Cosa dice la Confessione di Fede della Chiesa Valdese, cosa professa la Chiesa oggi
Noi crediamo
Articolo 6 – Provvidenza
Ch’egli le conduce [“tutte le cose” vedi art. 5] e governa tutte colla sua provvidenza, ordinando et addrizzando tutto ciò che nel mondo accade, senza che però egli sia ne autore ne causa del male il quale fanno le creature, o che la colpa ne gli possa o debba in alcuna maniera essere imputata.
PROVE
Deuteronomio 32:4: “L’opera della Rocca è compiuta; Conciossiacosaché tutte le sue vie sieno dirittura; Iddio è verità, senza alcuna iniquità; Egli è giusto e diritto.”
Salmo 135:6: “Il Signore fa tutto ciò che gli piace in cielo ed in terra; Ne’ mari, ed in tutti gli abissi.”
Efesini 1:11 : “In lui siamo stati fatti eredi, essendo stati predestinati secondo il proponimento di colui che opera tutte le cose secondo il consiglio della sua volontà;”.
Fatti 17:24-25, 28 : “L’Iddio che ha fatto il mondo, e tutte le cose che sono in esso, essendo Signore del cielo e della terra, non abita in templi fatti d’opera di mani. E non è servito per mani d’uomini, come avendo bisogno d’alcuna cosa; egli che dà a tutti e la vita, e il fiato, ed ogni cosa. Poiché in lui viviamo, e ci moviamo, e siamo; siccome ancora alcuni de’ vostri poeti hanno detto: Perciocché noi siamo eziandio sua progenie.”
Matteo 10:29 : “Due passeri non si vendon eglino solo un quattrino? pur nondimeno l’un d’essi non può cadere in terra, senza il volere del Padre vostro.”
Lamentazioni 3:38: “Non procedono i mali ed i beni dalla bocca dell’Altissimo?”
Isaia 45:6-7: “…acciocché si conosca dal sol levante, e dal Ponente, che non vi è alcun Dio fuor che me. Io sono il Signore, e non ve n’è alcun altro; che formo la luce, e creo le tenebre; che fo la pace, e creo il male. Io sono il Signore, che fo tutte queste cose.”
Amos 3:6: “La tromba sonerà ella nella città, senza che il popolo accorra tutto spaventato? Saravvi alcun male nella città, che il Signore non l’abbia fatto?”
Salmo 5:5: “Gli insensati non possono comparir davanti agli occhi tuoi; Tu odii tutti gli operatori d’iniquità.”
Salmo 45:7: “Tu hai amata la giustizia, ed hai odiata l’empietà; Perciò Iddio, l’Iddio tuo, ti ha unto. D’olio di letizia sopra i tuoi consorti.”
Iacopo 1:13-14: “Niuno, essendo tentato, dica: Io son tentato da Dio; poiché Iddio non può esser tentato di mali, e altresì non tenta alcuno. Ma ciascuno è tentato, essendo attratto e adescato dalla propria concupiscenza.”
Giovanni 8:44: “Voi siete dal diavolo, che è vostro padre; e volete fare i desideri del padre vostro; egli fu micidiale dal principio, e non è stato fermo nella verità; poiché verità non è in lui; quando proferisce la menzogna, parla del suo proprio; perciocché egli è mendace, e il padre della menzogna.”
I Giovanni 3:8: “Chiunque fa il peccato, è dal Diavolo; poiché il Diavolo pecca dal principio; per questo è apparito il Figliuol di Dio, acciocché disfaccia le opere del Diavolo.”
I Giovanni 2:16: “Perciocché tutto quello che è nel mondo: la concupiscenza della carne, e la concupiscenza degli occhi, e la superbia della vita, non è dal Padre, ma è dal mondo.”
Genesi 45:4-5: “E Giuseppe disse a’ suoi fratelli: Deh! appressatevi a me. Ed essi si appressarono a lui. Ed egli disse: Io son Giuseppe, vostro fratello, il qual voi vendeste per esser menato in Egitto. Ma ora non vi contristate, e non vi rincresca di avermi venduto per esser menato qua; conciossiaché Iddio mi abbia mandato davanti a voi per vostra conservazione.” 50:20: “Voi certo avevate pensato del male contro a me; ma Iddio ha pensato di convertir quel male in bene, per far ciò che oggi appare, per conservare in vita una gran gente.”
