CONTINUA L’ANALISI DELLO STUDENTE DI TEOLOGIA SULL’ODG SULLE COPPIE GAY, CHE “DEMANDA ALLE CHIESE LOCALI UN’AUTORITÀ CHE NON GLI APPARTIENE”. ISTITUIREMO UN REGISTRO DELLE COPPIE DI FATTO ? FACCIAMO CONCORRENZA ALLO STATO?
Un’altra osservazione va fatta: per noi protestanti il matrimonio non è un sacramento, tutti si sposano, non solo i cristiani (anche i massoni: è interessante leggere il Rituale matrimoniale della Libera Muratoria per vedere che tipo di concetto hanno del matrimonio); fare una benedizione di una unione di coppie di fatto (in questo caso omoaffettive) non è – a mio sommesso avviso – un “moltiplicare le benedizioni”, ma un “moltiplicare i sacramenti”, da due a quaranta – come per Ugo di S. Vittore e per Abelardo – dal battesimo ad una possibile unzione/benedizione dei malati. Per me una benedizione è sì un rito di passaggio (per es. nell’ebraismo il Bar-mitzvà), ma è soprattutto espressione della comunità nella richiesta o invocazione a Dio della sua Grazia, che nel caso del matrimonio è in relazione alla vita civile. Le chiese nel passato hanno tenuto un particolare riguardo al battesimo e al matrimonio, proprio perché non esisteva uno stato civile: se nasceva un bambino dove lo si registrava? Se Tizia e Caio si sposavano chi certificava la nascita di una famiglia? La Chiesa naturalmente! Questo fino alla nascita di uno stato Civile. Per dovere di cronaca devo dire – a mo’ di esempio – che il registro di stato civile mantenuto dai municipi nel meridione nacque con il decennio francese, con precisione nel 1808, e si mantiene ancora oggi, nel Regno di Sardegna fino al 1865 esisteva lo stato civile ecclesiastico (in due lingue: italiano per il culto cattolico e francese per il culto evangelico controllato dallo stato). Se ne deduce che un particolare rito segnava un particolare modo di vivere un momento della propria esistenza in maniera pubblica, che aveva una conseguenza giuridica. Per il battesimo la nascita, l’entrata nella società cristiana e civile di un bambino; per il matrimonio la nascita di una famiglia; per il funerale il distacco da un caro e l’attestazione del decesso.