Chiesa Valdese e Metodista: le origini della crisi

di Giuseppe Rai

Giuseppe Rai ha già scritto su questo sito, sia pure sotto pseudonimo. Lo ringraziamo per questo nuovo contributo, questa volta con il suo nome, che pubblichiamo in diverse parti, data la sua lunghezza.

Non ci sono più dubbi ormai, dentro la Chiesa lo ammettono da più parti; la Chiesa Valdese (Unione delle Chiese Metodiste e Valdesi) è in crisi! Una crisi che coinvolge diversi aspetti della vita ecclesiale, dei quali quello numerico, con un progressivo ed inarrestabile calo dei membri, è soltanto il più evidente, la punta dell’iceberg di una crisi molto più vasta e profonda.

Fino a pochi anni fa, di fronte ad un progressivo declino dei numeri, la risposta che l’establishment si e ci dava, era soltanto quella di “ignorare il problema” o tuttalpiù di consolarsi con il fatto che anche le altre Chiese (storiche) soffrivano dello stesso fenomeno; adesso però i numeri, i maledetti numeri (membri di Chiesa e contribuzioni) costringono tutti, a cominciare dai Pastori e dal resto dell’establishment, ad affrontare il problema, senza più nascondere la testa sotto la sabbia.

Che cos’è che non va nella Chiesa Valdese? Qual è la causa del suo progressivo “svuotamento”?

Dare una risposta non è facile, o meglio lo è, però così facendo si corre il rischio di banalizzare. Se sottoponessimo tutta la questione ad un gruppo di fedeli di un’altra Chiesa Cristiana, tra quelle che invece di essere in crisi sono in espansione, e nel giro di pochi giorni ci direbbero subito quali sono le cose che non vanno da noi, facendo un semplice confronto con la loro realtà.

Senza scomodare questi fratelli però, possiamo anche noi fare un’analisi interna per cercare le radici dei mali che ci affliggono.

Il nostro “male” non è cosa recente, ma ha origini lontane, almeno mezzo secolo, se non oltre, e se oggi si è cronicizzato, è solo perché durante gli ultimi cinquant’anni non si è voluto trovare una cura adeguata (poi vedremo anche il perché).

Cominciamo dal cd “Patto d’integrazione” di cui si è recentemente ricordato il quarantennale; Valdesi e Metodisti nel 1975 hanno deciso di trovare una via comune di testimoniare l’Evangelo in Italia. Durante le celebrazioni dell’anniversario si è più volte sottolineato come questo Patto abbia funzionato bene e come le sue origini siano state dettate dai molti punti di comunione che già allora legavano le due Chiese, Valdesi e Metodiste.

Non c’è dubbio che, al di là delle differenze teologiche delle due confessioni, che non pregiudicavano una comune azione di testimonianza, a giocare a favore del Patto sono state, da un lato la convergenza su molti temi etico-sociali e dall’altro la necessità di ottimizzare le forze (esigue) nella testimonianza. Questa seconda motivazione, però, denotava già allora la consapevolezza da parte dell’establishment delle due Chiese, dello stato di difficoltà che entrambe stavano attraversando già da diverso tempo (calo di vocazione e difficoltà di evangelizzare in una società sempre più laica e secolare). Unire le forze è quindi sembrata la soluzione più ovvia, ma purtroppo anche quella più “a buon mercato”, e come si sa, le soluzioni a buon mercato, o in termini biblici, quelle dettate dall’umano discernimento, che però non tengono veramente conto dell’opinione di Dio, produco molto spesso dei risultati deludenti, se non addirittura controproducenti a lungo andare.

(prima parte – continua)

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