Fatti 2:23: “esso, dico, per lo determinato consiglio, e la provvidenza di Dio, vi fu dato nelle mani, e voi lo pigliaste, e per mani d’iniqui lo conficcaste in croce, e l’uccideste.” 4:27-28: “Poiché veramente, contro al tuo santo Figliuolo, il quale tu hai unto, si sono raunati Erode, e Ponzio Pilato, insiem co’ Gentili, e co’ popoli d’Israele; per far tutte le cose, che la tua mano, e il tuo consiglio aveano innanzi determinato che fosser fatte.”
ATTUALITÀ
L’onnipotenza di Dio e l’origine del male. Due concetti che hanno portato molti teologi e ancor più semplici credenti ad interrogarsi, e addirittura a mettere in dubbio l’onnipotenza di Dio o la sua bontà. Se Dio è onnipotente e buono, perché permette che il male esista ? La risposta della Confessione di Fede può apparire vaga e persino le prove bibliche addotte possono lasciare dei dubbi.
Nel passo di Isaia, infatti, Dio dice: “Io sono il Signore… che formo la luce, e creo le tenebre; che fo la pace, e creo il male”. E in quello di Amos: “Saravvi alcun male nella città, che il Signore non l’abbia fatto?”. Questi versetti sembrerebbero contraddire l’assunto dell’articolo di fede. Come mai ?
Il punto vero è la fede. La Confessione non spiega l’apparente contraddizione: ma afferma con forza le due cose. 1) Dio è onnipotente. 2) Il male, palesemente presente nel mondo, non è imputabile a lui. “Noi crediamo”, sono le parole che introducono l’intera confessione. Non: “noi dimostriamo” o “noi spieghiamo”, e neppure “noi sappiamo”. Il cristiano crede.
Ma non manca una spiegazione implicita, nelle prove scritturali. Le vicende di Giuseppe e di Gesù. Giuseppe stesso spiega ai suoi fratelli che le sofferenze da lui patite non erano un male, poiché “Iddio ha pensato di convertir quel male in bene”. Se, nel leggere le vicende del figlio di Giacobbe e Rachele, ci si ferma a quando lui si trova nella cisterna dove i suoi invidiosi fratelli l’hanno gettato, o a quando egli si trova nella prigione in Egitto, dimenticato anche dal coppiere cui aveva predetto la felice scarcerazione, non si vede altro che gran mali e ingiustizia. Perché il migliore dei figli di Israele doveva patire per mano dei suoi fratelli? Perché doveva finire in carcere per l’odiosa accusa di aver tentato di violentare la moglie del suo benefattore, quando la verità era proprio l’opposto? Un uomo con meno fede di Giuseppe avrebbe potuto mettere in dubbio la potenza di Dio o la sua bontà, e lasciarsi andare alla disperazione e alla rabbia. Ma Giuseppe continua ad avere fede e si dà da fare anche nella prigione dove riesce a diventare l’uomo di fiducia del capo carceriere, cosa che gli permetterà di venire in contatto con il coppiere che, seppure con un ritardo di due anni, parlerà di lui al faraone. Alla fine Giuseppe comprende la ragione di tutte le sue pene e la fa comprendere ai suoi fratelli. Facile per noi che ci limitiamo a leggere la sua vicenda capire. Difficilissimo per colui che quella vicenda la vive giorno per giorno,come negli anni di carcere, almeno tre secondo la Genesi. Tsofnath-Paneah (questo è il nome che gli avrebbe dato il faraone) non sapeva che si sarebbe trattatato di tre o quattro anni!
La citazione di Atti 4:23-28 è nella stessa prospettiva: le grandi sofferenze patite da Gesù erano dettate dal “consiglio” provvidenziale di Dio. Ma i suoi discepoli furono sconvolti dal suo arresto, dalla condanna e dalla sua morte. Videro nella croce la sconfitta di tutto ciò in cui avevano creduto, nonostante Gesù stesso avesse in diversi modi preannunciato quel che doveva accadere. Lo stesso Gesù si sente abbandonato da Dio, eppure resta fedele a quanto aveva detto nel giardino del Getsemani: “Padre, ogni cosa ti è possibile; allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che tu vuoi” Marco 14:36. La Bibbia insegna che i grandi uomini e le grandi donne non sono quelli più forti, o più saggi, i vincitori. Ma sono coloro che obbediscono a Dio.
