Si riunisce in questi giorni a Sète in Linguadoca il sinodo della Chiesa Protestante Unita di Francia, per decidere se autorizzare la benedizione della coppie dello stesso sesso. La principale erede del protestantesimo storico francese, in cui confluirono i valdesi del Luberon sopravvissuti alle persecuzioni del XVI secolo e che oggi ha circa 400 mila aderenti di cui 110mila attivi, starebbe dunque per compiere lo stesso passo che la Chiesa Valdese ha fatto nel 2010?
Forse, ma le differenze sono molte. In Francia c’è un vero dibattito alla luce del sole, riportato anche dai grandi mezzi di informazione. Neppure i più strenui fautori del passo osano sostenere che non c’è opposizione, né l’appello contrario viene ignorato. Un appello ai delegati del sinodo firmato da 50 dei circa 500 pastori, oltre che da un centinaio di membri di consigli di chiesa, per “non deliberare affrettatamente sotto la pressione della società e dell’evoluzione dei costumi”, è oggetto di dibattito e non di scomunica.
Il presidente del consiglio nazionale, il pastore Laurent Schlumberger, l’equivalente del nostro Moderatore, è rimasto al di sopra delle parti. Insomma, quale che sia la decisione, il metodo sembra ben diverso da quello perpetrato nella Chiesa Valdese, dove si è negata e nascosta la presenza del dissenso, si sono persino fatte osservazioni che odoravano di razzismo contro le comunità “etniche” contrarie alla deriva omosessualista, la moderatora dell’epoca non solo si è schierata ma ha addirittura forzato la mano al Sinodo anticipandone le decisioni, solo un pastore ha avuto il coraggio di firmare l’appello a non prendere decisioni affrettate. Addirittura il presidente del Sinodo, quello del 2010, vietò persino di menzionare l’appello.
Insomma, qualche speranza resta, benché purtroppo nelle chiese protestanti “storiche” (che forse bisognerebbe chiamare “antistoriche” visto che vanno contro tutto ciò che è sempre stato il protestantesimo) la tendenza sia generalmente negativa.
Ma c’è chi sa parlare chiaro, come il pastore Gilles Boucomont, che ha portato la sua comunità, “le Temple du Marais” a Parigi, da poche decine di membri sfiduciati a diverse centinaia di vivaci partecipanti, il quale ha definito la possibilità di affidare la scelta alle singole chiese locali (proprio la scelta del Sinodo valdese del 2010) “la soluzione peggiore”. Boucomont, più che per la questione “benedizioni” in sé, è preoccupato perché “per la prima volta in Francia dal 1517 una importante decisione sinodale potrebbe essere presa contro tutti i testi biblici”.
Preghiamo per i fratelli e le sorelle francesi.
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