Proseguiamo il nostro cammino accanto al pastore Pierre Allix nella sua ricerca delle radici valdesi.
Allix, nel sottolineare i caratteri particolari del cristianesimo del Nord Italia, ricorda che Ambrogio da Treviri (“Sant’Ambrogio”, Treviri 339/340 – Milano 397), vescovo di Milano dal 374, proclamato dalla Chiesa Cattolica Romana Dottore della Chiesa, non riconosceva come sacramenti che “il Battesimo e la Cena del Signore”, come del resto “il suo discepolo Sant’Agostino” (Tagaste 354 – Ippona 430). Ambrogio – continua Allix, rifiuta la teoria della transustanziazione, il culto delle immagini, l’adorazione della croce. Il pastore ugonotto arriva a dire che “morì da protestante” e attribuisce le stesse opinioni anche a Cromazio, arcivescovo di Aquileia (335/340 – 407/408) e Rufino (345ca.-411), scomunicato da papa Anastasio (399-401), eppure accolto da Cromazio alla comunione, a testimonianza della poca considerazione in cui era tenuto il vescovo di Roma.
Potremmo aggiungere che Ambrogio manteneva la sacralità del sabato, come pare facessero i valdesi medievali seguendo le chiarissime indicazioni bibliche, anche se Ambrogio si distinse per un violento antigiudaismo.
Allix ipotizza anche che Cromazio possa essere stato colui che ha indotto i Valdesi a rifiutare totalmente il giuramento e ad applicare il precetto di porgere l’altra guancia, precetto che peraltro all’epoca di Allix applicavano con grande moderazione…
Per il VI secolo, Allix prende come esempio Laurenzio, vescovo di Novara e poi di Milano, che respinge la dottrina della penitenza, nega la necessità dell’intercessione attraverso la chiesa e “quasi ad istruire i Valdesi” afferma che per la preghiera non importa il luogo né la parola, ma solo la mente di chi prega. Tra i grandi del secolo cita anche (Sant’)Epifanio, vescovo di Pavia, benché in realtà sia vissuto in quello precedente (439-498). Secondo Allix non credeva nella transustanziazione e “morì da protestante” in quanto nelle sue ultime parole esclude del tutto le preghiere per i defunti.
Allix si occupa poi della liturgia cosiddetta ambrosiana. Fino almeno al quinto secolo, e forse fino all’ottavo – egli ritiene – nel Nord Italia ogni vescovo era libero di praticare e far praticare una specifica liturgia e solo nel nono secolo si è arrivati a una uniformazione più vasta alla quale si è dato il nome del celebre Ambrogio vissuto diversi secoli prima. Secondo Allix, tale liturgia è stata alterata nel corso dei secoli, in particolare nel VIII ad opera del Papa Adriano I (772-795), mentre quella originale non conteneva preghiere o forme di adorazione per la Madonna o i santi e tanto meno per le loro immagini. Il nostro autore analizza varie fonti sulla liturgia ambrosiana arrivando alla conclusione che essa non includesse la teoria della transustanziazione e della reale manducazione del corpo di Cristo.
Più in generale, in tutto il Nord Italia l’obbedienza al vescovo di Roma non era conosciuta. Mauro, vescovo di Ravenna nel VII secolo afferma che l’unico rimedio alle dottrine errate è “seguire le dottrine degli apostoli e non quelle di altri presunti successori. Al riguardo, Allix ricorda il concilio di Francoforte del 794, convocato da Carlo Magno e non dal papa, il cui ruolo era solo onorifico, tanto che il concilio stesso condannò le conclusioni del concilio di Nicea, di sette anni prima, dove pure c’erano i delegati papali.
E ci stiamo avvicinando agli anni in cui il vescovo di Torino sarà un certo Claudio…
(continua)
Carissimi amici e fratelli,
Mi chiamo Aldo Benincasa e sono un giovane di Napoli. Frequento una chiesa battista di matrice calvinista e conservatrice. Volevo sapere quali sono le fonti storiche su cui sono scritti i concetti esposti da Allix su Ambrogio e Agostino. Quello del concilio di Nicea è risaputo.
All’epoca assai di rafo si citavano le fonti, e Allix non lo fa