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ALTRE 7 DOMANDE

4 Ottobre 2010 admin 0

DOMANDE ALLA “MAGGIORANZA” CHE GUIDA LA CHIESA VALDESE Le benedizioni alle coppie omosessuali hanno fatto notizia, ma purtroppo c’è ben altro. Il nostro Appello al Leggi Tutto »

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Ci scrive Lino Pigoni, Membro della Chiesa Metodista di Udine

21 Settembre 2010 admin 0

CONFESSIONE DI FEDE E LIBERTÀ.

1 – La Confessione di Fede è una delle pietre miliari che ci ricorda la nostra storia scandita da persecuzioni, galere, distruzioni. Le citazioni bibliche volevano dimostrare la fedeltà alla Parola.

Questa Confessione esaurisce il “che cosa crediamo come cristiani”? È la domanda che si poneva in carcere D. Bonhoeffer che scrisse di voler “esporre su che cosa dobbiamo credere in quanto cristiani”. Poi, riflettendo sul nostro tempo e sull’enigma di un mondo altro rispetto al passato giunse alla conclusione che la discussione si sarebbe dovuta porre in altri termini, appunto: “che cosa crediamo in quanto cristiani”?

La Confessione è la libera e franca articolazione di contenuti che la coscienza del credente, rinnovata da Dio-Spirito, desidera fare propria ed esprimere nella libera e responsabile testimonianza. Per l’articolazione dei contenuti mi affido alla preghiera, alla riflessione biblica, alla conoscenza di diversi percorsi di esegesi biblica e ricerca teologica.

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CONTINUA L’ANALISI DELLO STUDENTE DI TEOLOGIA SULL’ODG SULLE COPPIE GAY, CHE “DEMANDA ALLE CHIESE LOCALI UN’AUTORITÀ CHE NON GLI APPARTIENE”. ISTITUIREMO UN REGISTRO DELLE COPPIE DI FATTO ? FACCIAMO CONCORRENZA ALLO STATO?

17 Settembre 2010 admin 0

Un’altra osservazione va fatta: per noi protestanti il matrimonio non è un sacramento, tutti si sposano, non solo i cristiani (anche i massoni: è interessante leggere il Rituale matrimoniale della Libera Muratoria per vedere che tipo di concetto hanno del matrimonio); fare una benedizione di una unione di coppie di fatto (in questo caso omoaffettive) non è – a mio sommesso avviso – un “moltiplicare le benedizioni”, ma un “moltiplicare i sacramenti”, da due a quaranta – come per Ugo di S. Vittore e per Abelardo – dal battesimo ad una possibile unzione/benedizione dei malati. Per me una benedizione è sì un rito di passaggio (per es. nell’ebraismo il Bar-mitzvà), ma è soprattutto espressione della comunità nella richiesta o invocazione a Dio della sua Grazia, che nel caso del matrimonio è in relazione alla vita civile. Le chiese nel passato hanno tenuto un particolare riguardo al battesimo e al matrimonio, proprio perché non esisteva uno stato civile: se nasceva un bambino dove lo si registrava? Se Tizia e Caio si sposavano chi certificava la nascita di una famiglia? La Chiesa naturalmente! Questo fino alla nascita di uno stato Civile. Per dovere di cronaca devo dire – a mo’ di esempio – che il registro di stato civile mantenuto dai municipi nel meridione nacque con il decennio francese, con precisione nel 1808, e si mantiene ancora oggi, nel Regno di Sardegna fino al 1865 esisteva lo stato civile ecclesiastico (in due lingue: italiano per il culto cattolico e francese per il culto evangelico controllato dallo stato). Se ne deduce che un particolare rito segnava un particolare modo di vivere un momento della propria esistenza in maniera pubblica, che aveva una conseguenza giuridica. Per il battesimo la nascita, l’entrata nella società cristiana e civile di un bambino; per il matrimonio la nascita di una famiglia; per il funerale il distacco da un caro e l’attestazione del decesso.