“Chiese protestanti” al Roma Pride a sostenere utero in affitto e bambini registrati come figli di qualunque aggregazione

Un sobrio momento del Roma Pride 2022. Evidentemente è piaciuto a quelle presunte "chiese protestanti" che tornano quest'anno

IL TUTTO ORGANIZZATO DAL CIRCOLO INTITOLATO A MARIO MIELI, PER IL QUALE LA GENTE ADORA DIO PER LA NEVROSI GENERATA DAL NON AVERE RAPPORTI SESSUALI CON I GENITORI

“Roma Pride 2023, anche le chiese protestanti, come sempre, in corteo ‘per la libertà e l’autodeterminazione’.”

Ecco come l’Agenzia NEV, “Servizio stampa della Federazione delle chiese evangeliche in Italia”, dà notizia della partecipazione di Rete evangelica fede e omosessualità alla

Dalla pagina dell’agenzia della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia

manifestazione LGBT eccetera (difficile stare dietro alla continua evoluzione della mistica di costoro: proprio nei documenti ufficiali del “Pride” leggiamo che ora il “sacro acronimo” è diventato  LGBTQIAK+). Come se non bastasse, la foto allegata al breve articolo ritrae un cartello che dice “Dio è non binario”, cioè è come quelle persone che affermano di non identificarsi né come maschi né come femmine. Complimenti per il raffinato buon gusto!

Intanto notiamo l’offensiva e falsa pretesa secondo le quali LE chiese protestanti, per di più “come sempre” sostengano la processione del culto “gender”. Semplicemente non è vero. Esistono ancora delle realtà protestanti che non si conformano a questa deriva.

Ma notiamo anche che il Roma Pride 2023 NON è una festa, per quanto spesso sguaiata e talora blasfema. È una manifestazione con un preciso documento politico che include:

  • richiesta di aborto ben oltre i limiti della legge italiana (la famosa legge 194/1978) tanto da dichiarare “rabbia e apprensione ai terribili passi indietro compiuti negli Stati Uniti”, riferendosi alla sentenza della Corte Suprema, che non cambierebbe di una virgola le attuali norme italiane;
  • l’autodefinizione dei partecipati con una lunga serie di profili tra cui: atei, transgender, lesbiche, sex worker, asessuali, drag king, gender-fluid, persone che praticano sessualità non convenzionali, kinky e BDSM, genitori omosessuali (cioè che hanno privato dei bambini di uno dei loro genitori) e altri;
  • l’autoidentificazione del sesso di appartenenza, cosa che comporta la possibilità per uomini che semplicemente dichiarino di sentirsi donne di gareggiare nelle competizioni femminili, entrare negli spogliatoi femminili, farsi ospitare nelle case rifugio per donne che hanno subito violenza, avvalersi delle quote riservate per le donne, partecipare alle prove fisiche di concorsi pubblici con i parametri delle donne; la “carriera alias” è peraltro una forte spinta al percorso di transizione, con la somministrazione di farmaci bloccanti della pubertà, seguiti da interventi chirurgici che includono amputazioni e “ricostruzioni” di scarsa efficacia e comunque irreversibili;
  • riconoscimento delle “infinite configurazioni familiari” indipendentemente da “uno specifico numero di partecipanti” compresi “i bambini e le bambine desiderati e allevati in tali realtà”; dunque non solo “figli di due papà” e “di due mamme”, ma anche di più partecipanti e aggregazioni varie;
  • “matrimonio egualitario”, riconoscimento dei figli alla nascita da parte di entrambi i “genitori” (dunque ignorando del tutto eventuali rivendicazioni da parte dei veri genitori), accesso alle adozioni e alla procreazione medicalmente assistita, anche per le coppie dello stesso sesso;
  • esplicito riconoscimento della gestazione per altri (utero in affitto);
  • rivendicazione della continuità con le manifestazioni precedenti quando “bambini arcobaleno” sfilavano accanto a dyke (lesbiche dall’aspetto mascolino) in pelle e motocicletta e a leather men con maschere antigas e fruste;
  • “femminismo inclusivo rispetto a ogni percorso di autodeterminazione di genere”, in base al quale cioè, le conquiste e le prerogative delle donne possono essere fatte proprie da qualunque uomo che si dichiari, anche temporaneamente, donna.
  • esplicito riconoscimento della gestazione per altri (utero in affitto);
  • rivendicazione della continuità con le manifestazioni precedenti quando “bambini arcobaleno” sfilavano accanto a dyke (lesbiche dall’aspetto mascolino) in pelle e motocicletta e a leather men con maschere antigas e fruste;
  • e altro ancora.
Un sobrio momento del Roma Pride 2022. Evidentemente è piaciuto a quelle presunte “chiese protestanti” che tornano quest’anno

Chi partecipa al Roma Pride 2023 deve sapere di sostenere tutto questo, oltre a sapere che organizzatore dell’evento è il circolo intitolato a Mario Mieli, il cui presidente è portavoce del Pride stesso. Non si capisce perché il circolo voglia far riferimento proprio a Mieli, morto a 30 anni suicida, autore sostanzialmente di un solo libro Elementi di critica omosessuale, nel quale, in piena coerenza con il resto della corposa opera, si trovano passaggi come questo: «Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l’amore con loro.”

La pederastia “è una freccia di libidine scagliata verso il feto”».

Mario Mieli stigmatizza il fatto che il padre «rifiuta contatti erotici aperti con il figlio (il quale invece desidera “indifferenziatamente” e quindi desidera anche il padre), così come gli altri maschi adulti, in forza del tabù antipederastia, rifiutano rapporti sessuali con il bambino».

«L'”amico del cuore” dell’infanzia e dell’adolescenza è in realtà “oggetto” di desiderio in senso lato e quindi (anche) sessuale».

Dunque, invito alla libidine pederastica (anche se non risultano evidenze che sia stata praticata né dagli aderenti al circolo né dallo stesso Mario Mieli), invito a rapporti sessuali tra genitori e figli, e identificazione obbligata delle belle amicizie dell’infanzia e dell’adolescenza con il desiderio sessuale. Complimenti “alle chiese protestanti” che partecipano. Di certo non partecipiamo noi di Sentieri Antichi Valdesi!

Ma a quelle chiese potrebbe interessare l’origine del concetto di Dio secondo Mario Mieli:

«L’amore per Dio e il timore di Dio sono il risultato nevrotico di un amore per i genitori censurato dal tabù dell’incesto e da quello antiomosessuale… il desiderio erotico del bimbo per il padre, il desiderio della figlia per la madre, tutto ciò si trasforma nevroticamente in adorazione di Dio». Cioè: siccome i cattivacci che hanno dato dei princìpi alla società (secondo la Bibbia sarebbe Dio stesso) impediscono rapporti omosessuali tra bambini e genitori, uno contrae disturbi psicopatologici che gli fanno adorare Dio (che ovviamente secondo costoro non esiste).

Ormai sono andati oltre il post-cristianesimo e l’ateismo. Sono all’anti-cristianesimo spinto, dove la blasfemia è mera conseguenza. Vergognoso che attribuiscano le loro pulsioni alle chiese protestanti nel loro insieme.

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