ALDO COMBA SOSTIENE CHE OMOSESSUALI SI NASCE, E CHE PAOLO CE L’AVEVA CON CHI FA IL GAY MA NON LO È (MA ALLORA CI SI DIVENTA ANCHE !)

Il sito di  Progetto Gionata (“progetto di volontariato culturale volto a far conoscere il cammino che i credenti omosessuali fanno ogni giorno nelle loro comunità e nelle varie Chiese”) riporta un articolo di Riforma scritto da Aldo Comba, pastore valdese e presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia dal 1973 al 1976, sotto il titolo “Dopo il Sinodo Valdese: Omosessuali si nasce, peccatori si diventa”.

Benché le allusioni al nostro Appello al Sinodo siano evidenti e non tutte di buon gusto, l’Appello non è mai citato né in questo articolo né nella lunga lettera contenuta nella stessa pagina del settimanale, che esorta a “non mettere in discussione l’autorità del Sinodo”. Evidentemente, il tentativo di ignorarci continua, e sembra ancora in vigore la fatwa pronunciata dal presidente del Sinodo dello scorso Agosto, che redarguì un ex moderatore, reo di aver menzionato l’increscioso documento.

Ma, venendo al contenuto, c’è di che divertirsi. Il pastore Comba, volendo ignorare l’appello firmato da 41 membri di Chiesa Valdese, deve prendersela con il vescovo di Pinerolo, “il cui atteggiamento” – dice il Comba – gli “richiama alla mente la frase che ho letto su un quotidiano a proposito della benedizione pronunziata in una chiesa siciliana sull’unione di due donne tedesche. Tra virgolette si diceva: «è solo una preghiera». Quel «solo» – continua il pastore – è singolarmente rivelatore. Dietro questa parola c’è, se non la teologia, certamente la sensibilità religiosa del popolo cattolico e di molti altri (atei compresi), per cui una «preghiera» è quasi una banalità che chiunque può pronunziare, ma una «benedizione » è un atto sacro (sarei tentato di dire «magico»), che può essere effettuato solo da un personaggio sacerdotale…

C’è un piccolo problema: quella frase sul quotidiano era attribuita alla Moderatora della Chiesa Valdese, la pastora Maria Bonafede, grande propugnatrice delle benedizioni omosessuali, al punto da forzare la mano al Sinodo, prefigurandone la decisione favorevole in una intervista ampiamente diffusa. La stessa agenzia di stampa (ANSA, 8 giugno, ore 19,12) con la quale veniva comunicata la presa di posizione della Moderatora, nella giornata in cui il quotidiano Repubblica dava notizia di ciò che quasi tutti i mezzi di informazione hanno definito “il matrimonio gay” nel tempio valdese di Trapani era intitolata: GAY: VALDESI, A TRAPANI NESSUN MATRIMONIO, SI E’ SOLO PREGATO”.

Per sua fortuna, il pastore Comba è ormai in emeritazione e così questo suo infelice attacco alla massima carica della Chiesa non gli creerà problemi di carriera, come assegnazioni a chiese in aree disagiate o simili!

Dopo questo svarione, arriva la sentenza “L’unione di due persone dello stesso sesso non è affatto un matrimonio ma, come giustamente dicono i luterani, una «unione di vite», su cui non v’è motivo per non chiedere a Dio di concedere loro il suo favore.” . Una domanda si affaccia alla mente: anche un’amicizia, una società sportiva, una società d’affari è una “unione di vite”, a volte assai più duratura di un matrimonio. Per non parlare delle relazioni adulterine, o incestuose. Ne deduco che anche in questi caso, secondo Comba, “non v’è motivo per non chiedere a Dio di concedere il suo favore”. Ricordo, ad esempio, che la proibizione dell’incesto (come quella dell’immolazione dei primogeniti) è contenuta nel famigerato Levitico 18, sbeffeggiato per mesi dai teologi d’assalto sostenitori delle benedizioni.

Nello stesso articolo in cui, probabilmente senza volerlo, accusa la Moderatora Maria Bonafede di avere la “sensibilità religiosa del popolo cattolico”, il pastore Aldo Comba ci riserva altre ghiotte sorprese.

Ci spiega, infatti, che le parole dell’apostolo Paolo di dura condanna dell’omosessualità, non sono rivolte a tutti coloro che hanno rapporti sessuali con persone dello stesso sesso, ma solo verso quelli che lo fanno per “moda”, per essere “più chic, più in”, “che, come Socrate, avevano una moglie per fare la cucina e fare figli, ma poi il loro sollazzo personale lo trovavano forse con prostitute, ma soprattutto con adolescenti, con efebi”.

Non c’è che dire: solo un grande teologo può sapere ciò che l’apostolo pensava, ma che non ha mai scritto né accennato. Viene solo da chiedersi come faccia a saperlo! Il sospetto è che la tecnica sia la solita: si parte dalle proprie convinzioni personali, appunto quelle “più chic, più in”, e poi si manipola e ritaglia la Bibbia pretendendo che “il popolo” dia per buona la loro operazione. Chi si permette di obiettare viene accusato di “rinfacciare al Creatore le sue scelte”.

Si può pensare che il povero Paolo non sapesse spiegarsi molto bene. Che insomma – a differenza degli illuminati teologi di oggi – avesse dei problemi nello scrivere e nel parlare chiaro. E pensare che sa spiegarsi molto bene, ad esempio, quando si tratta di distinguere tra sesso all’interno di coppie sposate e sesso adulterino!

Inoltre, non si capisce come ci si deve regolare per quanto riguarda i passi dell’Antico Testamento, assai più antichi dei Greci dei tempi di Socrate cui si riferisce.

Ma, soprattutto, si affacciano alla mente alcune domande.

  1. Omosessuali si nasce, come afferma solennemente il titolo “Omosessuali si nasce” e la maggior parte del testo) o si diventa, come quegli antichi greci ampiamente illustrati nello stesso testo ?
  2. Se “fare i gay” quando non lo si è di nascita è peccato, è peccato anche “fare gli eterosessuali” se non lo si è?
  3. Quando si benedice in un contesto liturgico una coppia omosessuale, bisogna prima indagare se la loro reciproca attrazione non è questione di “moda”?
  4. Se, come insiste più volte il pastore Comba, “omosessuali si nasce, così come si nasce neri o amerindi, mancini o rom”, come la mettiamo con le diffusissime teorie psicologiche per cui l’omosessualità può essere determinata da talune situazioni affettive nell’infanzia ?

Insomma, più si leggono le teorie dei sostenitori delle benedizioni approvate dal Sinodo, più sembrano essere scombiccherate e contraddittorie.

Ma il problema vero non sono le benedizioni e tanto meno le persone omosessuali, verso le quali abbiamo rispetto, coscienti peraltro che siamo tutti peccatori, ma non per questo non siamo chiamati da Cristo. Piuttosto, la questione delle benedizioni ha fatto emergere in modo evidente un approccio tracotante e sprezzante alle Scritture, ridotte a mero canovaccio dal quale si prende qualche spunto per dire qualunque cosa passi per la testa, grazie a Dio, anche cose buone, a volte. Un approccio che non regge a un esame logico, se non a costo di degradare la Bibbia a un libro qualsiasi, con la conseguenza che non ha senso tenere in piedi una chiesa che dovrebbe avere il messaggio di quel libro al centro del suo pensare, agire e pregare. Tant’è vero che si definisce evangelica.

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