La fine di un dittatore – Giudici 9
Iotam, unico superstite di settanta fratelli uccisi da Abimelec su una stessa pietra, non ebbe timore di testimoniare: “Salì sulla vetta del monte Garizim, alzando Leggi Tutto »
Iotam, unico superstite di settanta fratelli uccisi da Abimelec su una stessa pietra, non ebbe timore di testimoniare: “Salì sulla vetta del monte Garizim, alzando Leggi Tutto »
“13 Gli mandarono poi alcuni farisei ed erodiani per coglierlo in fallo nelle parole. 14 Ed essi, giunti, gli dissero: «Maestro, noi sappiamo che tu Leggi Tutto »
“Ora dunque, o Israele, da’ ascolto agli statuti e ai decreti che vi insegno, perché li mettiate in pratica, affinché viviate ed entriate in possesso Leggi Tutto »
Sotto questo titolo, qualcuno cerca di far violenza al testo biblico per darsi ragione su questioni di grande attualità. Questo testo, suggerito da un giovane Leggi Tutto »
39 Or uno dei malfattori appesi lo ingiuriava, dicendo: «Se tu sei il Cristo, salva te stesso e noi». 40 Ma l’altro, rispondendo, lo sgridava dicendo: «Non hai neppure timore di Dio, trovandoti sotto la medesima condanna?41 Noi in realtà siamo giustamente condannati, perché riceviamo la dovuta pena dei nostri misfatti, ma costui non ha commesso alcun male». 42 Poi disse a Gesù: «Signore, ricordati di me quando verrai nel tuo regno». 43 Allora Gesù gli disse: «In verità ti dico: oggi tu sarai con me in paradiso». Luca 23
Il pastore Giorgio Tourn, nel suo Alfabeto evangelico, fornisce una bella precisazione:
“Qualcuno potrebbe dire: ‘Non è un po’ comodo? Se basta credere per essere a posto uno può fare quello che vuole’. È chiaro che non è così: quando uno ha fiducia in una persona e vuole meritare la sua, farà di tutto per esserne degno. Si fanno molte più cose per amore che per obbligo, e la fede è il nostro modo di amare Dio.”
Il ladrone del racconto evangelico, però, arriva alla fede quando non era più possibile per lui fare nulla. Le sue mani inchiodate alla croce non possono compiere opera alcuna, né i suoi piedi portarlo in alcun luogo, neppure a chiedere perdono a coloro alle vittime dei suoi delitti. Gli resta però quel senso di giustizia, evidentemente mai spento nonostante una vita che lui stesso sa essere stata assai mal spesa, che gli rende evidente la differenza fra sé e Gesù. Noi riterremmo, giustamente, odiosa e inaccettabile una pena atroce come la crocifissione, qualunque sia il reato commesso. Ma il ladrone non perde i suoi ultimi minuti di vita per recriminare sulla disumanità delle leggi dell’epoca. Né reagisce come l’altro malfattore che, nella disgrazia, usa le forze residue per commettere un ultima nefandezza ingiuriando quell’uomo giusto. E riconosce che mentre per lui e il suo “collega” si tratta di “dovuta pena”, per Gesù è una somma ingiustizia.
Ma soprattutto si rende conto che quello che ha accanto non è solo un uomo giusto, è Colui che salva gli uomini, il Messia (in greco, il Cristo), il Redentore. Ha fede in Lui. E la sera stessa sarà con Lui in Paradiso.
La strada che ci indica il Signore è quella del ladrone ? Fai quel che ti pare, poi, giunto alle strette, ti affidi a Gesù e sei a posto ? Ovviamente no.
Quella del ladrone, infatti, è una via tutt’altro che facile. Intanto non a tutti è dato di essere
Una delle frasi suggestive, potenti, efficaci dell’Evangelo che mi colpisce è la seguente: “In questo mondo avete da soffrire, ma abbiate coraggio: Io ho vinto il mondo”(Giov. 16:32-33). Non trovo stimoli così incisivi in frasi dette dai grandi uomini del passato, in quanto quelle di Gesù si inseriscono nel processo di trasformazione dell’uomo che crede, e ne sono la causa.
Ma interroghiamoci: cos’è il mondo per Gesù? La parola greca “kosmos” significa in italiano il mondo fisico, l’universo. Tuttavia, l’idea che sottende alla parola greca “kosmos” per Gesù è quella spirituale e morale: essa pone in contrasto la parola di Gesù con il mondo politico-religioso che lo ha inchiodato alla croce. Sembra paradossale la frase di Gesù, perché in fondo il “mondo” lo avrebbe di lì a poco crocifisso, i capi religiosi sarebbero riusciti ad eliminarlo, sebbene con l’ausilio dell’amministrazione romana. Ma Gesù affermò che ha vinto il mondo. Come?
Si definisce mistificazione una ben nota tecnica della propaganda ideologica e politica tesa a deformare la realtà a proprio vantaggio e per i propri fini per ingannare Leggi Tutto »
Isaia deride l’idolatria.
di J. Gresham Machen (1881-1937)
Presbiteriano, professore di Teologia.Fondatore dei
Westminster Theological Seminary and the Orthodox Presbyterian Church
Ne brucia la metà nel fuoco, con l’altra metà prepara la carne, la fa arrostire, e si sazia. Poi si scalda e dice: «Ah! mi riscaldo, godo a veder questa fiamma!» Con l’avanzo si fa un dio, il suo idolo, gli si prostra davanti, lo adora, lo prega e gli dice: «Salvami, perché tu sei il mio dio!» Isaia 44:16-17
In questo passo vediamo il profeta mentre deride l’idolatria, è difficile trovare un’ironia più acuta in tutto il resto della letteratura. Isaia non poteva essere più chiaro. Tuttavia è necessario che il lettore comprenda tale chiarezza. Sembra sia impossibile non comprendere il messaggio del profeta, nonostante ciò gli uomini moderni fanno proprio questo. Ricordo un sermone udito pochi anni fa. Questa predicazione era introdotta dai versi che abbiamo davanti e che danno voce alla derisione dell’antico profeta nei confronti dell’uomo che si fa un idolo intagliando un pezzo di tronco. “Ne brucia la metà nel fuoco, con l’altra metà prepara la carne, la fa arrostire, e si sazia. Poi si scalda e dice: «Ah! mi riscaldo, godo a veder questa fiamma!» Con l’avanzo si fa un dio, il suo idolo, gli si prostra davanti, lo adora, lo prega e gli dice:
di J. Gresham Machen (1881-1937)
Presbiteriano, professore di Teologia.
Fondatore dei
Westminster Theological Seminary and the Orthodox Presbyterian Church
La scorsa domenica pomeriggio, nella prima delle nostre conversazioni radiofoniche di questo inverno, ho fatto una sorta di riassunto sul progresso della dottrina cristiana nella chiesa. Ho mostrato come la chiesa si mossa da una confessione molto scarna comunemente nota come “Credo Apostolico,” attraverso i grandi Credi Ecumenici dove ha esposto le dottrine della Trinità e della Persona di Cristo, passando per Agostino con la sua presentazione della dottrina del peccato e della grazia divina fino alla Riforma ed a Calvino. Ho mostrato come quel tipo di dottrina che si muove sul sentiero dove si mosse Calvino è definita Fede Riformata.
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