno senza dare una risposta, ma pretendono addirittura che non si dica che c’è censura!
“Attacchi personali”. Ribadiamo di non aver mai condotto alcun attacco personale, e di non avere ricevuto alcuna lamentela o richiesta di smentita o rettifica. Ricordiamo che invece proprio Riforma ha pubblicato attacchi personali nei nostri confronti, anche menzionando fatti specifici del tutto falsi.
In conclusione, nulla viene fatto nei confronti di coloro che esplicitamente vanno contro la Confessione di Fede che la Chiesa afferma di professare, nulla contro chi impegna la Chiesa in campagne che nulla hanno a che fare con la sua missione. Ma contro chi si permette di dirlo si abbatte nientemeno che una decisione del Sinodo. Quando il Duca di Savoia, alle consuete odiose discriminazioni, vessazioni e limitazioni, aggiungeva la violenza assassina delle persecuzioni, il Sinodo sapeva esprimersi con misura e lasciando sempre aperta la porta del dialogo. Ora invece si condanna senza processo e senza una parola di ammonizione preventiva chi non tace di fronte allo scempio che si fa “dell’aggettivo valdese”, e magari si trattasse solo dell’aggettivo.
Hanno davvero perso la testa.
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