Cari fratelli,
premetto che non sono valdese. Leggo però con una certa meraviglia che si critica l’affermazione della pastora Di Carlo sul fatto che la Bibbia non è la parola di Dio ma la contiene. Mettere in discussione ciò significherebbe accettare quella che si chiama inerranza biblica. Ora non sfugge a voi tutti che di problemi ne crei molti una lettura “letteralista”. Se la Bibbia è parola di Dio allora tutto ciò che vi è scritto non deve essere interpretato né contestualizzato. Proprio chi la legge così, ad esempio, non accetta che la donna predichi, che sia pastore. Oppure dovremmo prendere come parola di Dio tutti gli omicidi descritti nell’antico testamento e presentati come volonta di Dio ( e il comandamento non uccidere?). Potrei andare avanti ma non mi sembra il caso. Credo che neanche voi in fondo possiate pensarla in questo modo, o no?
Giovanni Napolitano
MA SE LA SI PENSA COSì COSA CI SI FA IN UNA CHIESA BASATA SULLA BIBBIA?
Caro fratello,
ormai dire che la Bibbia è Parola di Dio fa scandalo. E non nella piazza, dove credere in qualcosa è spesso ritenuto cosa da poveretti (ma non sanno quanto è promesso ai “poveri in spirito”!), salvo poi offrirsi in sacrificio umano per una squadra di calcio, o per l’alcol, il fumo o la droga, o credere a santoni e guru, o inventarsi e adorare idoli come “la scienza”, che invece è basata sul dibattito e non sulla cieca fede. Quest’affermazione oggi crea scandalo fra cristiani.
Mi pare poi che anche un induista o un ateo troverebbe bizzarro che il pastore di una chiesa, al quale essa affida il compito di predicare e istruire nella sua fede, dichiari cose in totale contrasto con ciò che la stessa chiesa professa nella sua Confessione di Fede (Art. 3):