Ebbene, non ci si può stupire che la Chiesa di oggi, che i cristiani di oggi, come in altri tempi, cadano talora nello stesso errore in cui caddero i discepoli di Gesù per aver perso il loro maestro, e prima di loro Giacobbe che non poteva capire la ragione dell’aver perso l’amato figlio Giuseppe: sia i primi sia il secondo, credevano che la perdita fosse definitiva, ma non lo era. Credevano fosse una sconfitta, ma era solo la preparazione per una più grande gloria.
Le stesse lunghissime vicende della Chiesa Valdese possono essere viste con la sola freddezza dello storico, con i suoi criteri razionali, e peraltro soggetti ad errore come ogni altra attività umana, ma anche ricordando che Dio “ordina e addrizza ciò che nel mondo accade”. Quest’ultimo era l’approccio prevalente tra gli storici valdesi fino a circa centocinquant’anni fa, tanto da arrivare in alcuni casi a forzare la carenza di documentazione con ricostruzioni edificanti. Oggi il rischio è opposto: nel razionalizzare ogni evento, si rischia di non capire che le cause materiali non spiegano tutto. Il Glorioso Rimpatrio, ad esempio, non può essere capito, anche dal punto di vista strettamente storiografico, senza essere consapevoli del fatto che, al di là degli aiuti di Guglielmo d’Orange, al di là delle aspettative di rivolte in Francia contro l’assolutismo di Luigi XIV che negava la libertà religiosa per ragioni di stato, il vero aiuto su cui contavano i Valdesi era quello della Provvidenza. Razionalmente una ingenuità, qualcuno potrebbe dire. La realtà storica però fu che le rivolte non ebbero luogo, che l’appoggio di Guglielmo, nel frattempo diventato re d’Inghilterra, non poteva dare aiuto concreto una volta che gli intrepidi combattenti entravano nei territori dei Savoia o di Francia, che molti non valdesi aggregati all’impresa se ne ritirarono e che addirittura il comandante militare prescelto neppure si presentò alla partenza. Eppure, l’impresa riuscì. La presunta ingenuità vinse.
La mano di Dio è visibile in tanti avvenimenti storici o in tanti episodi della vita di ciascuno di noi. Chi ha fede a volte la vede a volte no, poiché avere fede non vuol dire avere la sapienza divina. Chi non ha fede, sperimentando eventi straordinari nella sua vita, può maturare la fede dentro di sé. Ma coloro che in ogni modo negano Dio, “[s]e non ascoltano Mosè e i profeti, non crederanno neppure se uno risuscitasse dai morti” (Luca 16:31).
Ecco, il pericolo per molti che studiano – giustamente – le radici storiche e culturali della Bibbia è di non essere più capaci di vedere altro che influenze storico-letterarie, spiegazioni razionalistiche, “incrostazioni dovute alla cultura del tempo”, escludendo del tutto l’unica cosa importante: che quel che c’è scritto è parola di Dio.
Allo stesso modo, guardando a “tutto ciò che nel mondo accade”, è giusto usare la nostra mente e le nostre nozioni scientifiche, ma sarebbe un grave sbaglio non sapere riconoscere l’opera della Provvidenza.
Ad esempio, la storia di Giuseppe potrebbe anche essere vista come una serie di alti e bassi della “fortuna” o del “destino”, o piuttosto del caso. Giuseppe ha la “sfortuna” di avere fratelli invidiosi, ma ha la “fortuna” di essere intelligente e così da ultimo degli schiavi diventa uomo di fiducia di un alto dignitario egiziano. Purtroppo non è abbastanza “furbo”, anzi è frenato dalla sua morale dovuta a “incrostazioni culturali” ebraiche e così non soddisfa le pressanti illecite richieste della moglie del suo padrone finendo in prigione. Qui ha la “fortuna” di incontrare il coppiere del faraone e “per caso” azzecca una previsione sulla base di un suo sogno. Con un altro “colpo di fortuna” azzecca una seconda previsione, questa volta riguardante il faraone e finisce per diventare potentissimo in Egitto, così che, per una serie di “coincidenze”, salva padre e fratelli da una terribile carestia. È chiaro che chi leggesse la storia così, si perderebbe l’essenziale. Come chi guardasse in televisione un balletto azzerando il volume per non udire la musica.
Ecco, il Signore “ordina e addrizza tutto ciò che nel mondo accade”. Talora si può vedere l’opera della sua mano, altre volte il suo disegno è troppo difficile perché lo possiamo discernere. Ma occorre anche la volontà di vederla e ricordare sempre “che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio”. (Romani 8:28).
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